Rho: 76^ ediz. EICMA, elettrizzante esposizione delle due ruote tra ruggenti motori
dal nostro corrispondente Donato Amabile
Nonostante una Milano bagnata da una sottile pioggia londinese, all’ingresso del parcheggio riservato alle moto (gratuito ndr) motociclisti, molti con targhe tedesche e francesi, tanti con casco modulare aperto e faccioni sorridenti, ansiosi di entrare nel più prestigioso moto-salone al mondo.
Visita ai vari stand degli espositori, con l’entusiasmo e l’interesse tipici della prima volta che si entra ad EICMA ignari di tutto, quando ci si perde letteralmente tra gli immensi padiglioni della bellissima area espositiva di Fiera-Rho, dove persiste una segnaletica indoor non sempre impeccabile.
In bella mostra nuova Vespa elettrica. Il marchio italiano più in voga tra gli scooteristi sposa in grande stile una tecnologia ormai annunciata da tempo: la mobilità elettrica. Parlavamo di stile perché, fino a solo pochi anni fa, la maggior parte dei veicoli elettrici era soltanto una rivisitazione, non sempre riuscita, di vecchi modelli di scooter soprattutto di provenienza orientale, a cui veniva sostituito il motore originale termico con un pacco batterie collegato ad un motore elettrico. Non sempre il risultato era entusiasmante, mentre qui ci troviamo di fronte alla vera Vespa, in tutto il suo intramontabile italian-style. La sensazione, muovendo il veicolo da fermo, è di un mezzo più pesante di quello convenzionale, ma non appena partiti l’agilità e la coppia grintosa messe in atto dalla Vespa “che non ronza” sono impressionanti. Il tutto avviene in una cornice di “silenzio”, che secondo il mio parere ben si addice ad un mezzo del genere, preposto alla circolazione nel caos metropolitano.
Altra sorpresa annunciata di quest’anno, sempre sul piano della mobilità elettrica, è la nuova Harley Davidson LiveWire. Già da un po’ di anni la storica casa di Milwaukee si presenta con importanti novità tecniche ed estetiche, si tratta di scelte coraggiose rispetto al suo pubblico tendenzialmente tradizionalista.
Ad Eicma 2018 Harley Davidson ha davvero deciso di fare il botto, stavolta non proveniente dai terminali di scarico, bensì dall’opinione del pubblico, presentando il suo colosso a due ruote… elettrico! La mia impressione è stata buona, ma certamente questo modello rappresenta un taglio abbastanza netto con il passato, sebbene si riconosca nella linea un marcato tentativo del designer di intrecciare un legame con gli attuali modelli in gamma, motorizzati in modo convenzionale.
Allo stand HD sfoggiano la loro bellezza anche i tradizionali modelli dotati di motore termico: due bellissime special ricche di dettagli estetici mai casuali, la recente FXDR 114 presentata ad agosto e le nuove motorizzazioni 2019 della gamma CVO.
Fantic Motor, storico marchio italiano nuovamente alla ribalta da qualche tempo, festeggia i suoi 50 anni con le sue principali news: il Caballero 500 Rally e l’elettrico E-Caballero. Gli sforzi della casa italiana per risollevarsi, in un mercato ancora difficile, sono notevoli ed i risultati sono certamente apprezzabili, vista la bellezza e qualità dei modelli citati. A proposito di elettrico, il nuovo Issimo, discendente moderno dello storico ciclomotore abbastanza diffuso negli anni 80.
Anche il moto-cross e l’enduro sono categorie che beneficerebbero nettamente dei vantaggi offerti da un motore elettrico. Questi consentirebbe innanzitutto agli enduristi di percorrere liberamente qualsiasi tratto di montagna in cui ad oggi sia stata vietata la circolazione alle motociclette per via della loro rumorosità. Ne beneficerebbe l’ambiente, grazie alle emissioni zero di tali veicoli. Ne beneficerebbe anche il piacere di guida perché i principali plus del motore elettrico sono la forte spinta propulsiva fin dal basso regime, la quasi totale assenza di manutenzione, se si esclude quella riguardante la ciclistica, il tutto senza dover accusare il principale svantaggio comune ad altri mezzi elettrici destinati alla circolazione stradale, ossia l’autonomia di viaggio: una moto enduro o da cross non viene utilizzata per distanze particolarmente lunghe, fatta eccezione per i rally, che comunque possono essere suddivisi in tappe.
Approdiamo in Ducati, dove c’è roba che scotta. La “signora della distribuzione desmodromica” ha realizzato un bellissimo stand, che sarebbe più opportuno definire mini-salone nel salone. C’è tanta carne a cuocere, ma la più ricercata dal pubblico è l’attesa versione stradale della Ducati Panigale V4R. La cilindrata del motore è “trattenuta” a 998 cm³, per poter rientrare nei limiti imposti dal prossimo Campionato del Mondo Superbike. Si distingue subito dalle sorelle, per via delle alette aerodinamiche presenti sulle carene, mutuate direttamente dalla Desmosedici impegnata nel Campionato di MotoGP. I dati sono da supersportiva destinata all’uso prettamente pistaiolo: 221 cv ad oltre 15,000 giri/minuto.
È piaciuta molto l’idea di esporre in un cubo di plexiglass un intero motore Ducati V4 funzionante, con movimento rallentato che ne mostrasse al pubblico la tecnologia in movimento, con un particolare riferimento alla distribuzione desmodromica, cavallo di battaglia della tradizione Ducati. Sarebbe bello che anche le altre case motociclistiche, almeno i principali colossi, prendessero spunto per fare qualcosa di simile, in modo da preservare quello che dovrebbe essere uno degli aspetti principali dell’EICMA: quello culturale. Un motore “esploso” funzionante è qualcosa di costoso che soltanto in occasioni del genere è possibile ammirare, ma che riesce a far comprendere in pochi minuti più cose di quanto non riesca un libro di testo dedicato.
Dall’altro fronte italiano delle due ruote da pista, arriva una novità interessante: la nuova Aprilia RS660, un bicilindrico di 660 cm³ di cilindrata e 100 cv di potenza, derivato dal V4 che equipaggia le sorelle maggiori Tuono V4 ed RSV4 Factory. L’idea è buona in un momento storico in cui le medie cilindrate tornano alla ribalta, anche in considerazione del fatto che al catalogo della casa di Noale manca un modello sportivo intermedio, tuttavia al momento la RS660 è una concept, cioè un modello di cui non si sa ancora se vedrà la produzione di serie. La linea è molto aggressiva, mi è piaciuta perfino più della maxi RSV4 Factory 1100. Quest’ultima è l’altra novità di Aprilia, con un propulsore di 1078 cm³, la carena anche qui dotata di appendici aerodinamiche, che continuano a far discutere il pubblico, e ben 215cv di potenza massima. Vista la cilindrata, non è questa la moto che parteciperà al prossimo Mondiale SBK, infatti nel 2019 Aprilia si dedicherà soltanto alla MotoGP.
Lo stand MV Agusta, meno impattante degli anni scorsi dal punto di vista scenografico, ma più concretamente incentrato sulle sue opere d’arte motoristica a due ruote. Dubito che qualcuno sia uscito dal Salone della Moto senza aver ammirato la MV Superveloce 800. Si tratta della più bella fusione tra passato e moderno che sia mai stata concepita fino ad oggi. La rievocazione delle linee retrò, sapientemente orientate verso i dettami del design moderno ha spesso prodotto ottimi risultati, soprattutto in ambito cafe-racer, custom o enduro, ma mai si era visto un così ben riuscito esercizio di stile su una moto supersportiva, destinata a finire anche fra i cordoli di una pista, quando non impegnata in un tortuoso passo di montagna o costiera. Le interpretazioni Vintage delle case motoristiche non generano solitamente modelli dalla linea particolarmente aggressiva, mentre la Superveloce esprime tanta grinta, abbondantemente condito da una tecnica sopraffina ed elaborata ai massimi livelli, partendo dal motore 3 cilindri che già equipaggia alcuni modelli MV Agusta, come la splendida F3. Indubbiamente la moto piace tantissimo sia ai nostalgici che ai giovanissimi, incontrando un ampio favore di pubblico, che in poco tempo ha formato la folla intorno alla nuova creatura italiana. Il muso richiama la forma di un siluro con il fanale anteriore posizionato all’estremità, si raccorda a sella e coda seguendo una linea tesa quasi orizzontale, tipica del design italiano. La coda è essenziale, a forma di “pungiglione” che termina mozzato da un classico fanale tondo molto anni ’80, anch’esso molto italiano e per nulla passato di moda. I primi vocaboli che vengono in mente guardandola potrebbero essere “slancio”, “penetrazione aerodinamica”, maneggevolezza.