Wazi chiaramente
Padre Oliviero Ferro
“Sema wazi. Unapenda nini? (parla chiaro. Che cosa vuoi?)”. Qualche volta capitava di perdere la pazienza, quando veniva qualcuno che faceva un discorso e la tirava per le lunghe. Ormai ci eravamo abituati alla fine del discorso. Insomma una richiesta di aiuto. Ma prima di arrivarci, bisognava ascoltare delle storie incredibili: malattie, intervento di stregoni, la capra che era stata rubata, i soldati che avevano fatto un controllo e si erano portati via tutto, la pioggia o il vento che avevano fatto cadere i muri della casa….Tutte cose che succedevano quasi tutti i giorni. Poi ognuno, utilizzava questi avvenimenti, a secondo degli interessi che aveva. Sapeva che il padre, alla fine, rischiava di perdere la pazienza e avrebbe sganciato qualcosa pur di levarsi di torno quel bel tipo. Da notare che quelli che avevano veramente bisogno di aiuto erano molto più discreti e quasi venivano di nascosto. Li conoscevi davvero, perché la piccola comunità del quartiere già li seguiva con tanto amore. Ma gli “attori”, quelli no, avevano il diritto alla loro piccola rappresentazione per fare colpo, rischiando di terminare al primo tempo, o di essere cacciati via. Era importante conoscere “wazi” le persone. Poi, si faceva quello che si poteva.