Toghe in rivalsa per Decreto Legislativo 19 agosto 2016 per Polizie

Dopo l’Associazione Nazionale Magistrati che ha disertato la Cerimonia di Inaugurazione dell’Anno Giudiziario 2017 come nel mio ultimo articolo, ancora una volta ritroviamo i Magistrati in rivolta per l’obbligo delle Polizie di informare i propri Superiori – dunque inevitabilmente anche i responsabili politici – su tutte le indagini e i rapporti delle notizie di reato, come disposto dal Decreto Legislativo N. 177 del 19 agosto 2016. Assolutamente oppositive le Toghe che ritengono così “le inchieste a rischio, per possibile violazione del segreto investigativo”. A capo di questa ribellione anzitutto il Procuratore della Repubblica di Torino, Spataro – con altri Magistrati di tutto il Piemonte s’intende – che intendono far metter giù le mani dal segreto investigativo che, codici alla mano, “è quasi proprietà” e riservato alla sola Magistratura. La circolare del procuratore di Torino Armando Spataro viene condivisa da tutti i colleghi. Sarà il capo dell’Ufficio a chiedere formalmente il rispetto del segreto. Le Polizie potranno controbattere, ma qualora dovessero insistere in quello che Spataro e i suoi colleghi considerano «un vulnus», un’aperta violazione del segreto delle indagini, non resterebbe che la via di un conflitto di attribuzione davanti alla Corte costituzionale. Che succede tra toghe e investigatori?  Tutto nasce dal decreto legislativo del 19 agosto 2016 n.177, art. 18, comma 5, sulle polizie che, all’ultimo articolo, nelle «disposizioni finali e transitorie», posiziona la “bomba”, dell’obbligo di trasmettere alla scala gerarchica i rapporti inviati alla Magistratura «indipendentemente dagli obblighi prescritti dalle norme del codice di procedura penale». Giusto quelli che mettono in capo al solo PM il coordinamento delle indagini. Una norma «singolare» che da subito crea grande allarme nella Magistratura. Il capo della polizia Franco Gabrielli, a dicembre, emana una circolare in cui cerca di limitare i danni e insiste sul solo coordinamento, ma questo non basta alle toghe. Preoccupate dalle scontate conseguenze del decreto di agosto: un’indagine delicata che riguarda esponenti politici potrebbe immediatamente finire sul tavolo del ministro, risalendo per la scala gerarchica. A Torino come ho già detto, si muove Spataro. Discute con i suoi PM. Scrive una circolare in cui si paventa «il rischio di compromettere il segreto investigativo» e in cui si ribadisce che «il coordinamento è esercitato in via esclusiva dal pubblico ministero». Dunque, se la Polizia trasmette notizie viola le regole e danneggia le indagini. Altro caso a Milano in cui pur nel massimo riserbo tra P.M. e Commissariato, risultano diffamati documentabilmente e testimoniabilmente due indagati. Allora le notizie da chi vengono divulgate! Commettendo diffamazione aggravata, non dai superiori, ma proprio da chi è incaricato di indagare e siamo nel rito consueto. Per questo i singoli P.M. dovranno segnalare al capo dell’Ufficio le notizie da tenere rigorosamente riservate; il capo lo comunicherà alla Polizia che potrà opporre le sue ragioni. Ma qualora dovesse insistere nella trasmissione dei rapporti non resterebbe per i P.M. che la via della Consulta. Una linea motivata e netta. Pienamente condivisa dal Procuratore Generale di Torino Francesco Saluzzo che il primo febbraio ha riunito i procuratori del Piemonte. Tutti d’accordo nel niet a una norma che già a dicembre, Spataro non aveva esitato a definire viziata «da profili di incostituzionalità» per il contrasto con le altre norme del codice. Tuttavia, pur nella fondatezza di alcune argomentazioni da parte dei Magistrati, bisogna considerare che negli anni la posizione e la funzione delle Forze di Polizia è mutata riconoscendo a quest’Ultimi il ruolo di esecutori delle disposizioni del Giudice, pur tecnicamente con la facoltà di poter proporre proprie valutazioni. Nei fatti vorremmo considerare invece che probabilmente “gli esecutori” si siano automaticamente conformati alla linea dei Magistrati, di fatto divenendone a volte riserva personale, con assoluto distacco nei confronti dei propri Superiori in Grado. La battaglia dei Magistrati Piemontesi contro il decreto di agosto è destinata a “camminare” verso Roma. Il PG Saluzzo si sta preparando a scrivere al ministro della Giustizia Andrea Orlando per segnalare l’anomalia di una norma che rischia di danneggiare profondamente il segreto di indagine e quindi le indagini stesse. Pur interpretato in chiave soft da Gabrielli, il comma 5 dell’articolo 18 apre un varco incomprensibile sulle regole condivise del segreto investigativo. L’auspicio comunque è che la Giustizia e lo Stato di Diritto di ognuno non perdano l’occasione per essere rispettati. La Consulta è avvisata!

  Ellera Ferrante di Ruffana