Salerno: Fondazione Ebris, mostra “Universi Eccentrici”

Sabato 24 settembre, alle ore 19, negli spazi della Fondazione EBRIS, sita in Via De Renzi, 50, si inaugurerà il primo segmento di “Researching Art” rassegna di linguaggi visivi che nasce dall’esigenza di dare risposte alle tensioni ed agli stimoli del nuovo sentire e di promuovere l’incrocio dei saperi, che, senza rinunciare alla specificità delle rispettive conoscenze, solleciti il confronto, il dialogo e l’intersezione tra le varie discipline. Una comunione, quella tra la manifestazione ed il Convento di San Nicola della Palma che ospita il Centro di Ricerche diretto dal Professore Alessio Fasano della Harvard Medical School di Boston , che si sviluppa felicemente grazie anche alle finalità della Fondazione Ebris che prevedono, tra l’altro, la valorizzazione scientifica e culturale del sito storico. Il primo appuntamento è con la ricerca estetica e tecnica di Danilo Mariani, artista- ceramista  milanese ma cittadino adottivo di Vietri dove da circa quarant’anni vive e lavora presso  la storica fabbrica di ceramiche Vietri Scotto, sviluppando contemporaneamente  un suo originale e modernissimo indirizzo di ricerca.  Nella Mostra “UNIVERSI ECCENTRICI”, curata da Maria Giovanna Sessa, gli assemblaggi dei grandi pennelli colorati assumono la valenza di strumenti tecnici e poetici al tempo stesso, unica risorsa per salvare l’arte dal degrado e dall’aridità qualunquista in cui è precipitata; gli “Universi”, grandi contenitori esternamente grezzi ed internamente decorati con fantasie geometriche e floreali, racchiudono contenuti sacrali e ideali, alludono agli universi di conoscenza, di sapere a cui l’artista può attingere, così come gli scienziati, i letterati, i fisici, i medici, i filosofi, in una koinè di linguaggi che è l’unica possibilità per comprendere gli interrogativi del presente. La natura  irridente dell’autore si esprime nelle  lunghe scatole rettangolari con il coperchio in ceramica in cui nasconde le sue pungenti composizioni, tra cui  spicca la “scatola del cretino”: sul fondo è rappresentato un grande compasso che si conclude con due posate, in luogo delle punte metalliche e che serve ad orientare coloro che, stupidamente, non sanno se usare il cucchiaio o la forchetta.  L’ironia ed il gioco sono quindi la chiave di lettura del suo fare arte in cui dominano il colore, l’invenzione continua ed ammiccante della forma, l’oltranza esecutiva, la ricerca di nuovi tragitti per rappresentare la rapida evoluzione del reale. Ma soprattutto le sue coloratissime “nature morte”, sagome bidimensionali di vasi dalle forme variamente atteggiate ma di spiazzante effetto tridimensionale costituiscono l’espressione più completa e l’esito più felice della sua continua ed ec-centrica sperimentazione visiva.