Salerno: Ordine Medici su liste d’attesa ospedale San Leonardo
L’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri della provincia di Salerno interviene ancora una volta sui problemi che investono L’A.O.U. “San Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona”, da tempo al centro di un’autentica gogna mediatica in cui l’esercizio prediletto è sparare nel mucchio indistintamente. Riassumiamo i fatti. Da indagini della Magistratura avviate sulla base di alcuni esposti, molti dipendenti dell’A.O.U. sono indagati per comportamenti illeciti. Noi attendiamo fiduciosi che la Magistratura completi il suo lavoro istruttorio e, senza interferire, ribadiamo come il Presidente dell’Ordine ha fatto in un recente colloquio con il Procuratore della Repubblica Dott. Lembo, la necessità di pervenire nel più breve tempo possibile al completamento della fase istruttoria. Abbiamo anche sollevato il problema di porre un freno a questo stillicidio di notizie parziali e frammentarie, ma ci è stato detto che non è la Procura ad alimentarlo. Del che siamo pienamente convinti. Ma una domanda sorge spontanea: se alle note e documentate carenze di personale si aggiungono tanti assenteisti cronici (non parliamo ovviamente dei casi più eclatanti) l’AOU avrebbe dovuto chiudere perché altrimenti sarebbe un miracolo, di fronte al quale Padre Pio farebbe la figura di un dilettante allo sbaraglio. Poi si aggiungono altri fatti “criminosi” che a leggere i giornali si concentrano solo nell’A.O.U. di Salerno. L’Ordine intende rassicurare la popolazione che l’Azienda Ospedaliero Universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno assolve regolarmente il suo compito, che è quello di garantire le cure migliori a chi vi ricorre. I dati statistici, con la fredda eloquenza dei numeri, testimoniano la crescente fiducia della popolazione e dimostrano lo sforzo che tutto il personale fa per assolvere al meglio i suoi doveri. Di fronte a questa realtà inconfutabile vi è una campagna obiettivamente scandalistica che spara nel mucchio coinvolgendo tutta la comunità ospedaliera, che non può essere identificata con chi ha la responsabilità di comportamenti illeciti. Noi non crediamo ai complotti, ma è legittimo il sospetto che a fomentare questa confusione sia qualche interesse neppure tanto nascosto. Non vi è altro Ospedale in Italia, non diciamo in Campania, che sia ogni giorno da alcuni mesi alla ribalta della cronaca nera. Possibile che sia il peggiore in assoluto? Bah!. E’ stato invocato il rispetto delle liste d’attesa (sacrosanto!). Se ci sono scavalcamenti sospetti, si indaghi e si proceda. Ma le liste d’attesa non sono come i numeri che si prendono la domenica nelle pasticcerie per regolamentare l’accesso al bancone. Non si comprende che vi è una lista di attesa per le prestazioni di elezione da rispettare rigorosamente e vi è l’esigenza, vivissima soprattutto in una struttura come l’AOU, di fronteggiare l’urgenza ed emergenza che si scarica ogni ora sulla struttura ospedaliera, che non lo si dimentichi, è l’unica A.O.U. che ha anche il P.S. – oltre ad essere Hub di 2° livello per Cardiologia Cardiochirurgia Neurologia Neurochirurgia e Traumatologia per l’intera provincia. E questo compito può essere svolto solo dal medico e non da un computer. E’ quanto avviene al P.S. Non è visitato chi arriva prima, ma chi è più grave. A giudicare dai titoli dei giornali l’Ospedale è popolato da fannulloni incapaci e disonesti. Tutti i dipendenti onesti, cioè la stragrande maggioranza, sono indignati per questi giudizi sommari che travisano la realtà.L’Ordine dice con voce alta e forte che i medici e tutto il personale di San Leonardo sono stanchi di subire attacchi forsennati che inevitabilmente coinvolgono tutto l’ospedale. Detto questo, un chiaro messaggio va rivolto al management. L’Ospedale non è un penitenziario ove gli orari sono rispettati al secondo e tutta la vita si svolge sui binari predisposti dai regolamenti “carcerari”. L’Ospedale è una comunità ove chi lavora sa di non svolgere un lavoro burocratico da impiegato (stimabilissimo) dell’anagrafe. Ha a che fare con persone ammalate e bisognose di cure e di assistenza. Se c’è qualcuno che infrange le regole soprattutto etiche, venga individuato e punito secondo la legge e i regolamenti. Nessuno difende i disonesti. Punto! Presumere di burocratizzare un’attività come quella medica in norme rigorosamente anonime (in senso letterale, senza anima) significa minare alla radice la vita di una comunità di lavoro che necessariamente deve operare sulla base di percorsi assistenziali riconosciuti dalla comunità scientifica e dettate dalle condizioni cliniche del paziente. Pensare di regolamentare anche consulenze occasionali fatte senza scopo di lucro in reparto, significa ignorare il dinamismo di un’attività impegnativa. Nessuno si è mai posta la domanda su che succederebbe se i medici applicassero puntigliosamente le regole, come fanno gli addetti alla dogana dei valichi di frontiera che non hanno bisogno di fare scioperi per bloccare un servizio, basta che applichino rigorosamente le “norme”? E’ questo che si vuole? Una cosa è prevenire e punire gli abusi se e quando vengono documentati, una cosa è rendere il medico ospedaliero un burocrate ossequioso non delle leggi, com’è ovvio, ma di codicilli burocratici incompatibili con l’attività del medico. Non è nemmeno il caso di aggiungere che questo non significa trasformare l’ospedale in un luogo senza regole: significa solo rispettare la sostanza delle cose. Il personale è stanco di una situazione diventata insostenibile. Si lavora con organici decimati dal blocco del turn-over in vigore da otto anni, con un contratto di lavoro non rinnovato da quasi un decennio, con turni di servizio defatiganti (la mobilità ospedaliera è la più alta tra tutte le professioni) con una pressione degli ammalati che si riversa incessantemente al P.S. per poi tracimare nei reparti, con le ferie in bilico e comunque da usufruire per periodi brevi (ah, se avessimo scelto altre professioni!). E con tutto questo si è additati al pubblico ludibrio. Talvolta, duole constatarlo, senza che il management intervenga per ristabilire la verità. E’ questo il momento che la Direzione Sanitaria convochi i responsabili dei reparti e dei dipartimenti per concordare e definire le linee di azione condivise perché il metodo sanzionatorio, come dimostrato dalla più recente scienza giuridica ed economica, deve cedere il passo a una convergenza su programmi che ha concorso a elaborare. Il dipendente di ogni ordine e grado deve sentirsi stimolato, compreso e coinvolto con progetti da sviluppare. I medici sono in prima linea in quest’opera di rilancio ma è necessario in questo sforzo di collaborazione a tutti i livelli. Il management deve essere l’elemento ispiratore e propositivo di questo rinnovato impegno. L’Ordine non difende chi ha commesso abusi o reati, anche se distingue tra le responsabilità, ma insorge di fronte alla criminalizzazione generalizzata. Non facciamo nomi, ma recenti sentenze della Magistratura hanno prosciolto colleghi restituendoli alla pienezza delle loro funzioni, che per senso di responsabilità non hanno mai abbandonato. Vorremmo pregare gli estensori di certi articoli di rileggersi quello che hanno scritto quando venivano pubblicati i primi provvedimenti della Magistratura, chiedendosi se queste modalità di informazione siano utili al funzionamento di un servizio così complesso e delicato, qual è l’assistenza sanitaria. Aiutateci a migliorarlo. Se la situazione della sanità è disastrosa non è certo colpa dei medici e del personale, che insieme ai cittadini sono le prime vittime di un sistema malsano che si fa fatica a cambiare. Se ne tenga conto.
Il Presidente Bruno Ravera