Kidole, dito

Padre Oliviero Ferro*

Quando andavo a scuola, alzavo il dito per chiedere qualcosa alla maestra. Ora vedo che, anche in Africa, i bambini fanno la medesima cosa. Solo che in classe sono tanti ed è difficile distinguere chi lo alza. Tutti vorrebbero parlare, sventolando il loro dito, ma la maestra, in tutta quella confusione, cerca di dare la parola a chi le sembra ne abbia più bisogno. Allora si fa silenzio e il bimbetto parla. All’inizio ha un po’ di vergogna, perché ci sono 60×2 occhi che lo guardano con un po’ di invidia. Poi, si fa coraggio e dà la sua risposta. Non sempre arriva il “c’est bien”(va bene) dalla maestra, ma lui almeno ci ha provato. Ora è il turno di un altro, poi di un altro e così  via. Quei ditini che si alzano e abbassano mi fanno tanta tenerezza. Vogliono farmi capire che anche loro vogliono sapere, conoscere tante cose. Ne hanno diritto, perché sono cittadini di questo mondo, a cui si affacciano con tanto entusiasmo, forse senza sapere che cosa il futuro riserverà loro. Ma intanto alzano il dito e nessuno può fare finta di non vederlo.

*missionario saveriano