Salerno: al Teatro Verdi “Spaccanapoli Times”

Stagione di prosa 2016-2017da giovedì 6 aprile a domenica 9 aprile –Con Spaccanapoli Times, testo inedito scritto, diretto ed interpretato (al suo debutto come attore) da Ruggero Cappuccio, si chiude ufficialmente la stagione teatrale di prosa del teatro municipale “Giuseppe Verdi” di Salerno. Lo spettacolo DUE  con  RAUL BOVA e CHIARA FRANCINI, in programma da giovedì 30 marzo a domenica 2 aprile, per motivi tecnici è stato rinviato a giugno. Repliche dall’8 al 10 giugno (ore 21) e l’11 giugno (ore 18.30). L’1 giugno alle ore 21  è previsto invece il recupero della replica del 19 gennaio (turno A  abbonamenti del giovedì) dello spettacolo CAFFE’ DEL PORTO con MASSIMO RANIERI.  Dal 6 al 9 aprile Cappuccio vestirà i panni di Giuseppe Acquaviva, il personaggio al centro della storia di Spaccanapoli Times. Si tratta di uno scrittore che pubblica le sue opere in assoluto anonimato e vive tra i binari della stazione centrale di Napoli. In scena al suo fianco: Giovanni Esposito (Romualdo Acquaviva), Gea Martire (Gabriella Acquaviva), Marina Sorrenti (Gennara Acquaviva), Giulio Cancelli (Norberto Boito) e Ciro Damiano (Dott. Lorenzi). I costumi sono di Carlo Poggioli, letture sonore di Marco Betta da “La forza del destino” di Giuseppe Verdi, le scene sono di Nicola Rubertelli, aiuto regia e progetto luci Nadia Baldi, la produzione è del Teatro Stabile di Napoli. La pièce in due atti, per una complessiva durata di due ore, racconta la vicenda di quattro fratelli in lotta con il modernismo globalizzante che innesca nel mondo dinamiche sociali dalle quali i componenti della famiglia si sentono esclusi, sullo scenario di una Napoli contemporanea vista come detonatore della crisi etica. Spaccanapoli Times è una dirompente macchina comica che attraversa il paesaggio umano dell’Italia di oggi con spregiudicata velocità. La scrittura di Ruggero Cappuccio si materializza in un italiano che slitta sul terreno delle lingue del Sud, irrorandosi di anglicismi erosivi, per una partitura sonora in cui fiammeggiano allegri dirompenti e adagi malinconici. Su tutto regna il ridere e sorridere, dove la comicità volontaria, sferzante e innocente, diventa una lente d’ingrandimento per leggere la realtà del male di vivere con impeto tagliente e irriguardoso. La scena si apre nella vecchia casa della famiglia Acquaviva: un appartamento all’ultimo piano di un palazzo situato nella via Spaccanapoli. Gli ambienti sono abbandonati da tempo. Gli unici oggetti che si impongono alla vista sono le migliaia di bottiglie d’acqua, ormai vuote, che ricoprono i muri dei saloni a tutt’altezza. Giuseppe ha convocato i suoi tre fratelli per una ragione d’emergenza. Gabriella, Gennara e Romualdo, lo raggiungono nella dimora in cui hanno vissuto infanzia e adolescenza, ma il motivo della convocazione appare ambiguo e misterioso. La presenza del quartetto Acquaviva nel luogo degli antenati, innesca un esilarante corto circuito tra passato e presente, tra i teneri rituali dell’infanzia e l’avanzata cancerogena del capitalismo. I quattro fratelli sono disorientati dall’attualità, vivono in dimensioni mentali e fisiche estreme, concretizzando sulla vita punti di vista e interpretazioni follemente comici. La singolare pazzia sentimentale che ispira gli innamoramenti di Gabriella, la surreale visionarietà di Gennara per il mondo dello spirito e il talento fobico che Romualdo applica nella pittura, attivano un confronto serrato sulla possibilità di amare e di esistere. Così, mentre Giuseppe rivela ai fratelli che una guerra invisibile e mortale incombe sul pianeta, si consuma l’attesa febbrile di una visita che dovrà sciogliere la ragione della convocazione degli Acquaviva nella casa della memoria.