Napoli: “distacco precauzionale” Agenti penitenziari Poggioreale, coinvolti in presunte violenze “cella zero”
“Mi sorprende la disposizione del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria di Napoli che ha trasferito unilateralmente in altra sede di servizio gli Agenti di Polizia Penitenziaria del carcere di Poggioreale rinviati a giudizio per le presunte violenze nella cosiddetta “cella zero”. Non c’è alcuna sentenza di condanna ed i fatti cui si fa riferimento sarebbero avvenuti alcuni anni fa. Qual è, dunque, l’esigenza di trasferirli? E perché, eventualmente, non è stato chiesto loro di indicare una sede di gradimento? Aggiungo che l’impegno del primo Sindacato della Polizia Penitenziaria, il SAPPE, è sempre stato ed è quello di rendere il carcere una “casa di vetro”, cioè un luogo trasparente dove la società civile può e deve vederci “chiaro”, perché nulla abbiamo da nascondere ed anzi questo permetterà di far apprezzare il prezioso e fondamentale – ma ancora sconosciuto – lavoro svolto quotidianamente, con professionalità, abnegazione e umanità dalle donne e dagli uomini della Polizia Penitenziaria”. Lo dichiara Emilio Fattorello, segretario nazionale per la Campania del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, commentando le determinazioni assunte dall’Amministrazione Penitenziaria un anno dopo il rinvio a giudizio di 12 agenti di Polizia penitenziaria a conclusione dell’inchiesta su presunti pestaggi ai danni di detenuti avvenuti nella cosiddetta «cella zero» nel carcere di Poggioreale.“Non entro nel merito delle determinazioni assunte dai magistrati e confido nel loro lavoro, ma non posso esimermi dal dire che sono quantomeno intempestivi i provvedimenti dell’Amministrazione Penitenziaria”, aggiunge il Segretario Generale SAPPE Donato Capece. “La prima fondamentale e imprescindibile considerazione che il SAPPE intende fare è che ai detenuti delle carceri italiane e campane in particolare sono assicurate e garantite ogni tipo di tutela, a cominciare dai diritti relati all’integrità fisica, alla salute mentale, alla tutela dei rapporti familiari e sociali, all’integrità morale e culturale. Diritti per l’esercizio dei quali sono impegnati tutti gli operatori penitenziari – a cominciare dalle donne e dagli uomini della Polizia Penitenziaria che rappresentano ogni giorno lo Stato nel difficile contesto penitenziario di Poggioreale, nella prima linea delle sezioni detentive, con professionalità, senso del dovere, spirito di abnegazione e, soprattutto, umanità – la Magistratura ed in particolare quella di Sorveglianza, l’Avvocatura, le Associazioni di volontariato, i parlamentari ed i consiglieri regionali (che hanno libero accesso alle carceri), le cooperative, le comunità e tutte le realtà, che operano nel e sul territorio, legate alle marginalità. Possibile che mai nessuno, prima dell’avvio delle indagini, avesse visto alcunchè?”, si domanda Capece. Il SAPPE, primo e più rappresentativo Sindacato dei Baschi Azzurri del Corpo, sottolinea i disagi con cui quotidianamente si confronta il Personale di Polizia Penitenziaria in servizio nella Campania: “Nel 2016 abbiamo contato nelle carceri italiane 8.586 atti di autolesionismo, 1.011 tentati suicidi sventati in tempo dalla Polizia Penitenziaria, 6.552 colluttazioni, 949 ferimenti. Solo nella Campania ci sono stati 766 atti di autolesionismo, 87 tentati suicidi, 897 colluttazioni e 29 ferimenti. Le donne e gli uomini dei Reparti di Polizia Penitenziaria in servizio nelle carceri della Campania ed a Poggioreale in particolare affrontano ogni giorno pesanti disagi lavorativi, eppure fanno tutto quanto è possibile perché le criticità operative non influiscano sulla regolarità dei servizi. Per questo il SAPPE dice loro mille volte grazie, grazie ai nostri poco conosciuti eroi del quotidiano, per quello che fanno ogni giorno a rappresentare lo Stato con professionalità, abnegazione, umanità per garantire ordine e sicurezza”, conclude Capece.