Paka, gatto
Padre Oliviero Ferro*
I gatti sono uguali in tutte le parti del mondo. Anche loro si fermano per riposarsi durante il giorno. O meglio, fanno finta. Se qualcosa gli passa davanti al naso e gli interessa, interrompono il pisolino e scattano all’attacco. Sia si tratti di un topolino, come di qualche pesce o, magari, di un pezzo di carne, niente sfugge alla loro agilità. Poi si rimettono in posizione. Diceva un missionario che bisognerebbe utilizzare la cura del gatto. Lui lo osservava da molto tempo. Lo vedeva che quando era ammalato, rimaneva tranquillo, come se dovesse riprendere gradualmente le forze. Poi, a salute riacquistata, se ne andava a passeggiare come se niente fosse. Insomma la sua filosofia, se così la si vuole chiamare, è quella di non agitarsi sempre, quando non si è in forma, ma calmarsi, fino a riprendersi bene. C’era però un problema che mi diceva il nostro autista, bello robusto. Gli chiedevo come mai era difficile vedere tanti gatti in giro. Lui mi guardava negli occhi, schioccava la lingua e, sorridendo, commentava: ”Ma non lo sai che i gatti sono belli grassi e buoni?”. In parole diverse, mi faceva capire la famosa frase africana “tutto quello che si muove, si può mangiare”.
* missionario Saveriano