Salerno: sentenza su incandidabilità Marco Campione
La Sezione Civile della Corte di Appello di Salerno, con sentenza emessa in data 22-28 giugno 2016, ha accolto il reclamo proposto dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Salerno e dall’Avvocatura dello Stato, in rappresentanza del Ministero dell’Interno, dichiarando l’incandidabilità di Campione Marco Benedetto, già consigliere presso il Comune di Battipaglia sciolto per infiltrazioni mafiose, ritenendo la sussistenza di elementi univoci e rilevanti della responsabilità dello stesso nello scioglimento del Consiglio, essendo chiaramente ed incontrovertibilmente emerso che il predetto, nel periodo di svolgimento della carica elettiva, ha consentito al padre Campione Antonio, soggetto legato alla criminalità organizzata, di condizionare l’attività della P .A. piegandola ai propri esclusivi e personali interessi, anche di natura delittuosa, così sostanzialmente compromettendo il buon andamento e la imparzialità che avrebbero dovuto, invece, caratterizzare l’operato dell’Ente Territoriale. Per pervenire a tale decisione – che ha ribaltato la pronuncia in primo grado adottata dal locale Tribunale con la sentenza 14/3/2016 reclamata dalla Procura e dall’Avvocatura di Stato – la Corte di Appello ha valorizzato gli esiti di numerose indagini svolte dagli inquirenti salemitani nei confronti di CAMPIONE Antonio in sede penale (per i reati di riciclaggio concorso esterno in associazione mafiosa, tentata estorsione ed usura, alcuni dei quali definiti con condanne o attualmente pendenti dinanzi al Tribunale) ed in sede di prevenzione, dai quali – come affermato dalla Corte di Appello – è risultato ampiamente provato il ruolo di prestanome svolto dal consigliere Campione Marco Benedetto per conto del padre, particolarmente allarmante specie ove si consideri che è stata ora definitivamente disposta l’assegnazione proprio al Comune di Battipaglia dei beni confiscati ai predetti soggetti, il che rende ancor più evidente il pericolo di commistione tra le finalità che dovrebbero essere perseguite dall’Ente Territoriale e quelle che caratterizzerebbero invece l’operato di un amministratore pubblico che di tali beni è stato privato. La Corte di Appello ha poi valorizzato una serie di ulteriori elementi dai quali è emersa una gestione personalistica da parte del Consigliere Campione Marco Benedetto delle funzioni di delegato alla Polizia Municipale ricoperte dal medesimo nel corso del suo mandato, poste in almeno due occasioni al servizio degli interessi del padre Campione Antonio nell’ambito di una vicenda che lo ha poi visto condannato insieme alla moglie, madre del Consigliere Campione Marco Benedetto, per il delitto di estorsione tentata nei confronti di un ristoratore di Battipaglia. Con la stessa decisione, la Corte di Appello ha anche accolto il reclamo proposto dall’Avvocatura di Stato, dichiarando l’ incandidabilità del Consigliere uscente Anzalone Salvatore.
Visto: IL PROCURATORE DELLA REPUBBLICA
( C orrado LEMBO )