Salernitana, praticamente archiviata la pratica salvezza

Maurizio Grillo

Bando alla scaramanzia e alle frasi fatte: nel calcio, certo, tutto è possibile, ma questa sera la Salernitana ha archiviato la pratica salvezza con 90 minuti d’anticipo, grazie al successo per 4-1 in trasferta. Troppo evidente la superiorità tecnica rispetto ad un Lanciano apparso demotivato, rassegnato e troppo scarso in fase difensiva per poter contenere l’estro di Zito e Nalini ed un tandem d’attacco che continua a segnare gol a raffica. Ne eravamo certi, il campo ha dato la riprova: in gare del genere l’esperienza di alcuni calciatori poteva essere determinante e siamo molto felici che Manolo Pestrin, uno di quelli maggiormente beccati durante la stagione, abbia chiuso l’annata da protagonista e non da comparsa guidando da leader e capitano indiscusso i compagni verso un traguardo che, per la città e la tifoseria, rappresenta il minimo sindacale. A Lanciano proprio i tifosi hanno svolto un ruolo determinante, in pratica la Salernitana ha giocato in casa anche oggi contando sul fondamentale “dodicesimo uomo”. Brava e matura la curva da accantonare polemiche e disappunti in nome del bene comune, consapevoli che preservare questa serie B era troppo importante per non gettare alle ortiche la splendida risalita delle annate precedenti. Il tripudio del popolo granata è certificato da foto e video celebrativi: Bellizzi e Piazza Casalbore hanno fatto tremare la città e la provincia, abitazioni e bar erano stracolmi di tifosi, in ogni angolo di Salerno si parlava della sfida di stasera. Un clima meraviglioso, da brividi, capace di coinvolgere anche chi segue il calcio con minore enfasi e che porta a lanciare un inevitabile appello: Lotito e Mezzaroma- che, numeri alla mano, potranno dire di aver centrato ancora una volta l’obiettivo prefissato- capiscano che Salerno ha potenzialità immense e che si può puntare senza mezzi termini a qualcosa in più rispetto ad una striminzita salvezza. Mercoledì probabilmente non ci sarà il pienone (effetto pancia piena dopo l’1-4?), ma l’Arechi deve salutare degnamente non la squadra (che in gran parte sarà rivoluzionata) o l’allenatore (che non sarà riconfermato), ma quella maglia granata che ha mantenuto la categoria tra mille difficoltà e “gufate” soprattutto grazie allo zoccolo duro. E mentre sarà un tripudio di clacson e bandiere, la proprietà e la dirigenza si siedano già attorno ad un tavolo programmando il futuro con serietà e lungimiranza: solo imparando dagli innumerevoli errori di quest’anno si potrà ricordare questo campionato così sofferto come il classico anno di transizione. Viceversa si sarà soltanto perso tempo…