L’Uomo è custode e non padrone della Terra
Giuseppe Lembo
È tristemente vero che, “Siamo quel che mangiamo”. Siamo ormai lontani anni luce dal cibo-salute che ci veniva dalla Buona Terra, agli ormai lontani tempi del saggio mondo contadino, un tempo che non c’è più e che ci ha lasciato in eredità, un cibo sempre meno salutare che, tristemente e sempre più, arriva sulle nostre tavole, come cibo spazzatura.
L’Uomo è sempre più violentemente sfruttatore della Terra che disumanamente ne fa un uso abusato, con il libero convincimento che è l’ultimo ad usarla.
L’Uomo, in modo saggio e giusto, deve usare la Terra con rispetto; tanto, nel suo ruolo di custode e non di padrone.
L’essere custodi e non padroni significa, prima di tutto, non spadroneggiare abusandone e, facendone violenza ed avvelenandola con scarti consumistici velenosissimi o ancora peggio con aria avvelenata a tal punto da renderla un vero e proprio cimitero ambientale.
Significa non sottrarre spazi all’agricoltura, destinandoli ad un crescente ed abusato uso abitativo -residenziale, con colate di cemento sempre più dannatamente invasive.
Tutto questo succede per gli egoismi umani. L’uomo del nostro tempo, purtroppo, si sente sempre più padrone unico della Terra in cui abita e che tutto del suo Mondo, può essere usato abusandone, del tutto indifferenti del dopo che, può essere anche il deserto umano, con un diffuso vuoto esistenziale e/o con la catastrofe territoriale con la Madre Terra dissestata, inabitabile ed assolutamente negata al Futuro per mano degli egoismi di un presente cieco e senz’anima, con l’Uomo che ha dimenticato il suo ruolo di custode e non di padrone unico della Terra; tanto, con la disumana e cieca indifferenza di adempiere al proprio dovere di consegnarla al Futuro; a quelli del Futuro che hanno gli stessi diritti naturali di Noi del presente di poterla vivere e di poterla godere, per una vita saggiamente di qualità.
Di doverla vivere con saggezza per poi consegnarla a quelli che verranno che sono umanamente parte di Noi e che non possono non nascere e/o morire per l’invivibilità diffusa di una Terra distrutta e/o avvelenata dall’Uomo dell’apparire del nostro tempo che ammalato dell’immaterialità diffusa dell’avere e dell’apparire, con furia devastante usa ed abusa consumisticamente tutto di tutto di una Terra in avanzata fase di estinzione.
Tanto, così facendo, negandosi al futuro dell’ESSERE, in uno con la Terra che sta morendo di Uomo; di uomo/padrone e non più saggio custode della sua cara ed amata Terra da vivere, rispettandola. Da vivere rispettandola e, come merita per la sua generosità nei confronti dell’Uomo, volendola bene dal profondo dell’anima.
La Terra è patrimonio/risorsa dell’Uomo della Terra di tutti i tempi e di tutte le sue tante diversità geografiche. In quanto patrimonio del Mondo, centralmente indispensabile alla vita dell’Uomo, va rispettata da tutti gli essere umani.
Occorre per questo fine, una saggia e santa premessa di un”mai più violenza e/o uso sconsideratamente abusato della Terra, un grande patrimonio universale di tutti gli Uomini. In quanto tale deve essere amata e voluta bene.
Facendole male e capita sempre più spesso, l’Uomo non fa altro che fare male a se stesso.
Un male da morire, con le tristi conseguenze Terra/Uomo, dal Futuro negato; dal Futuro, disumanamente da vita cancellata.
La prima grande risorsa della Terra per l’Uomo che la abita è il cibo, una risorsa-vita senza la quale l’Uomo sarebbe impossibilitato a vivere.
Il cibo dell’universalità amica è il grano, il primo oro del Mondo, da cui il pane della vita per l’Uomo della Terra e come tale, il primo oro del Mondo.
Dal diritto al pane, nasce la libertà dell’Uomo in violento contrasto con gli altri della Terra che ne cercano egoisticamente la cancellazione, negando tristemente il “Diritto dei Diritti”, ossia il sacro Diritto al pane, il primo oro del Mondo.