Mercato San Severino: Gesema e spazzatura, crisi municipalizzata, rifiuti nelle strade
Anna Maria Noia
La municipalizzata ed ex partecipata sanseverinese Gesema – acronimo di Gestione servizi e manutenzione – ha optato per l’istanza di autofallimento – ex articolo 14 legge fallimentare, foro competente: tribunale di Nocera Inferiore; è stata l’unica soluzione possibile, la strada scelta dal nuovo ad (amministratore delegato) della società, Daniele Meriani. Una cortina oscura avvolge adesso le istanze future di settantacinque operai e – conseguentemente – delle proprie famiglie. La tensione è alta e i dipendenti sono in stato di agitazione. Per questo, le strade di S. Severino sono molto più sporche rispetto in precedenza: cumuli di rifiuti sommergono la “piccola Copenaghen” – in riferimento alla raccolta differenziata porta a porta, che dal 2001 è fiore all’occhiello della cittadina (il proprio vanto, come quello della passata amministrazione Romano) e che diversi articoli di quotidiani – tra cui quello di Gian Antonio Stella nel 2007 – hanno sempre definito esemplare, proprio come succede (e forse succedeva) in Danimarca. Oltre al senso di precarietà che si respira dal punto di vista occupazionale, a S. Severino la grave crisi della Gesema acuisce anche i disservizi nel recuperare i rifiuti, ad opera di responsabili ormai senza motivazioni. Andando per il corso Diaz, si possono notare (lo testimonia più di un’immagine fotografica da noi effettuata in questi ultimi istanti, il 9 gennaio trascorso…) insiemi di spazzatura eterogenea – ovvero non ben stoccata, non correttamente conferita e differenziata – che da giorni attendono delle mani che li carichino sui consueti mezzi da parte dei dipendenti senza più la sicurezza di un posto di lavoro; nel “salotto buono” di S. Severino – ossia dinanzi l’edificio delle Poste – tra i negozi più chic dove effettuare lo “struscio”, ecco che spuntano come funghi sacchetti e grandi buste pieni di immondizia. Non va meglio percorrendo la parte alta del corso stesso. E – di conseguenza – neanche nelle frazioni. Ad esempio, a S. Vincenzo, appaiono tante buste nere – per i rifiuti inerti, in generale – che non sono state prelevate in questi giorni di metà gennaio. E non solo, c’è – purtroppo – di più: senza manifesti, senza avvisi né proclami pubblici “ufficiali” ed istituzionali, si evince dal sito del Comune e dagli avvisi via Facebook da parte della locale Protezione Civile Epi (Emergenza pubblica Irno) che solo in data 12 gennaio (giovedì) ultimo scorso (mentre andiamo in stampa l’occasione è già trascorsa) sarebbe stato possibile tornare a smistare – da parte dei cittadini – i loro rifiuti. C’è chi – come un onesto operaio risiedente nelle zone (località, frazioni) “alte” di Mercato S. Severino, G. C. – si lamenta, giustamente, del fatto che i disagi legati alla situazione di stallo della Gesema non solo erano già prevedibili ed – anzi – addirittura risaputi, bensì deve adesso più che mai esistere la necessità di “prendere coscienza” della grave situazione da parte di tutti i papabili e/o possibili candidati a sindaco a S. Severino. Tutti coloro che saranno probabilmente ai vertici dell’amministrazione (ma sembra che si voterà nel 2018, stando a indiscrezioni) devono – secondo G. C. – “vigilare” affinché disservizi simili non si verifichino più in futuro. Essi non devono girarsi dall’altro lato e/o fare “spallucce”, ma operare per il bene dei cittadini. Non promesse, dunque, bensì azioni e monitoraggio a 360 gradi per tutto il comprensorio. Si spera, almeno, nell’intervento ausiliario della “Fisciano sviluppo” – proveniente appunto da Fisciano – per risolvere in modo adeguato l’emergenza, che rischia di vanificare gli eccellenti risultati ecologici della cittadina. Era stata infatti divulgata la voce – attestata da appositi articoli di giornale – che il brand fiscianese succitato sarebbe corso al capezzale della “morente” Gesema, per un aiuto temporaneo. Invece, pare che la voce circolante non avesse fondamento. Sempre sui quotidiani è invece stata pubblicata (rumors e non boatos) la notizia che sarebbe un’azienda dell’Avellinese a “soppiantare” – se così si può affermare – la Gesema. Ai posteri, insomma, l’ardua sentenza.