La tutela del risparmio italiano
Giuseppe Lembo
Stando ai dati del 2014 il risparmio italiano, a vario titolo di assoluta proprietà dei cittadini italiani, è di 3.897,2 miliardi. Tanto sappiamo sulla privata ricchezza italiana, il frutto, per i tanti che l’hanno messa in piedi, di sacrifici e di sofferenze di una vita, dalla Banca d’Italia che ha pubblicato le cifre della ricchezza italiana privata; una ricchezza, senza se e senza ma, degli italiani e solo degli italiani; degli italiani che, attraverso l’impegno ed il lavoro di una vita, hanno dato tanto, ma veramente tanto, al loro amato Paese, oggi, purtroppo, sempre meno attento alla vita dei suoi cittadini e soprattutto, sempre meno interessato a garantirne il futuro, dalle disumane caratteristiche di futuro negato. È quella privata, una bella ricchezza italiana. Il risparmio italiano, inopportunamente, anche se patrimonio privato ed esclusivo degli italiani, sempre più spesso, viene esibito come risorsa di garanzia per un debito pubblico di 2.200 miliardi circa, pari ad oltre il 150% del PIL. Ma non è così! I 2.200 miliardi circa, sono il negativo italiano per debiti fatti dal “pubblico” italiano. I 2.200 miliardi non hanno niente, ma proprio niente da spartire, con il risparmio italiano di circa 4 mila miliardi; trattasi di una risorsa degli italiani e solo degli italiani, del tutto estranea a chi governa, che farebbero assolutamente bene a starsene alla larga, ed a non esibirla come risorsa italiana, in quanto assolutamente non disponibile; in quanto patrimonio unico degli italiani, il frutto del loro lavoro onesto e dei loro sacrifici destinati saggiamente al futuro ed alle aspettative inconsapevoli della vita, con i tanti imprevisti e le tante difficoltà crescenti, dovute molto spesso e sempre più, ai diritti negati (salute, assistenza ed altro, altro ancora, anche se costituzionalmente previsti e garantiti).Guardiamo attentamente la vicenda “vitalizi”, un privilegio italiano del mondo della politica nazionale e delle Regioni italiane. Sono un privilegio e non altro. Sono il privilegio della casta italiana che gode a vita di benefici ad personam, a totale carico della fiscalità italiana che colpisce, prima di tutto e soprattutto, gli onesti d’Italia che danno tutto e di più al fisco, in tutte le diverse situazioni contributive ed erariali. Un fisco esattore, dal volto sempre più gravemente disumano che prende a piene mani dalle tasche degli italiani per garantire il solo privilegio dei pochi, come nel disonorevole caso dei vitalizi, per i quali, nonostante il grave e diffuso disagio italiano, i nobili ed i privilegiati rappresentanti del popolo sovrano, non hanno assolutamente saputo e tanto meno voluto, dare un segnale di solidale umanità italiana, riducendone l’abbondante “bottino”. Tra l’altro, con un colpo di spugna, è stato cancellato l’adeguamento ISTAT al costo della vita sugli stipendi ed i salari degli italiani che, così facendo, sono diventati sempre più poveri e sempre meno dinamici sul fronte della spesa, creando la nuova condizione italiana della “recessione” con danni gravi per la produzione e quindi per il lavoro, un sogno italiano, sempre meno realizzabile, soprattutto per i giovani abbandonati a se stessi e costretti a vivere in famiglia, senza alcuna prospettiva di futuro; senza alcuna concreta prospettiva di mettere su famiglia e di riempire le tante culle vuote, un grave male italiano che va riducendo la popolazione, soprattutto al Sud, in un mondo di vecchi. In quel mondo di vecchi che oggi raccolgono il benservito italiano con la legge Fornero che ne allunga la vita lavorativa, creando con gli esodati delle vere e proprie tragedie italiane di tanti lavoratori senza stipendio e senza possibilità alcuna di essere collocati in pensione. La credibilità italiana del nostro Paese a livello internazionale e soprattutto europeo, deve poggiare su altre credenziali; non deve, in modo disumanamente spurio scaricare sulle curve e sofferenti spalle italiane, il pesante debito pubblico di 2.200 miliardi circa, pari al 130% del prodotto interno lordo. Non ci sono, né ci possono essere sempre e solo i “soliti noti” a pagare; i soliti tartassati a fare, come sempre, da bancomat, con prelievi forzati o caricati dalle banche in grave crisi per bond e titoli spazzatura ad alto rischio che poi ricadono, come i casi recenti insegnano (Banca dell’Etruria ed altre, altre ancora) sui cittadini risparmiatori che vedono così andare in fumo il loro risparmio di una vita; così facendo, diventa maledettamente vita negata. Chi gestisce il potere italiano non sa o finge di non sapere che nel nostro Paese, sono tante le famiglie italiane sulle spalle dei nonni che, con i sacrifici di una vita hanno messo da parte un po’ di risorse per fare fronte alle emergenze familiari; per dare a lungo da mangiare, a generazioni di giovani senza futuro. Quelle risorse poco tutelate che fanno gola a tanti, oggi vengono sbandierate molto inopportunamente come ricchezza italiana; come risorsa italiana al servizio del Paese. Sono in tanti e sempre più, gli italiani che si sentono senza protezione; sono tanti e sempre più, gli italiani che, indifferenti a tutto, si sentono sempre più soli. Il messaggio di un sacro rispetto della Costituzione e del suo articolo 47, dove si legge “La repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme”. Gli italiani, di oggi, tutti i risparmiatori italiani, per sentirsi tutelati, nono vogliono altro che sentirsi garantiti con opportuni messaggi di certezze che vengono da lontano ed hanno in sé il profumo umano della “Buona Italia”.