Mercato San Severino: presepe a Sant’ Antonio
Anna Maria Noia
Come di consuetudine, l’otto dicembre di ogni anno – solennità dell’Immacolata – apre i battenti al pubblico il presepe monumentale della chiesa di S. Antonio, in S. Severino. Uno dei più noti nell’ambito territoriale, sebbene il santuario di S. Francesco a Cava de’ Tirreni goda di fama maggiore. Però il presepe sanseverinese non è certamente da meno, rispetto al precedente e ad altre strutture nell’hinterland. Per il 2016, l’artistico manufatto – realizzato con materiali di riciclo e di risulta (in economia) quali cartone, ferro, legno, polistirolo – sarà tenuto a battesimo dai nuovi frati del convento: padre Giancarlo, padre Leone, padre Giovanni. Sono le nuove “nomine” del capitolo francescano, giunte a settembre nella realtà conventuale e che affiancano padre Romeo. I presepisti, quindici i più attivi e solerti, hanno iniziato a lavorare a tal opera a partire dal 4 ottobre (S. Francesco, per consuetudine). Il presepe varia ogni anno, a seconda della… “fantasia” di chi lo progetta – appunto il gruppo di presepisti. Un’opera che non manca di stupefare i visitatori, in auge a S. Antonio dagli anni ’60. Tra i primi “organizzatori”, lo storico locale Gino Noia. Il presepe si snoda lungo i corridoi del convento, i curiosi possono agevolmente passarci attraverso; ad indicare – metaforicamente – l’introdursi nella natività, nel mistero del Verbo. Proprio la Luce del mondo, la speranza dei miseri e dei miti, degli umili, la Parola incarnata è il tema, l’argomento di quest’anno. Nel 2015 il simbolismo concerneva la misericordia di Dio, in quanto era appena stato indetto l’anno santo straordinario, con l’apertura della Porta Santa. Questa volta l’opera misura 30 metri di lunghezza, per 4 di altezza e la profondità consta di 3 metri. Ventiquattro i preziosi pastori di fine ‘700 (circa 40 centimetri di altezza), rivestiti di preziosi e ben rifiniti abiti d’epoca; per questo Natale, i personaggi della banda musicale (sempre tra i pastori); i re Magi e la sacra famiglia sono appena stati restaurati. La natività vera e propria, ovvero S. Giuseppe, la Madonna e il Bambinello, stavolta è collocata non in una casa in rovina, tra le macerie romane della classicità – come per il 2015 – bensì in una grotta al termine del percorso. Dietro la famiglia di Nazareth – altra novità tra le tantissime, come la torre di Amatrice intoccata dalla scossa del “primo” evento del terremoto – i volontari hanno apposto un mulino perfettamente riprodotto. All’ingresso, invece, oltre la cinta muraria latino-israeliana vi è un ponte con cascate d’acqua – ben funzionanti e molto ben congegnate. Maria, S. Giuseppe e Gesù sono stati di proposito allocati nella gelida grotta – in quanto gli uomini, nella loro indifferenza, li hanno rifiutati. E ciò lo attestano i Vangeli. A fronte alla caverna, ecco i “pagani” – rappresentati da un palazzo signorile. Tanti i particolari: archi, colonne, volute, ghirigori, oggetti della quotidianità sono tra questi. Luci e musiche natalizie completano il tutto. Il presepe, vera occasione di socializzazione e aggregazione per tanti giovani e meno giovani “operai” – molto affiatati – sarà visitabile fino a fine gennaio. E da un presepe “fisso” – se così possiamo affermare – ad uno… vivente: è alla sua prima edizione – ed organizzata, nei dettagli, in pochissimo tempo ma con tanto entusiasmo – la rappresentazione della nascita del Cristo per i meandri e gli scorci paesaggistici dell’antica frazione di Spiano. La sacra rappresentazione, derivata da quanto attuò il serafico padre S. Francesco in quel di Greccio – nel 1223 – avrà luogo il 26-28-29 dicembre e l’1-5-6 gennaio 2017, dalle 18 alle 21. Organizzazione a cura della parrocchia di S. Croce (appunto a Spiano), retta da don Gianluca Iacovazzo – da qualche annetto alla conduzione della stessa parrocchia – e dai volontari delle due associazioni “laiche” del paesino: “I cavalieri delle poiane” (sodalizio presente sul territorio da 12 anni) e “Associazione culturale spianese”. Ha collaborato, assieme ad altri privati, la falegnameria/segheria “Fratelli Acconcia”. Materiale di risulta, come legname, cartone e ferro. La location dell’evento si articola tra i vicoli della frazione: si parte da Discesa Campanile collegandosi con via Strettola; infine si approderà in piazza Pietro Negri. Il percorso è lungo circa un chilometro, per 45 minuti di passeggiata. I pastori sono abitanti di questa località. Circa 50 i personaggi, tra tutto il paese, che hanno l’opportunità e l’occasione per vivere intensi momenti di socializzazione e aggregazione. I costumi sono stati cuciti dalle donne di Spiano; responsabile principale la “sarta” (ideale) Rita Salvati. Che ha coordinato le altre signore. Un allestimento durato, in sostanza, poche settimane ma lavorando duramente anche di notte, affinché tutto riesca al meglio, per questa ouverture. Passione, abnegazione e spirito di sacrificio sono alla base del presepe di Spiano. Dove vi sarà la presenza di animali: cavalli, pecore, capre, asini, muli, mucche. Che percorreranno le stradine del paesino. Saranno allestite anche tante botteghe di mestieri e con strumenti antichi: quella del fabbro; quella dello… “scalaro” (costruttore di scale), tipico della frazione. E poi, ancora: vi saranno lo scultore che lavora la pietra; il pignataro (ceramista) che insegna ai bimbi come usare l’argilla e realizzare ceramiche; la scrittrice; i commercianti di animali; i mercanti; il contadino – che vende semi di piante e vegetali; la lanaiola; i soldati romani a presidiare l’ingresso; il centurione a cavallo; re Erode; il macellaio; il cantiniere; i mercanti di stoffa; il fruttivendolo che espone frutta secca; il pastore che offrirà la cagliata; altre botteghe, con insegnanti che spiegano ai bambini come realizzare lavoretti. Inoltre saranno presenti i re Magi a cavallo. La famiglia di Gesù sarà situata nei pressi di un portone caratteristico. Insomma, se ne vedranno delle belle…Il presepe napoletano prende spunto da S. Gaetano da Thiene, ed è bello vedere quello partenopeo sia classico che con le statuine di figuranti quali a S. Gregorio Armeno (a Napoli). Tra i pastori emerge la figura di Benino o Beniamino – che dormendo simboleggia o l’indifferenza oppure il sogno, la speranza.