L’angolo della lettura: “Ogni cosa è illuminata” di Jonathan Safran Foer

Angelo Cennamo

In Molto forte, incredibilmente vicino era un bambino (Oskar Schell), rimasto orfano del padre dopo l’attentato alle Torri Gemelle, che se ne andava in giro per New York alla ricerca di uno sconosciuto mr. Black che potesse aprirgli la porta su un mistero irrisolto da molti anni. Nel più recente Eccomi, un quarantenne ebreo (Jacob Bloch) sull’orlo del divorzio che rivive il paradosso biblico di Abramo: assecondare contemporaneamente il richiamo alla salvezza del suo matrimonio, e quello alla difesa di Israele, devastato da un violento terremoto e minacciato da una guerra imminente. In Ogni cosa è illuminata, il suo romanzo di esordio, Jonathan Safran Foer, nei panni di se stesso, è un giovane studente ebreo americano che, con in mano una vecchia foto, vola in Ucraina per ritrovare la donna che salvò suo nonno dai nazisti durante la seconda guerra mondiale. Safran Foer è uno scrittore in movimento, sempre in viaggio – on the road –  alla ricerca non solo delle proprie origini o di una semisconosciuta identità ebraica, ma anche di una scrittura nuova, di coraggiose sperimentazioni narrative che hanno fatto di lui, nonostante la giovane età – Ogni cosa è illuminata Foer lo scrisse a poco più di vent’anni –  tra i maggiori autori della letteratura contemporanea. Il romanzo procede su tre diversi piani narrativi che nel corso del racconto si intersecano tra loro formando una trama unica ma prodigiosamente polifonica: l’avventuroso itinerario del giovane protagonista, accompagnato dalla strampalata combriccola dell’agenzia “Viaggi e tradizione” ( il coetaneo Alex, la cagnetta puzzolente Sammy Davis jr jr, e il nonno di Alex, affetto da una strana cecità psicosomatica che non gli impedisce però di guidare l’auto presa a noleggio, anche perché è l’unico patentato del gruppo); la ricostruzione della complessa saga familiare di Safran Foer che inizia ben tre secoli prima in uno sperduto villaggio ucraino con un tragico incidente su un fiume; lo spassoso e sgrammaticato epistolario tra Jonathan e l’aspirante collega Alex sulla stesura del libro che dovrà raccontare le vicende del viaggio. Un andirivieni spazio-temporale di non facile lettura che però incuriosisce il lettore, soprattutto nei punti in cui il racconto si infittisce di ricordi e di immagini che sembrano cambiare verso alle convinzioni iniziali. Ogni cosa è illuminata è un romanzo sulla memoria che racconta una storia drammatica e divertente al tempo stesso; la magia di un ragazzo che a vent’anni sogna di fare lo scrittore e di illuminare, tra verità e finzione, il passato doloroso dei suoi antenati. Pagine di poesia dal sapore antico e fanciullesco – secondo un refrain familiare allo stile di Safran Foer – la grammatica di un postmodernismo isterico che non rinnega il passato, ma lo rielabora attraverso nuovi costrutti, sempre originali, sorprendenti, e che ha fatto di Safran Foer uno dei talenti più innovativi della narrativa mondiale.