KUJA Venire
Padre Oliviero Ferro*
“Kuja hapa, niko na neno ya kusema (vieni qui, ho qualcosa da dirti)” e chiamo un bambino che sta correndo insieme ai suoi nemici dietro a una palla di stracci. Si ferma un attimo, mi guarda e mi dice:” Unatafuta nini? (che cosa vuoi)”. Gli faccio segno di sedersi sugli scalini della chiesa e anch’io mi siedo vicino a lui. Gli chiedo se va a scuola, notizie di casa, ecc. Mi risponde che i genitori non hanno i soldi, anzi papà non sta molto bene e mamma deve fare tutto per la vita della famiglia. Lui ha preso qualche minuto di sosta per giocare con gli amici. Ma poi deve ritornare in fretta a casa, perché mamma ha bisogno del suo aiuto. Gli chiedo se posso accompagnarlo. Lui mi dà la mano e insieme ai suoi amici mi accompagna fino alla porta di casa. La mamma è contenta di ricevermi. Mi fa sedere e mi porta qualcosa da mangiare. Prima, però, aveva portato una bacinella per lavarmi le mani con l’asciugamano e il sapone. Le chiedo notizie della famiglia e lei mi spiega che il marito era andato a lavorare nei campi. Ma al ritorno era capitato su una pattuglia di soldati (di delinquenti) che gli volevano portare via tutto. Lui si è ribellato e lo hanno riempito di colpi. Ora fa fatica a mettersi in piedi. Le dico di presentarsi a colui che segue i poveri, le persone bisognose in parrocchia. Cercheremo di trovare qualcosa da fargli fare. Se poi passa dal dispensario (piccolo ospedaletto) delle suore cercheranno di vedere come curarlo. Un sorriso illumina il volto della mamma e io finisco con gioia di sgranocchiare le arachidi. E’ bastato poco per sentirsi vicino a chi stava soffrendo.
* missionario saveriano