Solennità di Cristo Re, dell’Immacolata Concezione e memoria della Medaglia Miracolosa
Padre Giuliano Di Renzo
Non Eros è Dio ma Caritas, purissimo vivente Amore. Non ama quindi per scherzo ma brucia e bruciando illumina, restaura, riscalda, ristora e rifiutato è fiamma che castiga. Non pia immagine è perciò l’Immacolata Concezione, ma raggio vivente della suprema vivente Bellezza quale Dio è.
Vergine di inesprimibile assoluta bellezza, appunto Vergine nel significato più alto, levigato e profondo di Donna vertice di ogni idealità, il concepire si identifica con la stessa concepita, appunto la Concezione, che non può perciò che essere tutto candore di luce, quasi luce da Luce, Immacolata, la più prossima, quale piò essere possibile a creatura, al modo di nascere del Verbo, che nasce come rugiada dal seno del Padre. Nella Vergine si manifesta intensamente nella massima capacità di estasi lo stupore divino sulla creazione. Se come sempre divina è la creazione della bellezza, lo è massimamente la creazione della suprema bellezza.
“Esulta, o Piena di Grazia” (Lc 1,28). Grazia nel senso etimologico ideale di forma, ossia di bellezza che non è distinta dall’atto suo di essere. Bellezza di Dio la Madonna, che riflettendosi in Lei come in finissimo gioiello si vede restituita per intero lo spettro dei suoi stupendi molteplici colori. Questa Gratia non è che la compiacenza in cui riposa soddisfatta la felicità sovrana della divina Bellezza nella creatura ad essa meravigliosamente riuscita e sommamente somigliante.
La faccia che a Cristo / più si somiglia, ché la sua chiarezza / sola ti può disporre a veder Cristo (Par. XXXII,85-87), in cui dunque misericordia, magnificenza, s’aduna quantunque in creatura è di bontade; li occhi da Dio diletti e venerati (Par. XXXIII,40) che soli possono volgersi in alto verso Dio e ottenere a noi la grazia de l’ultima salute (Par. XXXIII,85-87 ).
Di più, strettamente collegata ad essa, non c’è che solo il fulgore di infinito candore della Luce del suo dirsi eterno di Dio: l’infinito suo Verbo, Cristo, con cui eternamente pronuncia a se stesso il suo Nome.
Esultò Adamo quando si vide accanto il dono a lui di Dio che fu Eva. In Maria esulta il Signore e distende gioiosamente la magnificenza della sua Luce nel diamante perfetto partorito nell’estasi dell’innamorata sua divina artistica fantasia. “Splendor di quella Idea che partorisce, amando, il nostro Sire, canterebbe il nostro visionario Dante (Dante. Par. XII,53-54).
Tristi sono le fedi che pretendono di rifarsi alla genuinità del Vangelo, per cui l’elevata bellezza della Madonna sminuirebbe quella di Dio. E’ la ristrettezza del cuore avaro di quelle religiosità da ragioniere ad offuscare la signorile generosità dell’altissima potenza di amore di Dio. Nessun artista si sottomette allo sfregio di vedersi limitare lo sbrigliarsi della creatrice sua libera fantasia. Nessun fisico teorico accetta restrizioni alla libera ricerca di una superiore eleganza nella descrizione matematica degli eventi entro l’evento assoluto che nella sua totalità è l’universo. E’ infatti convinto dal logos-verbo che lo muove internamente che tali eventi non sono spiritelli dei quali si compiace la scombinata religiosità materialistica di menti affumicate dall’orgoglio. Esso è bagliore sicuro della luce del Logos-Verbo eterno che di ogni parziale verità è fondamento e giustificazione.
E’ di Einstein lo stupore che la cosa più incomprensibile dell’universo è che sia comprensibile. E’ lo stupore di ogni mente che sin dall’inizio del suo viaggio nel mistero dell’essere e dell’esistere ne ha stimolata la fame di verità e nell’insoddisfazione delle parziali verità sorge il desiderio dell’assoluta verità che forma l’abisso dell’anima. Ce sta! C’esiste. ‘O saccio, direbbe con il poeta napoletano Rocco Galdieri, l’intuitivo infallibile istinto della mente che insoddisfatta cerca.
Contemplando la sua creazione il Signore per ben quattro volte esprime la sua compiacenza: E Dio vide che la luce era buona….E Dio vide che ciò era buono (Gn 1,2; 1,10; 1,12; 1,21).
Ciò era prima che per l’orgogliosa umana irriconoscenza l’invidia del diavolo facesse entrare in noi la morte e con essa il dolore e la cattiveria trascinasse nel fango la divina utopia del fulgore della bellezza divina e della santità nel mondo!
Immediatamente dopo su questo stesso mondo, che appena creato la corsara intrusione del Male veniva a sfigurare, il Signore cerca soddisfazione nella Vergine vagheggiata come rivincita e corona di inarrivabile sua opera d’amore. Essendo la creazione opera d’amore i fiori, l’aria, le piante sono l’esteriore riflesso a noi della generosità di amore di Dio. Prima infatti di essere cosa l’universo è verbo di luminosità all’intelligenza e di bellezza alla sensibilità del cuore. Esso pone le cose in essere e le rende trasparenti al capire della mente e al percepire del cuore.
Nel fulgore della Vergine, che nel cuore del suo Amore il Signore ha concepita, Essa sorge umile senza macchia e nella compiacenza di sé fa Dio fluire in Lei l’ammirazione per un’opera con cui ha superato se stesso. “Dove abbondò il peccato ha sovrabbondata la grazia” (Rm 5,20). Da quella pianta germoglierà il Salvatore, in cui Dio riporta a sé tutte le cose (cfr Is 11,1; Ef 1,11).
Perché tu hai fatto questo, indotto cioè l’uomo al peccato, disse il Signore al serpente, sii tu maledetto…Io porrò inimicizia tra te e la Donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe. Essa ti schiaccerà il capo e tu le insidierai il calcagno” (Gn 3,14). E’ il mistero che muove nascosto la storia, mistero sfugge ai narcisisti della propria intelligenza. Credono di vedere e non vedono non avendo l’occhio penetrante che darebbe ad essi la visione della fede (cfr Nm 24,3), la luminosa oscura luce che alle menti umili Dio dona del chiarissimo suo proprio vedere.
Sorrideva alla suprema creatrice bellezza di Dio nel suo irraggiungibile splendore l’Aurora che preparava un mondo avvenire restaurato. Forte come la morte è l’Amore (Ct 8,6). Nulla può fermare a Dio dall’amare, nessuno può costringere in limiti la sua fantasia d’amore. Non per aver a sé di bene acquisto, / ch’esser non può, ma perché suo splendore / potesse, risplendendo, dir subsisto…Come i piacque / s’aperse in nuovi amor l’etterno Amore (Dante. Par. XXIX, 13-18).
Splendeva davanti a Lui splendida nel suo fulgore il purissimo Diamante da cui s’irradierà sul mondo la Luce eterna che è suo Figlio Gesù Cristo, Nostro Signore.
L’Immacolata fu la Concezione nel cuore della Divina Trinità con la quale il Signore sparigliò i calcoli del Male e rese insipiente la sapienza di lui e quella dei presuntuosi sapienti di ogni tempo.
Adamo ed Eva, così come ancora sempre gli uomini, avevano tentato di umiliare Dio lacerando con la loro arroganza il suo progetto iniziale di creatore. Con sovrana fantasia il Signore trasse dalle profondità delle inesauribili risorse del suo immenso Amore l’Adamo nuovo e la nuova Eva, Cristo e Maria, e iniziava a ricostruire l’umanità e ricapitolare in essi tutte le cose (cfr Ef 1,11).
Invano il serpente sconfitto continuerà a suggestionare gli uomini con un materialistico paradiso in terra che realizzerà la giustizia. L’abbiamo visto, e tuttora vediamo, le nefaste conseguenze delle utopistiche costruzioni di falsi profeti che si accaniscono nel volere un mondo nuovo perché senza Dio. Questa è la storia vera delle nostre società, contese e tormentate da fazioni e divisioni, da odi tra persone. Lotta terribile. Ma il Male, che sa ben mascherarsi di benevolo umanesimo può vincere le battaglie ma ha perduta già la guerra ed in essa siamo chiamati alla scelta di campo ove in modo irreversibile si giocherà ognuno la propria libertà e il proprio destino.
La Madonna è il calore dell’umanissima tenerezza di Dio. Del Signore Ella è il capolavoro suo altissimo, come la Divina Commedia è di Dante, la Gioconda di Leonardo, le vetrate fiammeggianti degli artigiani medievali di Chartres, l’inno alla gioia della Nona Sinfonia di Beethoven. Piena di Grazia, la Madonna è lo sguardo di Dio sul mondo.
Le altre fedi lasciano noi soli davanti a Dio, non potendo esse entrare nel santuario della Santità offesa. Di Dio non conoscono la tenerezza, il perdono, la felicità per il figlio ritrovato.
La fede cattolica offre a tutti un focolare. Davanti al Dio giudice e al fallimento della propria vita non si è soli, ma si viene sostenuti e difesi dal calore della mamma in cui si è tenuta custodita l’intimità della casa, dove si torna e si è accolti perché mai è stata spenta l’attesa. Dove si trova il perdono non di un dio clemente e misericordioso, ma di Dio padre, dello Sposo, del Buon pastore che raccoglie porta sulle sue spalle la pecorella perduta, della mamma che aspetta con impossibile speranza l’impossibile ritorno del figlio. E al riabbracciato figlio perduto in quell’abbraccio senza rimproveri e con lagrime di gioia restituisce al prodigo il dimenticato volto di figlio.
Cristo è Re e regna non con la spada ma con l’amore, non sui corpi ma nei cuori. Come ci hanno mostrato i nostri santi, che si sono accompagnati e ancora si accompagnano a noi: Padre Pio, mamma Luisa, Luigina e quanti conosciuti e sconosciuti, in cielo o nascosti sulla terra. Non abbiate paura. Aprite, spalancate le porte a Cristo (San Giovanni Paolo II. Omelia del 22 ottobre 1978).