L’Italia dalle culle vuote
Giuseppe Lembo
Il polso sull’andamento della popolazione italiana è controllato dall’ISTAT che ne registra le caratteristiche; le diverse differenze e gli scostamenti sia nel tempo che nello spazio italiano. Una diffusa costante italiana è la crisi italiana delle nascite. Nel nostro Paese si fanno sempre meno figli; nel nostro Paese le culle sono sempre più vuote. L’Italia che si rifiuta di fare figli è perché, non si fida del futuro; è perché è sempre più tristemente convinta che il nostro è un Paese senza futuro; un Paese negato al nuovo del mondo, per cui non si può sfidare il futuro, mettendo inopportunamente e disumanamente al mondo dei figli dal futuro negato. È tanta la paura italiana per il futuro; è tanta la paura italiana per il futuro dei propri figli, per cui, evitando di correre rischi, scelgono la strada breve e senza avventure umanamente pericolose delle culle vuote. Questo clima italiano, un clima italiano fortemente ammalato di futuro, è dovuto soprattutto alle sofferte e diffuse condizioni economiche del Paese che non garantisce niente di buono a tanti che vivono nella disperazione di un lavoro che non trovano; a tanti e sempre più (1 su 4 gli italiani vicini alla soglia della povertà) che si sentono senza certezze di futuro; si sentono abbandonati a se stessi e non vedono in lontananza neppure la speranza di cambiamenti possibili e di ripresa per un Paese rigenerato e capace di affrontare le grandi sfide del tempo nuovo del Terzo Millennio, restituendo così agli italiani la fiducia per il futuro; tanto, cancellando le paure che, con un trend ormai di lungo periodo, limitano le nascite italiane, diventando il nostro Paese, sempre più, un Paese dalle culle vuote. Un Paese rassegnato e senza futuro che accetta anche la cancellazione delle nascite come un fatto assolutamente normale in un insieme di vita che, cammin facendo, va del tutto perdendo la sua buona e saggia normalità di vita; una normalità, con al primo posto il nuovo umano; il nuovo generazionale che, per essere tale, bisogna, prima di tutto, riempire le culle vuote e mettere al mondo, almeno nel rispetto del giusto andamento demografico, i figli necessari al futuro, garantendone, così facendo, il ricambio generazionale. In cifre il triste fenomeno della crisi delle nascite è un fenomeno su cui tutti gli italiani devono intelligentemente riflettere. Ma, a saper riflettere, devono essere soprattutto i governanti del nostro Paese che, sempre meno credibili, non riescono a trasmettere nella gente la cultura di un futuro umanamente possibile. Tanto, assolutamente, non è! Gli italiani non trovano le ragioni per credere fiduciosi in un futuro umanamente possibile, per cui reagiscono in modo naturalmente giusto di non fare figli; di non mettere al mondo nuove vite, in quanto assolutamente non garantite dal futuro possibile. Le cifre del fenomeno che registra anno dopo anno il suo andamento sempre più negativo parlano da sole; non si prestano assolutamente ad interpretazioni e/o ad equivoci. Ci mettono a nudo l’amara verità di un’Italia dal futuro negato; dal futuro cancellato perché gli italiani non credono e sempre più in un futuro possibile. Nel 2015 i bambini iscritti all’anagrafe italiana erano 485.780; confrontandoli con il 2014 si registra un calo di 17 mila nascite. E così l’andamento negativo è riscontrabile in modo crescente confrontando di anno in anno le nascite italiane che, per determinata scelta del mondo adulto italiano che non sa, non vuole e non può credere al futuro possibile del Paese, ha deciso di affidare al futuro le sole culle vuote. Ha deciso di privare l’Italia della grande risorsa delle nascite, senza le quali non c’è assolutamente futuro. Il grande fenomeno delle culle vuote è da collegare, tra l’altro, alla diminuzione dei matrimoni. Nel nostro Paese le donne in età produttiva sono sempre meno numerose; siamo, così facendo e così vivendo, ad un Paese dal futuro negato. La prima importante risorsa per il futuro del mondo, Italia compresa, sono le risorse umane. Quando, questa risorsa subisce dei traumi, come il fenomeno delle culle vuote nel nostro Paese, scompaiono inevitabilmente le condizioni umane per un futuro possibile. Così facendo, ci troviamo nella triste condizione di un futuro negato. Povera Italia nostra! Se non cambia, restituendo agli italiani la fiducia nel futuro, il nostro Paese, un Paese di vecchi senza ricambio generazionale, si nega al futuro che diventa, così facendo, un futuro cancellato. Un futuro delle vite negate; delle vite mai nate, per la sfiducia diffusa di chi con fiducia, dovrebbe regalare al futuro nuove vite, rendendo il rapporto generazionale nei giusti ed equilibrati parametri tra una generazione e l’altra. Il crescere nel nostro Paese della propensione a non fare figli è un segnale fortemente negativo; va attentamente osservato per trovare, così come necessario, gli opportuni correttivi e ridare fiducia ad un’Italia maledettamente sfiduciata. Un’Italia sempre più ripiegata su se stessa che non sa immaginarsi un futuro possibile e quindi, facendosi male, si rende amaramente protagonista delle culle vuote, creando così facendo, gravi sofferenze nelle diverse fasce di età, con veri e propri vuoti, per le nascite e per l’età dei primi anni di vita. Tanto, con vuoti demografici assolutamente incolmabili e con una crescita a dismisura del mondo dei vecchi, una condizione triste che rende, tra l’altro, gravemente problematico il crescente pianeta degli anziani, sempre meno protetto e soprattutto, sempre meno sostituito dai nipoti che dovrebbero ereditarne il futuro, rendendosene attivamente protagonisti.