Politica e Società – l’Italia politica cambia pelle
Giuseppe Lembo
Il nuovo degli scenari italiani che riguardano l’umanità italiana con la politica e la sua rappresentanza che li governa, è dato dall’annunciato ingresso della società italiana nel Governo del Paese. Partendo da qui, la società italiana alza la testa e la voce e dice con la dovuta forza, il suo attivo ed intelligente NO alla cancellazione dei diritti umani. Un primo significativo passo in tal senso è finalmente arrivato a scuotere dal profondo addormentato del nostro silente Paese, dove è eticamente e diffusamente condivisa l’indifferenza per l’altro in quanto uomo e dove in silenzio, ciascuno vive per sé, con un risultato referendario che, contro tutte le più rosee previsioni sondaggistiche di altro segno, ha visto prevalere l’inaspettata vittoria del NO, con un 60% contro un 40% per il SI, sconfiggendo così sonoramente l’Italia del renzismo italiano della Leopolda, convintamente fiducioso della delega in bianco da un “qui comando Io”, espressione e forza dell’uomo solo al comando. Un Progetto questo, nefasto e del tutto sbagliato in cui i silenziosi d’Italia hanno intelligentemente saputo dire NO. C’è da chiedersi e ad alta voce, che cos’è la politica del fare, intesa come dovere istituzionale per la gente, protagonista di umanità, di socialità d’insieme e di saggia e comune condivisione sia valoriale – culturale che del fare umano finalizzato agli obiettivi dello stare insieme solidale che, il sociologo Zygmunt Bauman, pensatore di profondo umanesimo, di recente scomparso, ci ha lasciato in eredità come necessità di un umanesimo solidale, ispirato al principio del welfare universale, una inderogabile necessità umana per salvarsi come uomini della Terra, salvando il futuro sempre più tempestoso del mondo. L’Italia degli anni recenti ha assunto caratteristiche poco sagge con conseguenze fortemente distruttive di dismettere e delocalizzare tutto di sé. Il Progetto politico italiano, con nuovi soggetti politici e nuove nascenti aggregazioni che sconfessano la vecchia politica ed i suoi ormai vecchi e poco ripensati percorsi di idee e di uomini da non considerare giovani solo per la propria età anagrafica e con di fatto, un nulla di nuovo, soprattutto nelle idee del fare e per il fare. E così, dopo il movimentismo consolidato della Lega secessionista e nordista che, cammin facendo si è andata costruendo percorsi di un insieme italiano condiviso al Nord come al Sud, è nato, come forte insieme italiano, con caratteristiche dirompenti e mai sperimentate prima dall’universo politico italiano, il Movimento politico italiano Cinque Stelle. Ben presto e con un’accelerazione crescente degli ultimi tempi, la politica italiana, sconfessando le origini nobili dei partiti storicamente accreditati, dopo il Movimento della Lega e di Cinque Stelle della Casaleggio associati, va ricercando nuovi soggetti politici e nuovi spazi per un movimentismo umano e territoriale più vicino al Governo reale e non solo virtuale e/o di un potere fine a se stesso, con le caratteristiche del fare politica per la società e non solo per se stessi, in quanto espressione di una rappresentanza senz’anima, va mettendo in piedi un movimentismo politico diffuso nel Paese dal Nord come al Sud, per un governo della rappresentanza attento alla gente e capace di spendersi per il bene comune della gente, il cui insieme, forte di un’attiva partecipazione è e deve necessariamente essere, il cuore palpitante della democrazia, sempre più a rischio cancellazione del cittadino e dei suoi diritti, facendoli così diventare sempre più, protagonisti silenziosi di soli diritti negati. I nuovi e forti segnali italiani di un concreto cambiamento italiano vengono tra l’altro dal nascente Movimento politico con radici nella società da parte di Vittorio Sgarbi, denominato Movimento “Nuovo Rinascimento italiano”; a questo se ne andranno ad aggiungere altri ed in prima fila, quelli tutti meridionali con forti radici in Campania ed in Puglia, dalle costole sinistre del PD di De Magistris, Sindaco di Napoli e del Governatore della Campania Vincenzo De Luca che ha ormai rotto il suo patto di alleanza politica con Matteo Renzi e corre a piè spedito verso il suo Movimento “Campania libera” di cui, ne è in solitaria autonomia il leader maximus. Dopo la sua tenuta a battesimo ed il suo pronunciamento movimentistico di una buona politica campana e meridionale più in generale, assolutamente necessaria, si presenta come il nuovo politico al “cittadino tradito” ed alla società più in generale. Dalla vandea umana e sociale del Mezzogiorno d’Italia avanzano anche altre ipotesi movimentistiche che vanno nascendo soprattutto dalle corti di un PD sempre meno identitario nel suo fare che appare solo sinistro e non di una saggia utilità di sinistra, al fine di affrontare insieme e quindi risolvere, progettandone le soluzioni possibili, i problemi della gente con tanti, veramente tanti, che non ce la fanno più a campare d’Italia, in modo tranquillo e dignitoso. Per questo obiettivo in Puglia si è allertata anche la sinistra del Governatore Emiliani, mentre dalla Sicilia e Calabria vengono segnali altrettanto forti per sostituire la politica che non c’è, con il mondo della società civile con tanti cervelli, importanti risorse italiane che potrebbero finalmente cambiare le sorti dell’Italia ormai morente. Soprattutto dalla Sicilia in cui il movimentismo politico è di casa, arrivano segnali forti di nuove aggregazioni di gruppi e movimenti politici, per uscire dalle condizioni tristi di una solitudine profonda dovuta ad una società orfana di protagonismo e di una rappresentanza che non c’è.