Salerno: al Teatro La Ribalta continuano le risate
Venerdì 15 Gennaio – ore 21 “Ribalta.. ti dalle Risate”. Ad allietare e animare il pubblico ci sarà direttamente da Roma: la compagnia “I soliti dispetti”, che porterà in scena lo spettacolo “Un delitto tira l’altro”, ideato e diretto da Barbara Torre. Personaggi ed interpreti: Paola Verdecchia (Francine), Patrizia Giancotti (Suzette), Maura Boncristiani (Ernestine), Peppe Paternosto (Alain), Angelo Montella (Rose). Invece Domenica 17 Gennaio – ore 19 continua il programma “I diversi volti del teatro”, e continua sotto il nome della compagnia ARCHIVIO FUTURO che presenta “Come la cenere”, diretto da Peppe Carosella. L’opera andrà in scena Domenica, 17 Gennaio, alle ore 19. Il testo è un vero tour de force coi suoi continui cambiamenti di prospettiva sulla storia privata e sulle relazioni che legano i due protagonisti il cui amore per la stessa donna, che non compare mai in scena, si nutre di una spiritualità che fa di entrambi due persone vere, concrete, con un vissuto complesso che va ben al di là di quello che emerge sulla scena rimandando a “un altrove” che si trova nelle vite vissute da entrambi fuori dalla scena, là dove la presenza-assenza della donna funge da cartina al tornasole sulla capacità degli uomini, dei maschi, di amare. Testo di rara intelligenza ma anche difficile da sostenere e interpretare con credibilità richiede agli interpreti la generosità di andare in scena con dei ruoli che chiedono di far emergere sentimenti che, per matrice culturale, gli uomini sono abituati a tenere occulti, oltre a non far dimenticare lei, la donna, non la relegandola mai a mero deux ex machina ma riconoscerle la funzione di motore profondo tanto della pièce quanto delle esistenze dei due protagonisti. Il testo ha moltissimo da dire a seconda dei punti di vista da cui lo spettatore può osservare a cominciare da quello dei due stessi protagonisti molto diversi tra loro e quasi complementari che rimangono maschilmente bloccati in un solo aspetto del proprio carattere, che li cristallizza e li imprigiona, mentre la donna, per quanto ci è dato saperne dal loro racconto, sa vivere il cambiamento come cifra precipua dell’esistenza tanto che si può dire, solo apparentemente per celia, che per fare una donna di uomini ce ne vogliono due. L’amore si nutre del carattere e dei principi estetici e morali dei due uomini e il testo diventa così strumento di riflessione sulla musica; sulla letteratura ribadendo la natura doppia, carnale e spirituale, dell’amore, non più sublimato da un sentimento che trascende i sensi ma che in essi è scritto e mette radice riuscendo ad elevarsi solo loro tramite. Un amore che è al contempo un gesto di disinteressata generosità e l’affermazione di un inalienabile egoistico bisogno primario che trova nei due protagonisti le due sponde di un discorso a doppio binario nel quale l’invenzione letteraria si intreccia con quella drammaturgica in maniera sorprendente ed eccezionale. Un testo che vive dei continui slittamenti semantici della storia raccontata.
Un testo che non lascia indifferenti ma parla direttamente a ogni spettatore e spettatrice del pubblico che potrà riconoscersi in questo o quel dettaglio e avrà confermata l’idea che la vita di ogni uomo e donna è sempre più complessa di quanto riusciamo a dirci in ogni (auto)rappresentazione di quanto ci accade con un racconto le cui parole ci dimentichiamo di poter usare solamente come strumenti descrittivi facendone esperienza dolorosa nell’equivoco che abbiano una funzione prescrittiva.
Un testo che non lascia indifferenti ma parla direttamente a ogni spettatore e spettatrice del pubblico che potrà riconoscersi in questo o quel dettaglio e avrà confermata l’idea che la vita di ogni uomo e donna è sempre più complessa di quanto riusciamo a dirci in ogni (auto)rappresentazione di quanto ci accade con un racconto le cui parole ci dimentichiamo di poter usare solamente come strumenti descrittivi facendone esperienza dolorosa nell’equivoco che abbiano una funzione prescrittiva.