Cava de’ Tirreni: “Francesco il ribelle”, Beppe Giulietti presenta libro di padre Enzo Fortunato
Per dare da mangiare a una famiglia povera si può anche vendere il libro del Vangelo: un gesto ‘rivoluzionario’, questo, datato ben otto secoli fa. Come pure si può provare a dialogare con i briganti, ribellarsi al padre, parlare al Papa, incontrare un sultano. E’ quello che ha fatto San Francesco d’Assisi, esempio dal quale ancora oggi nessuno, credenti e anche non credenti, si stanca di attingere.
A Cava de’ Tirreni la prima presentazione in Campania di “Francesco il ribelle. Il linguaggio, i gesti e i luoghi di un uomo che ha segnato il corso della storia“, l’ultimo lavoro di Padre Enzo Fortunato, giornalista, direttore della sala stampa del Sacro Convento di Assisi e della rivista San Francesco patrono d’Italia.
Venerdì 6 aprile prossimo, presso la sede dell’Arcivescovado di piazza Duomo, alle 17,00, sarà il presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Beppe Giulietti, a esporre il volume edito da Mondadori con la prefazione del Segretario di Stato Vaticano, Cardinale Pietro Parolin, in tutte le librerie dal 27 febbraio scorso.
La serata, organizzata dall’Associazione Giornalisti Cava de’ Tirreni – Costa d’Amalfi “Lucio Barone” col sostegno della Diocesi di Amalfi-Cava de’ Tirreni e del Comune di Cava de’ Tirreni, sarà condotta dal giornalista Francesco Romanelli.
Ai saluti dell’arcivescovo Orazio Soricelli, del sindaco Vincenzo Servalli e del presidente dell’Assogiornalisti Emiliano Amato seguirà l’intervento di Giulietti e l’intervista a tutto campo di Romanelli a Padre Enzo Fortunato.
Il frate originario di Scala propone dunque rilettura della vita di San Francesco, dei gesti, delle parole pronunciate per esaltare quella forza rivoluzionaria che ha segnato la Chiesa per sempre.
“Rottura”, “ribellione”, “radicalismo”, “anticonformismo”: tutto questo ha caratterizzato Francesco ma sempre con lo sguardo a Cristo e dentro il cammino della Chiesa, anche quando quest’ultima appariva così distante dalla fedeltà a Cristo.
Se nel libro del francescano vengono ricordati episodi più e più volte citati, come l’abbraccio al lebbroso, l’abbandono della casa del ricco padre, l’incontro con il lupo o il dialogo con gli uccelli, ci sono anche storie meno note al grande pubblico, ma che riferiscono di gesti “rivoluzionari, ribelli, controcorrente”. Come appunto l’indicazione di dare in elemosina a una donna, madre di due frati, l’unica cosa a disposizione che c’era in quel momento in convento, un Antico Testamento.
«Sarà più gradito al Signore – disse Francesco ai suoi frati – l‘atto di carità che la lettura». Quanti nella Chiesa, ancora oggi, si scandalizzerebbero per un gesto del genere? Padre Fortunato dedica poi un capitolo a quello che è stato anche il momento più difficile per il santo. A partire dal 1223 la salute diventa sempre più precaria «ma il problema – racconta l’autore – non era solo la malattia del corpo: era l’anima a conoscere un’angoscia mai provata prima». Le liti e le difficoltà all’interno della comunità dei frati furono causa della “grande tentazione”: “il santo fu fortemente tentato di abbandonare tutto”. Difficoltà che sono anche quelle di oggi ma che si superano con l’esempio, la testimonianza. E per Francesco anche con la preghiera immersa “nelle profondità della materia”, come quel ‘Cantico di Frate Sole’, un’ode che sale a Dio dalla contemplazione della natura e delle creature, che resta dopo ottocento anni insuperata.
«Padre Enzo Fortunato, con questa opera, ha voluto mostrarci tutta l’attualità del pensiero e dell’azione di Francesco – sottolinea nella Prefazione il Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin -, mentre la Chiesa cerca ogni giorno di compiere quel cammino ‘in uscita’ chiestole da Papa Francesco”. Una biografia dunque non per ripercorrere la storia ma anche “per farci intravedere – sono ancora parole del cardinale – il volto del cristianesimo delle prossime generazioni».
Parolin evidenzia, inoltre, come l’assisiate sia stato «un ribelle, certo, ma un ribelle obbediente. Un uomo obbediente, certo, ma un obbediente sempre libero».