Njia strada
Padre Oliviero Ferro
“Iko wapi njia kwa kuenda ku misioni? (dov’è la strada per andare alla missione?). “Usiogope, uende mbele tu” (non aver paura, vai sempre avanti). E qui il dialogo potrebbe continuare, tipo: ma per quanti chilometri, come è la strada, ecc. L’importante era andare avanti, anche perché c’era solo una strada. Se poi chiedi anche quanto tempo ci vuole, beh, allora il discorso si complica. Ti guardano con una faccia strana. Tu sei in macchina e loro vanno a piedi. Calcolano la distanza e il tempo con il loro modo di andare. Tu hai fretta e loro un po’ di meno. Insomma, tu prosegui la tua strada e lasciali in pace. Magari la prossima volta gli dai un passaggio, così continuerai il discorso. Certo, ci sono sempre gli imprevisti, come capitava sulla strada che dal centro della diocesi andava verso la missione di Baraka, lungo il lago Tanganika. Potevi trovarti uno dei 55 ponti, senza le tavole o un po’ di fango, dopo l’ultima pioggia. Oppure un posto di blocco della polizia. Oppure, e capitava le prime volte (ora hanno fatto un bel ponte), che dovevi passare con la landrover in mezzo al fiume con il rischio di finire nel lago. In ogni caso la njia, la strada era quella e non altre. Bastava andare avanti. Certo, ogni tanto, potevi fermarti per mangiare qualcosa, per comperare della frutta da portare a casa ai confratelli. Ma bisognava andare, perché il tempo poteva cambiare da un momento all’altro. Ma la njia era quella e allora perché non guardare anche il panorama intorno a te? Verso sera come era bello il lago, la gente che ti salutava per strada e ti chiedeva dove stavi andando. Insomma, un bel viaggiare insieme e non ci si annoiava mai.