Napoli: Legambiente, Giornata della Terra
Campania deturpata dal cemento ha una partita tutta da giocare: salvare il suolo, oltre 145.000 ettari consumati principalmente da costruzione di opere spesse inutili o abbandonate, di insediamenti commerciali e all’espansione di aree urbane a bassa densità, senza dimenticare la marea grigia di cemento illegale. In occasione della Giornata della Terra, il 22 aprile, Legambiente si mobilita in tutta la Campania organizzando banchetti in oltre 30 piazza per incrementare le adesioni alla petizione popolare promossa dalla rete di ong europee People4Soil e raccontare come impedire che il suolo venga violentato, soffocato, avvelenato. Una battaglia difficile, perché serve un milione di firme in tutta Europa entro il 12 settembre, di cui 54mila in Italia. La petizione – che può essere firmata anche online – chiede che l’Unione europea introduca una legislazione specifica sul suolo, riconoscendolo e tutelandolo come un patrimonio comune. Il consumo di suolo è una delle piu’ insidiose e irreversibili forme di degradazione del territorio. Con un “prezzo da pagare” in milioni di euro. Secondo le stime preliminari dei costi “nascosti” provocati dalla trasformazione forzata del territorio avvenuta tra il 2012 e il 2015 e pubblicati nel rapporto ISPRA sul Consumo di suolo in Italia i costi piu’ alti derivanti dal consumo di suolo spetta alla provincia di Salerno con circa 13 milioni di euro che i cittadini dell’area metropolitana di Salerno ogni anno a partire dal 2016 pagano per fronteggiare le conseguenze del consumo di suolo degli ultimi 3 anni (2012-2015), segue la Provincia di Caserta con circa 12 milioni di costi annuali, poi quella di Napoli con 10,5 milioni. Chiudono la Provincia di Benevento e Avellino con 5 milioni di euro di costi annuali per il consumo di suolo.“Per frenare il consumo di suolo- commenta Michele Buonomo, presidente Legambiente Campania– c’è bisogno di norme e regole efficaci, azioni e strategie concrete non più rimandabili e che mettano al centro la rigenerazione urbana e il suolo inteso come bene comune e preziosa risorsa da tutelare.Una politica attiva a difesa del suolo è anche una politica di sicurezza e sviluppo economico, oltre che di mitigazione e adattamento climatico. La questione riguarda da molto vicino il benessere e la salute di tutti noi. Esempio concreto arriva dal Cilento, dove l’Amministrazione di San Giovanni a Piro con una delibera di Giunta ha scelto di dire stop ai permessi di costruire, optando a chiare lettere per la «crescita edilizia zero» nella frazione marinara di Scario. Una scelta politica lungimirante che che punta a mantenere il più possibile intatto il territorio, puntando sul recupero e e manutenzione delle volumetrie esistenti . La vera arte edilizia –conclude Buonomo di Legambiente- consiste nel restaurare, risanare e consolidare ciò che il tempo e l’incuria degli uomini ha avviato al degrado ed alla fatiscenza “.La minaccia colpisce soprattutto le coste. In Campania il 50 % delle coste è stato trasformato dall’urbanizzazione. Legambiente ha realizzato una analisi di dettaglio dei 360 chilometri di costa al netto delle isole: 181 chilometri sono stati trasformati in modo irreversibile, nello specifico 28 chilometri sono occupati da industrie, porti e infrastrutture, 51 km sono stati colonizzati dai centri urbani. Un altro dato preoccupante riguarda la diffusione di insediamenti a bassa densità, con ville e villette, che interessa 102 chilometri, pari al 28% dell’intera linea di costa. Inoltre dal 1985, anno della Legge Galasso, sono stati cancellati dal cemento circa ben 29 km di litorale, un consumo del suolo aumentato in modo incredibile con l’espansione di alcuni agglomerati urbani già presenti sulla costa, costruzione di complessi turistici edilizi, case singole in aree libere , porti ed infrastrutture.E non dobbiamo dimenticare l’ incidenza del cemento illegale che vede in Campania negli ultimi dieci anni la realizzazione di circa 60 mila case abusive per un totale di circa nove milioni di mq di superficie abusiva.