La scoperta della tomba di Santa Cecilia
don Marcello Stanzione
A differenza della maggior parte delle famiglie patrizie di Roma, i Valerii avevano fatto come scelta, per la loro residenza nella Città, non un quartiere elegante come l’Aventino, ma di quello popoloso e popolare di Trastevere. Sulle rovine di questa dimora s’innalza oggi una delle più belle chiese di Roma, dietro una piazza poco frequentata dai turisti, in fondo ad un giardino che ha custodito la sua architettura antica, con una fontana in mezzo, i suoi roseti e le sue begonie. La chiesa è posta sotto il titolo di Santa Cecilia. Gli archeologi concordano nel dire che l’attuale Santa Cecilia è succeduta ad un santuario molto più antico, certamente uno dei tituli primitivi, case private che dei ricchi cristiani mettevano a disposizione dei fedeli prima del riconoscimento ufficiale della Chiesa, nel 313. Essi concordano anche per pensare che questa proprietà fu data al clero da una donna della famiglia dei Caecilii, chiamata, secondo il costume che imponeva alle ragazze come nome il cognome del loro padre femminilizzato, Caecilia Metella. A questo si limitano le certezze storiche e là comincia uno dei racconti più controversi del martirologio cattolico. Precisiamo che poggia su alcune constatazioni posteriori.
Nell’ottobre 1599, diventa evidente che la basilica Santa Cecilia ha bisogno di essere restaurata.
Il cardinale di Santa Cecilia, poiché è costume che i cardinali siano titolari di una parrocchia romana, si chiama mons. Paolo Emilio Sfrondati ; egli è il nipote del papa Gregorio XVI.
Questa sopravvivenza del nepotismo pontificio non impedisce a Mons. Sfrondati, vecchio discepolo di San Filippo Neri all’Oratorio, di essere un buon sacerdote. Ora, nel corso dei lavori, il cardinale scopre parecchi sarcofagi antichi, in marmo bianco. Da buon Romano, egli indovina immediatamente che si tratta di reliquie insigni, deposte là all’inizio del IX secolo da papa Pasquale I. Per caso sono ritrovati i corpi dei martiri Cecilia, Valeriano, Tiburzio e Massimo. Tremando di emozione, Monsignor Sfrondati fa aprire le sepolture. In una riposano, in effetti, i resti di tre uomini. Nell’altro…
Un grido di sorpresa segue l’apertura della tomba. Coricata sul fianco, come un’addormentata sul punto di svegliarsi, riposa una ragazza che può avere diciotto anni. Ella è morta da tredici secoli, ma il suo corpo è intatto, miracolosamente preservato dalle leggi normali della corruzione. Ella è rivestita di un abito bianco borchiato d’oro, ha la veste di una patrizia, ma macchiata da larghe macchie di sangue, rosso come se stesse per colare. Altra biancheria insanguinata è piegata vicino al cadavere, secondo il pio uso dei primi cristiani che raccoglievano il sangue dei martiri. Scartandoli, il cardinale può vedere che la ragazza porta tre profonde piaghe alla gola ; la testa è quasi staccata dal tronco, ciò che spiega la curiosa posizione nella quale la morta è stata sepolta. Infine, la mano destra è piegata in una strana posizione. Sfrondati comprende, colpito, che tre dita sono rimaste diritte, in quello che il cardinale interpreta come un’ultima confessione del mistero della Trinità. Lo scultore Maderno è chiamato in tutta fretta, per riprodurre l’immagine immediata che viene ad offrirsi agli spettatori : Cecilia, una delle più celebri martiri di Roma, intatta. Maderno e tutti gli altri sono così colpiti che nessuno tra di loro osa portare una mano sacrilega sul cadavere della piccola apostola della castità. Senza fare altre constatazioni, Cecilia è seppellita sotto l’altare principale della sua chiesa. Solo la attraente statua di Maderno testimonia il miracolo.
I casi di incorruttibilità di un cadavere, se ne trovano nella Chiesa ; tutti indicano una santità non sempre celebre né pubblica, ma solida, certa, eccezionale. Dio non preserva il corpo di chi non esca dal comune, dalla putredine e dai vermi. Nessuna spiegazione naturale rende conto del fenomeno, soprattutto quando si tratta di un cadavere vecchio di mille trecento anni, coperto di sangue che, in principio, si decompone e con quale odore … dal momento che è esposto all’aria aperto, e nel clima caldo di Roma… A priori, questa preservazione del corpo di Cecilia (La Chiesa primitiva conosceva questo tipo di fenomeni. Le comunità di Smirne e di Lione, nelle Passioni di una storicità insospettabile, di San Policarpo, di Potino, di Blandina e dei loro compagni, annotano che i resti suppliziati spandevano i profumi più soavi, anziché il puzzo della decomposizione) è un pegno di santità da una parte, molto al di sopra dell’affermazione moderna che fa di essa una pia vedova che avrebbe legato la sua casa alla Chiesa.