I “Braccialetti rossi” e la “Terra dei fuochi”
Bianca Fasano
Come molti sanno “Braccialetti rossi” è una serie televisiva italiana, versione italiana della serie catalana “Polseres vermelles”, in onda su Rai 1 dal 26 gennaio 2014. La conosco, ma non ne ho mai vista una puntata e provo nei suoi confronti un’antipatia crescente e a mio parere, motivata. Pochi di noi sono passati indenni dall’aver provato, più o meno vicino alla propria pelle o direttamente su questa, la terribile esperienza del tumore e mi sono chiesta se gli autori della serie si rendano davvero conto del tema che stanno trattando. Leggiamo:- “ Preparate i fazzoletti ma anche a farvi coinvolgere dal coraggio, dalla forza, dall’amore dei ragazzi di Braccialetti rossi 3, la serie di Giacomo Campiotti, su RaiUno alle 20.35 da domenica 16 ottobre. Prodotta da Carlo Degli Esposti e RaiFiction (si sta già preparando la quarta stagione).”- Preparare i fazzoletti? Ma ci si rende conto che quando ci si ritrova davvero al centro di una situazione dolorosa e triste come l’avere un parente malato di tumore l’unica cosa che si cerca di evitare è proprio quella di piangere? Mantenere la calma, rendersi conto del modo migliore per affrontare l’esperienza, sono al centro della speranza di rivedere sano chi si ama. In un difficile percorso che passa dalle biopsie, all'”ago aspirato”, alle Tac con e senza mezzi di contrasto e ad ogni esame che possa chiarire chi sia il nemico da affrontare e dove farlo, cercando di non lasciarsi vincere dalla paura. Una paura che non potrebbe neanche diventare pianto. Sembra che la TV si sia assunta il compito di preparare il pubblico al fatto che si tratti “del male del secolo“, da prendere con una certa filosofia, quasi che facesse parte del “quotidiano“, che si tratti di una “esperienza sociale“, ossia qualcosa di “normale“, di “accettabile“. pare come se il video si dovesse assumere lo stesso compito (quello sì, decisivo e necessario), di far comprendere al pubblico, ai cittadini in generale, l’accettazione della “diversità”. Ma il tumore NON E’ una “diversità accettabile“, è un dolore terribile da sopportarsi, l’improvviso spezzarsi proprio della “normalità” per chi lo subisce e per quanti sono intorno a lui. Qualsiasi sia l’età del malato, ma tanto di più quanto si tratta di bambini e di giovanissimi, ossia di quanti appaiono come “gli eroi” di braccialetti rossi. Una soap informativa? Che aiuta a comprendere il male? Che aiuta ad accettarlo? Sarebbe molto più utile l’informazione se, sui canali video delle TV o dei computer, si facesse davvero un ragguaglio sul tema, in modo utile. Nello stile con cui, ad esempio, la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori diffonde la cultura della Prevenzione, che appare attualmente l’arma più efficace per vincere il cancro. L’informazione è senza dubbio utile perché la prevenzione consente di vivere bene e più a lungo in quanto non si limita al grande compito di salvare la vita, ostacolando la manifestazione di una malattia o ritardandone l’evoluzione, ma scongiura anche la sofferenza creata dall’utilizzo di farmaci spesso estenuanti e inutili. Chi vive in Campania sa bene che ha più probabilità di ammalarsi di tumore o di vedere un proprio caro, o amico, o conoscente, ammalarsi. “Nella Terra dei fuochi il tumore uccide di più”: questi sono i nuovi dati dell’Istituto superiore della sanità e il rapporto riguarda 32 comuni all’interno della cosiddetta Terra dei Fuochi della provincia di Napoli e 23 comuni della provincia di Caserta. Secondo l’Istituto difatti le patologie, che sono oggetto dello studio, sono state analizzate usufruendo di tre indicatori: la mortalità, i ricoveri ospedalieri (disponibili per tutti i 55 comuni in esame) e l’incidenza dei tumori (disponibile per 17 comuni della Provincia di Napoli, quelli serviti dal Registro tumori). Si è giunti anche alla conclusione (chiaramente logica), che siano i bambini più vulnerabili, in particolare quelli che vivono in zone indigenti e socialmente degradate. Questa evidenza giunge dall’Organizzazione mondiale della sanità e da diversi organismi scientifici che attuano indagini sempre più ragguagliate. Una riprova viene dal rapporto dall’Istituto superiore di sanità (Iss) sullo stato di salute della Terra dei Fuochi, sparsa di discariche illegali e da rifiuti che avrebbero la capacità costituire un’ulteriore causa di malattia per l’uomo. Intanto la TV distribuisce pillole di accettazione e di fazzoletti bagnati con lacrime asciutte. Fabrizio Bianchi, responsabile dell’Unità di epidemiologia ambientale dell’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio nazionale delle ricerche, in proposito alla questione “Terra dei Fuochi”, afferma:- “Non basta qualche milione di euro per bonificare le aree più inquinate della Terra dei fuochi, ma servono diversi miliardi” e aggiunge che “i dati dell’Istituto superiore di sanità non sono cambiati e ribadiscono l’importanza di pianificare la bonifica delle porzioni più inquinate della Terra dei fuochi”. Mentre la gente, non virtualmente, continua ad ammalarsi e spesso a morire, i personaggi di “braccialetti Rossi” non temono di essere “messi fuori”, neanche morti, giacché, come “Davide”, avranno modo di tornare in scena sotto forma di fantasma, fedelmente come avvenuto nella serie spagnola. Confesso che, trovandomi a prendere l’ascensore di una metropolitana al Vomero (di ritorno dall’Istituto Nazionale Tumori – IRCCS “Fondazione G. Pascale”[1], dove medici straordinari e personale decisamente all’altezza del compito curano svariatissimi tipi di tumori con risultati eccellenti), mi sono sentita proprio innervosita rispetto ad un fatto semplicissimo: entrandovi, seguita da una giovane donna di circa venti anni (l’età di una ragazza bellissima che conosco, ammalata di un linfoma non Hodgkin), accompagnata dalla madre, siamo passate accanto al manifesto pubblicitario della serie televisiva, nel salire verso l’uscita. La ragazza sembrava contentissima del fatto che tornasse in Tv la serie. La madre sussurrava qualcosa a proposito forse dal fatto che non si trattasse proprio di una cosa allegra.-“E’ davvero emozionante!”- Ha ribadito la fanciulla. Ammetto di non essere stata proprio carina quando mi sono girata di scatto dicendole: – “Emozionante, sì! Non immagini quanto sia più emozionante se capita a qualcuno della famiglia!”- Mi spiace: è stato più forte di me.
[1] Dove è stata scoperta, tra l’altro, dal gruppo di ricerca dell’Istituto Pascale di Napoli, in uno studio finanziato da Airc ed in collaborazione con il laboratorio di Carlo Croce all’Università di Columbus negli Stati Uniti, una molecola, appartenente alla classe dei microRNA e chiamata miR-579-3p, che svolge un ruolo importante nel melanoma maligno.