Fatima, vittima del velo!
Giuseppe Lembo
Il velo, ma non solo il velo è il simbolo di un’appartenenza che, se non accettata liberamente, nel mondo arabo, sia familiare che della società allargata più in generale, viene violentemente imposta. Recente è il caso italiano di una ragazza 14enne del Bangladesh, nata e residente a Bologna; rifiuta l’obbligo del velo, così come le viene imposto dai genitori padri-padroni. I genitori assolutamente indifferenti al diritto umano della libertà di scelta da parte della propria giovane figlia, con una violenza inaudita, le radono i capelli a zero. Tanto è successo in Italia, a Bologna dove la ragazza è nata e vive. I genitori con il Bangladesh nel cuore e nell’anima, assolutamente non integrati nella civiltà italiana, del tutto indifferenti dell’umanità in cammino verso il nuovo italiano della giovane figlia, con forte determinazione le tagliano i capelli, per punirla per l’atto di ribellione considerato in sé grave ed oltraggioso nei confronti identitari della propria appartenenza. La giovane dai capelli rasati fortemente traumatizzata non si riconosce più nella sua dignità di persona; con i capelli tagliati, si sente violentata dentro, al punto da considerarsi spogliata della propria identità di donna; della propria identità di persona umana, cittadina del mondo, in quanto figlia della Madre Terra. Come può una famiglia mussulmana in terra italiana arrivare a tanto? Siamo a mondi gravemente separati; siamo a mondi lontanissimi; a mondo assolutamente indifferenti ad integrarsi e nel rispetto della propria appartenenza vivere una vita normale nei luoghi scelti per cambiare umanamente le proprie condizioni di vita. L’Italia per questo episodio disumanamente triste, ha opportunamente alzato la testa, dicendo “ci sono anch’io”. Un “ci sono anch’io” attraverso la scuola bolognese che ha presentato un esposto ai carabinieri, ottenendo per disposizione della procura dei minori, l’allontanamento della giovane 14enne dalla famiglia, con il trasferimento in una struttura protetta. Il padre e la madre, dalle autorità competenti sono stati, molto opportunamente, denunciati per maltrattamenti in famiglia. Una bella notizia, tra le tante cose che, con protagonisti gli stranieri dal fanatismo senza limiti, agiscono violentemente negli ambiti familiari, non permettendo ai loro giovani figli di essere umanamente se stessi, senza le gravi imposizioni violente che non hanno assolutamente ragione di esistere e che non hanno ragione di esistere soprattutto nel nostro Paese, dove la persona umana, ha il pieno diritto alle libertà individuali. Siamo di fronte al triste caso di mancata integrazione; di integrazione gravemente violata, con vessazioni disumane e senza senso, al fine di espropriare la volontà della giovane 14enne, imponendole con la forza di indossare il velo. Il medioevo è, purtroppo, ancora tra Noi; ancora razze e popoli della Terra, fanaticamente padri-padroni, anche in famiglia, si sentono convintamente nel giusto ad imporre ad altri, familiari e non, costrizioni umanamente insopportabili. Tutto questo è fuori tempo massimo; tutto questo, per il concreto caso della 14enne bolognese, di provenienza familiare del Bangladesh, oltre che fuori dal tempo della nostra storia di civiltà in cammino è, tra l’altro, assolutamente fuori luogo; la civiltà italiana, europea ed occidentale più in generale non accetta le disumane barbarie; non accetta le violenze sulla popolazione oggetto di altrui possesso. Anche i giovani islamici che frequentano le nostre Scuole nell’importante percentuale del 3,3 per cento, devono essere parte di Noi; devono manifestare un fare d’insieme, con alla base comportamenti condivisi e nel pieno rispetto dei valori della persona, così come costituzionalmente è per il nostro Paese. L’Italia con la sua saggezza dalle radici antiche, è un Paese dalla società aperta, attento e disponibile al multiculturalismo, al meticciato ed al confronto con le diverse umanità della Terra. Tanto, nel rispetto reciproco e dei nostri valori, saggi ed utili riferimenti per tutti quelli che vengono da Noi, Terra Mediterranea dalle “porte aperte”, nell’assolutamente interessante numero studentesco di 814.851 giovani studenti, di cui ben 300.000 provenienti dai Paesi islamici. La cultura di provenienza deve agire nel rispetto della società di accoglienza, umanamente aperta agli altri del mondo. Gli islamici non possono, nel segreto delle proprie famiglie, alimentare inopportunamente conflitti tra generazioni, prestandosi a situazioni da sharia casalinga, che è sempre più parte di Noi; che non è assolutamente condivisa dall’umanità italiana, un’umanità saggiamente aperta. Tanto, non può e non deve essere consentito a nessuno e quindi neppure alla madre islamica che ha tagliato i capelli alla figlia 14enne per punirla e piegarla con la forza a portare il velo islamico, facendole violenza; facendo, inopportunamente violenza alla giovane figlia che, chiedeva di essere libera in una scelta di libertà che riguardava la sua persona e non altri, madre compresa. Il multiculturalismo ci deve portare alla necessaria difesa dei più deboli della nostra società e della società del mondo. A nessuno, padre e madre compresi, come nel caso di “Fatima” che disperatamente tradita nel suo mondo intimo-familiare, andava chiedendo per sé il diritto, come le altre, giovani donne italiane dei capelli sciolti e senza veli, che la madre inopportunamente le aveva crudelmente tagliati a zero, offendendone la dignità di donna e di persona umana, gratuitamente tradita, negandole ogni possibile libertà di scelta.