Ndege, uccello
Padre Oliviero Ferro
Spesso li vedevi nel cielo che formavano degli stormi immensi, bellissimi da vedere. Ma quando scendevano su un campo, si salvi chi può. Facevano pulizia e niente rimaneva per la disperazione dei contadini. Qualcuno si avvicinava, passetto dopo passetto, alle cassette di pesca dei pescatori o sulla spiaggia dove il pesce veniva lasciato a seccare. Ma, subito veniva qualcuno a cacciarli via. Volavano per qualche metro in attesa di ritornare a prendere il boccone quotidiano. Ce ne era uno che mi piaceva molto. Era una specie di rondinella, bianco nera. Dice la tradizione che quando uno vuole costruire una casa, sceglie il posto dove lei si posa. Insomma è un luogo “benedetto da Dio” e così si può costruire. Naturalmente i più “maleducato” erano i corvi neri. Quelli di educazione, neanche l’ombra. Agivano spudoratamente. Tanto nessuno li mangiava, duri come erano. Insomma dei banditelli del cielo. Altri invece, con dei bellissimi colori che rallegravano gli occhi, si posavano sui rami e intonavano una canzone melodiosa che ti faceva sognare. Anche i piccoli pappagallini, come dei bambini che uscivano dalla scuola, facevano sentire la loro vivacità. Bastava fare un fischio che volavano da un’altra parte, ma poi ritornavano al posto di prima, quasi volessero prenderti in giro. Era bello vederli e ringraziare il buon Dio per tutto quello che aveva creato.
*missionario Saveriano