Cultura che nutre, noi siamo quel che mangiamo
Giuseppe Lembo
Nel Terzo Millennio italiano, c’è di nuovo, in primo piano, la buona Terra italiana; una Terra, dall’animo antico che non tradisce mai. Il suo suolo italiano, fertile e capace di produrre il buono e salutare “cibo italiano”, apprezzato e ricercato dal mondo, rappresenta un’importante risorsa per il nuovo italiano e per quelle generazioni tradite da un industrialismo sbagliato ed ormai senza futuro ed in gran parte abbandonato; ormai sempre più dismesso, in quanto non funzionale allo sviluppo possibile e/o delocalizzato altrove, al fine di una sopravvivenza comunque dal respiro corto. Dopo l’industrialismo diffuso dal Nord al Sud, con al Sud cattedrali di ferraglie, poco compatibili con i territori vocati ad altre naturali destinazioni (quelle del suolo agricolo vocato a produrre i buoni e salutari prodotti della Terra), oggi c’è di nuovo una nascente attenzione per la Terra italiana. Per quella Terra italiana usata, abusandone e purtroppo, nanisticamente riempita di veleni, con grave danno per l’ambiente e per la salute umana, sempre più aggredita da mali oscuri causati sempre più spesso dall’uomo che proprio non sa volere più bene a se stesso ed alla natura e che poco saggiamente fa cose contro la saggia natura e con gravi danni per la sua stessa salute. Dopo la lunga parentesi di grave insipienza umana per un’Italia dalle grande attese legate alle produzioni industriali, oggi diffusamente dismesse, c’è di nuovo, una nascente attenzione per la ruralità italiana e per il suo futuro possibile con l’attivismo da parte di eredi che non sono più parte del vecchio mondo contadino, ma figli di un mondo nuovo, cresciuti da indifferenti alla campagna ed al suo ruolo di importante risorsa anche per il futuro italiano oggi, di nuovo attento al ruolo dei campi ed a quel mondo rurale che, cambiandolo e rinnovandolo, attraverso trasformazioni intelligenti, può contribuire e non poco, al nuovo italiano. L’Italia rurale, una grande ed utile, nonché intelligente risorsa, serve all’Italia; serve, soprattutto, all’Italia del futuro che attraverso la Terra, attraverso l’arte, la cultura e le tante testimonianze di saperi, unitamente ai sapori, può salvare l’Italia, dandole come necessario impulso di Paese dalle prospettive certe e dallo sviluppo assolutamente possibile. Per tutto questo, bisogna restituire all’Italia rurale, culturale e dei saperi, quell’intelligente attenzione che le è stata negata, cancellandola da un ostinato nanismo umano, culturale, politico, rovinosamente dannoso al futuro italiano, con forte caratteristiche di declino assolutamente da fermare per evitare crescenti danni di vita alle giovani generazioni che, così facendo, sono destinate al solo protagonismo del futuro negato; del futuro cancellato, per gravi responsabilità umane. Se stanno così le cose e purtroppo, non stanno per niente bene, c’è intelligentemente da riconsiderare l’Italia e cambiarne il corso, con un saggio uso delle risorse possibili e concretamente spendibili per il futuro italiano. Molto, ma veramente molto, all’insieme italiano può sicuramente venire dal mondo dei campi; sono di nuovo tanti, attenti a recuperare l’insieme di una saggezza antica, tra l’altro, alla base del buon cibo italiano e della buona Terra, nei cui confronti oggi l’uomo di nuovo, con amorevole cura, nel rispetto della natura, va attivando un uso intelligente; tanto, con un fare attento all’uso per, tra l’altro, una conservazione intelligente, trattandosi di un bene in uso, da usare per poi, trasferirlo come risorsa al futuro. La buona Terra italiana è parte della nostra storia, dove il cibo ha un ruolo importante; un ruolo umanamente importante e da “protagonista italiano”. L’Italia, Paese della dieta mediterranea, oggi patrimonio Unesco, vanta una condizione umana di longevità, assolutamente non riscontrabile altrove. Tante sono le diversità alimentari che vengono dalla buona Terra italiana. Purtroppo non tutto è sempre andato nel verso giusto. Trascurando il passato rurale italiano, prima di tutto, ricco di grande umanità, la buona Terra italiana, con tante sue campagne abbandonate, ha subito trasformazioni spesso violente e per niente attente al futuro. Si è pensato ed a torto, di usare i campi per una produzione dalle caratteristiche industriali e purtroppo, sempre più senz’anima, cambiando, così facendo, il corso del cibo italiano; tanto, e sempre più spesso, per i suoi sapori, per le sue caratteristiche salutistiche e per un diverso rapporto uomo-Terra, molto spesso inopportunamente usata come un bene degli ultimi ad averla in uso ed attivando negativamente, meccanismi di uno sfruttamento con conseguenze gravi per il suolo che si è andato degradando e sempre più abbandonato a se stesso per un diminuito interesse di vita da parte di chi, con grande amore, ha da sempre saputo coltivarla, ricevendone in compenso, il buon e salutare cibo italiano che è ancora parte di noi. È un’importante parte di noi, in quanto cultura che nutre e che caratterizza l’Italia per la sua saggia condizione umana del “siamo quel che mangiamo”. Da qui la grande importanza nel tempo, del paesaggio agrario italiano, un paesaggio che, in uno con il fare umano, ha fatto crescere la ruralità italiana, con una sua ricca storia dei prodotti della Terra e del mondo contadino un ormai lontano protagonista del tipico italiano che, a partire dagli anni cinquanta, come ci informa il quasi novantenne sociologo Corrado Barberis, attento studioso delle grandi e spesso gravi trasformazioni delle campagne italiane che per diffuso tramonto del mondo contadino ed il trionfo dell’urbanizzazione, andavano diffusamente in grave sofferenza. Tanto, come ci dicono gli studi di Barberis e l’INSOR (Istituto Nazionale di Sociologia Rurale) creando i nuovi scenari italiani da veri e propri orfani della Terra, imprimendo, cammin facendo, al cibo italiano quelle caratteristiche di territorialità che, nonostante tutto, ancora oggi lo rappresentano, affermandone l’anima territoriale da nuovo corso. L’importanza del paesaggio agrario italiano va oltre il passato; deve necessariamente essere riconosciuta anche oggi, per fare della Terra non un rifugio precario utile ai giovani al solo fine di sbarcare il lunario. Deve essere considerata, per quello che è e che può dare, una ragione di vita; un’importante ragione di vita per il futuro italiano, fortemente immalinconito, soprattutto tra i giovani sempre più vittime di un pericoloso nulla esistenziale. Occuparsi intelligentemente del mondo contadino, come testimonia il percorso di vita di Corrado Barberis, attento studioso della ruralità italiana, è importante, oltre che necessario; rappresenta un’importante occasione per tornare alle origini; l’impegno per la Terra oltre che necessaria, è in sé, una vera e propria ragione di vita. Come mai prima, c’è bisogno di un grande impegno con alla base un forte protagonismo d’insieme; tanto, per ripensare radicalmente il mondo della Terra. Per fortuna, l’Italia contadina del Terzo Millennio è assolutamente cambiata; la vecchia società rurale, non è più imbevuta di gerarchie; non ci sono né ci saranno più i contadini con la “coppola” in mano ed il capo piegato. Tanto, per l’importanza salutistica del cibo negli stili di vita italiana e di chi lo produce. Nel rapporto intelligente con il cibo italiano è importante non mangiarlo, ingurgitandolo smoderatamente; è importante invece saperlo degustare. Un ruolo sicuramente importante nel futuro del cibo e quindi della salute umana è quello della cucina povera, un mondo che porta al palato la bellezza delle cose buone date all’uomo dalla generosa Terra italiana. Tanto si può, sempre che lo vogliano gli italiani che, invertendo l’attuale nanismo delle negatività di un’Italia negata al futuro, devono camminare insieme ed insieme costruire il nuovo italiano, partendo dalle sue risorse; dalle risorse certe e spendibili che possono ridare fiducia ad un Paese avvitato su se stesso e che non crede più ad un futuro possibile per le nuove generazioni che, così facendo, si vedono sempre più vittime di un futuro negato, l’amaro frutto di un mondo sociale sempre meno dotato di senso comune e di una giusta e saggia comprensione interpretativa dell’azione umana che deve portarci a scoprire le tante verità nascoste che, una volta conosciute, possono determinare importanti cambiamenti nell’uomo e nel suo insieme di appartenenza.