Salerno: al Piccolo Teatro del Giullare “Luigi Pirandello e l’umorismo”
Sabato 7 (ore 21) e Domenica 8 (ore 18.30) Aprile, ultimo grande appuntamento con la prosa per la Stagione 2017/2018 del Piccolo Teatro del Giullare con il Gruppo Teatrale Temprart che, dopo il successo della GOLDONIANA, presenterà al pubblico salernitano
“Bellavita” e “Ma non è una cosa seria!” di Luigi PirandelloRegia di CLARA SANTACROCE;
produzione: TemprArt.
Spettacolo brillante per il capovolgersi di vicende, già di per sé inconsuete, in situazioni assurde, tipiche del teatro umoristico. Tratto da “Itinerari Pirandelliani“, sorta di viaggio a cura di Clara Santacroce, mette in scena due lavori teatrali, tra i meno frequentati, che rappresentano in modo diverso l’Umorismo del Nostro Autore: “Bellavita” e “Ma non è una cosa seria!“.
BELLAVITA – Atto unico
Personaggi e Interpreti
Notaio Denora – Lello Conte
Bellavita, pasticciere – Gabriele V. Casale
L’Avvocato Contento – Pasquale A.M. Senatore
Signora Contento – Manuela Pannullo
Il contenuto – L’Umorismo, definito “il sentimento del contrario” si manifesta in questo atto unico come la capacità di risolvere a proprio vantaggio e secondo una perfetta, quanto assurda, logica personale la situazione che angoscia. Più noto esempio di questo umorismo è “La Patente”, in cui un uomo civilmente ed economicamente distrutto dall’appellativo di jettatore reagisce chiedendo al giudice, con perfetto e conseguenziale ragionamento, il pubblico riconoscimento di questa sua qualifica.
Anche in Bellavita il protagonista trasforma in forza il proprio punto di debolezza. Una metamorfosi che sfocia nell’assurdo in cui si fondono il ridicolo, la disperazione e la pietà.
La vicenda – Bellavita è un ometto senza importanza, quello che definiremmo, in modo crudele, un perdente, giunto all’attenzione, pettegola e malevola, del paese soltanto per il tradimento della moglie con il notaio Denora, esponente della buona società borghese. Alla morte della moglie, quando cessa la ragione di tanta umiliazione, ma anche di una certa indiretta e assurda considerazione, inizia la sua vendetta. Bellavita non usa l’arma vile del ricatto o della maldicenza, ma espone ciò che gli veniva ridicolmente attribuito, cioè la sua condizione di marito tradito e consenziente, in modo tale da richiamare sul malcapitato Denora, che ora vorrebbe affossare tutta la vicenda, il peso del ridicolo.
MA NON È UNA COSA SERIA! – Terzo atto della commedia originale
Personaggi e Interpreti (in ordine di apparizione)
Gasparina – Giuliana Carbone
La maestrina – Manuela Pannullo
Il Prof. Virgadamo – Lello Conte
Il Signor Barranco – Gabriele V. Casale
Memmo Speranza – Pasquale A.M. Senatore
Il contenuto – Ma non è una cosa seria è una commedia in cui il serio, il drammatico e il comico si intrecciano nella rappresentazione di un umorismo grottesco. Di questa commedia si propone il terzo atto considerando questo momento conclusivo come fase essenziale e così chiaramente riassuntiva di tutto il lavoro da potersi addirittura concepire come atto unico.
La vicenda – Memmo Speranza è l’insanabile viveur, che per sfuggire ad ogni eventuale rischio di matrimonio, ha deciso di dare una sterzata alla propria vita rifugiandosi in una realtà fittizia: un matrimonio pro forma con una donna poco attraente che gli garantisca di fronte agli altri la condizione di uomo coniugato. Ma in questa finzione finisce per rimanere prigioniero. La situazione, non originalissima teatralmente parlando, è esasperata dalla presenza di due personaggi che caricano di altri colori tutta la vicenda, già per diversi motivi comica e drammatica al tempo stesso. Sì da condurre lo spettatore a chiedersi chi ha creduto che, cioè quale dei giochi sia stato veramente un gioco e quali delle cose credute siano state veramente tali. Una scomposizione di situazioni e di sentimenti in un senso di pietà che distorce il ridicolo in una smorfia grottesca.
LA MESSINSCENA
Essenziale, costituita da pochi elementi, cerca di ricostruire l’idea di un ambiente piuttosto che l’ambiente stesso. In ambedue le Commedie è costituita da un elemento centrale intorno al quale si svolge l’azione, quasi ad indicare la ciclicità di una storia che macera se stessa nello svolgimento dei fatti.