Salerno: al Teatro Nuovo originale rilettura de “I Menecmi”
Sergio Ruggiero Perrino
Come sempre coraggiosa la programmazione del Teatro Nuovo di Salerno. In questi anni Ugo Piastrella, direttore artistico del teatro, si è specializzato nella programmazione di commedie dal sapore comico o satirico ma sempre di alta qualità e spessore. Ieri, 5 Novembre (e stasera nuova replica alle 18.30) è andata in scena una piéce del teatro classico greco: “I Menecmi“, celeberrimo capolavoro di Plauto. A rendere più briosa e frizzante una commedia già ricca di trovate comiche e di gag irresistibili e senza tempo è l’adattamento in chiave moderna dell’autore campano Fabio Pisano. La storia è tanto semplice quanto profonda: due gemelli, entrambi chiamati Menecmo e separati dalla nascita, vivono gioiosamente la loro vita. Ma sono completamente diversi e speculari: un gemello vive in Campania (di origine casertana, come si può notare dal suo divertentissimo accento marcianisano) ed è dissoluto, cafone, ignorante, avvocato grazie ad una laurea comprata tempo addietro dal suocero, insaziabile latin lover e dunque fedifrago, l’altro, medico siciliano, è posato, serio, con un’impeccabile dizione italiana, dolce e comprensivo. Entrambi hanno alle dipendenze un servo: quello campano è un crapulone ed approfittatore, quello siciliano un pauroso e vile uomo. Se il primo Menecmo vive con il solo scopo di tradire la moglie per provare i piaceri effimeri della vita, il secondo cerca invano di girare l’Italia alla ricerca di quel fratello-gemello di cui non ha mai avuto notizie se non della sua esistenza. È inutile dire che la somiglianza tra i due gemelli darà vita a gag trascinanti ed una serie infinita di equivoci. Una commedia quanto mai attuale e fresca nel suo impianto lessicale, tematico e semantico. Bravissimi gli attori, tra i quali spicca Enzo Varone, anche regista della commedia, nella parte di entrambi i gemelli. Un plauso all’intera compagnia formata da: Gennaro Morrone, Antonio Vitale, Pina Giarmanià, Tina Gesumaria, Elena Fattorusso. Le musiche sono state curate egregiamente da Liberato Santarpino.