Si parla tanto di Sicurezza …e l’Italia crolla col vento e la pioggia
Giuseppe Lembo
Tornano le piogge, il vento e vengono giù mattoni, alberi, cemento. In un Paese in cui non esiste la cultura della cura del territorio.
Vengono giù i controsoffitti nelle scuole, traballano i piloni dei viadotti sull’acqua (come nel Cixerri sardo), si aprono voragini nelle nostre città e paesi l’acqua torna a riprendersi i letti di fiumi e torrenti tombati col cemento, su cui si sono costruite villette di lusso con giardino sui quattro lati, il fango trabocca da cunette e tombini privi di manutenzione, mentre la pioggia abbondante fa saltare i ridicoli tappi di cemento e sabbia con cui si rattoppano le strade mal realizzate e quindi precocemente degradate.
L’Italia ha un territorio a forte rischio idrogeologico. Lo sappiamo da decenni. Lo sanno gli esperti, i politici, lo sa chi costruisce case fra abusi e concessioni date con allegra leggerezza. Chi cambia colore politico dell’esecutivo di governo ma non la propensione a distribuire condoni di ogni tipo. Cemento, scavi, fondamenta e perfino alberi piantati in luoghi ad altissimo rischio. Non è catastrofismo. Ci sono i dati dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) a confermare che due frane su tre dell’intero territorio dei Paesi inclusi nell’Unione europea avvengono in Italia. Territorio violato e dimenticato.
Siamo sempre più, un Paese arrugginito e senza Futuro. È questo, l’amaro e sempre più triste destino di un’ITALIA dismessa e senza i dovuti controlli e le manutenzioni, per cui tutto è abbandonato a se stesso, nell’indifferenza umana ed istituzionale che non sa più che cosa fare e da dove cominciare per garantire i cittadini, soprattutto e prima di tutto nel sacro DIRITTO ALLA VITA, sempre più a rischio italiano.
Ai gravi mali antropici si vanno ad aggiungere i tanti gravi danni causati dall’UOMO ALLA NATURA, con la MADRE TERRA ammalata di UOMO ed il CLIMA altrettanto tristemente ammalato di UOMO che, così facendo, si va tragicamente negando al Futuro.
Che stato comatoso di degrado e di abbandono con l’UOMO sempre più solo ed indifferente a tutto, avendo ormai dismesso il piacere umano di uno stare insieme che si traduce in un grave vuoto di UMANITÀ SENZ’ANIMA, priva di quella socializzazione da SOCIETÀ che sa vivere bene il presente e proiettarsi intelligentemente nel FUTURO UMANAMENTE POSSIBILE, con al centro l’UOMO, in quanto ESSERE IN DIVENIRE, oggi sempre più tristemente cancellato dalle mute cose di un APPARIRE SEMPRE PIÙ SENZ’ANIMA E SENZA FUTURO.