Emancipazione femminile: Donne al voto!
Rita Occidente Lupo
Mese fatidico marzo per le donne, che ricorda non solo la Festa dell’8, tra mimose e cioccolatini. Il 10 marzo, quest’anno ricorderà il 71° anniversario del voto femminile. Un cammino lento, faticoso, quello che nel tempo le donne hanno praticato, per poter accedere a diritti un tempo negati. Per poter strappare una parità con l’altro sesso, un tempo stimata chimerica. Oggi, le donne, al di là di quote rosa, per qualcuno diminutio, rispetto al valore intrinseco delle singole, hanno guadagnato a pieno titolo ogni sorta d’inserimento sociale. Nel campo lavorativo, non esistono più barriere alla loro occupazione. Riposto il grembiule dei fornelli ed il biberon della culla, nei tempi moderni riescono a coniugare più ruoli, non rinnegando la propria femminilità, con i compiti connessi, nel momento in cui entrano in politica o nel lavoro. La capacità di poter dire la propria, di poter esprimere preferenze autonome, senza dover soggiacere all’imperante dictat del maschio, salutata da cori gioiosi nel dopoguerra! Correva il 1 febbraio del 1945 allorquando, su proposta di Togliatti e De Gasperi, venne concesso il voto alle donne. Una conquista che rimarcò l’ascesa per rivendicare parità con l’altro sesso ed inserirsi a pieno titolo nella società anche in campi stimati esclusivamente appannaggio maschile. Nel 1951 viene nominata la prima donna in un governo (la democristiana Angela Cingolani, sottosegretaria all’Industria e al Commercio). Il fatto ruppe stereotipi atavici, vedendo non più la politica come baluardo del solo “sesso forte”. La donna graffiava spazi meritati e pertanto andava tutelata e rispettata in ogni condizione. Di qui, nel 1958, la legge Merlin, che aboliva lo sfruttamento statale della prostituzione e la minorazione dei diritti delle donne. Il cammino per altre riforme continuava. L’anno successivo, nel 1959, la genesi del Corpo di polizia femminile, con compiti sulle donne e i minori. Dopo due anni, porte spalancate anche per carriera diplomatica e magistratura. Negli anni ’60-’70, i gruppi femministi, a battagliare radicalmente sulla legalizzazione dell’aborto. Contro il diritto di famiglia, ingessato ad un rigido schematismo, la battaglia per il divorzio. La contemporanea, nel 1975, riforma del diritto di famiglia, garantendo parità legale fra i coniugi e possibilità di comunione dei beni, un altro traguardo per poter vivere il rapporto di coppia, senza sudditanze socio-psicologiche.