Paestum: Il vino del Tuffatore, conferenza stampa
Il dolce nettare di Bacco all’ombra dei Templi. Al via domani, nel Museo Archeologico di Paestum, la prima edizione dell’iniziativa “il Vino del Tuffatore – Archeologia e dieta mediterranea”. Un incontro tra archeologia, enologia e medicina, con relazioni e tavole rotonde. Per tutto il giorno, nel museo si potranno degustare vini di aziende locali e nazionali che concorrono per il premio “il Vino del Tuffatore”. La sera del 20 novembre, un comitato di esperti sceglierà il vincitore dell’edizione 2015. A fare gli onori di casa il direttore del Parco Gabiel Zuchtriegel. Dopo l’introduzione dei lavori si entrerà subito nel vivo con una serie d’incontri di approfondimento su rilevanti tematiche enologiche moderate da luminare del settore. “Il museo – spiega il Direttore del Parco Gabriel Zuchtriegel – è stato per secoli il simoolo dello spirito Apollineo, ovvero di quell’approccio razionale e oggettivo tipico dell’età del lume. Con il ‘Vino del Tuffatore’ vogliamo fare un passo verso il museo dionisiaco, dove c’è spazio anche per l’esperienza soggettiva e l’ebbrezza dell’arte. Abbiamo detto che il museo, che troppo spesso è stato un luogo silenzioso e oscuro, deve diventare un’esperienza. Chi viene potrà contemplare le lastre dipinte del V secolo a.C. dalla Tomba del Tuffatore, con rappresentazioni di un simposio greco, con un calice di vino in mano – vis à vis con i banchettanti antichi. E siccome abbiamo la stazione ferroviaria davanti al sito e numerosi B&B in zona, possiamo anche contare sul fatto che tutti si ricordino: don’t drink and drive!”. Ad illustrare le modalità del concorso è Giuseppe Festa, direttore del Corso di Perfezionamento Universitario in “Wine Business” dell’Università degli studi di Salerno: “Il premio – sostiene Festa – vuole essere un riconoscimento al vino che comprende in sé qualità enologica (in termini di analisi organolettica), versatilità gastronomica (intesa come capacità di abbinamento ai piatti della dieta mediterranea) e proiezione internazionale (ossia lo spirito di proporsi come un vino di radici mediterranee, ma capace di parlare al mondo intero). Un modo ulteriore per dare slancio all’essenza del vino come espressione culturale”.