Castel San Giorgio: serata densa d’emozioni con artisti Avagliano e Vitale

Anna Maria Noia

Una serata densa di avvenimenti e di spunti artistici nonché spirituali, quella di domenica 25 novembre scorso, a Castel S. Giorgio. Dopo la celebrazione eucaristica delle 18.30, tenutasi presso la congrega dell’Immacolata al centro della cittadina, i due artisti (di origini cavesi) Alfonso Vitale e Vincenzo Avagliano – quest’ultimo, sangiorgese di adozione – hanno illustrato al pubblico la loro più recente opera a quattro mani: “Splendono di argento e di oro le ali della colomba”. La S. Messa è stata officiata dal parroco, don Gianluca Cipolletta. Che è poi intervenuto al vernissage dell’opera, forse tra le più riuscite dagli artisti – uno pittore e l’altro scultore – offrendo un contributo di interpretazione ai quattro pannelli (in uno) raffiguranti la sagoma della Madonna Immacolata. Un quadro moderno, ma ispirato all’antico – in particolare al salmo biblico (veterotestamentario) numero 67, versetto 14. I colori dominanti erano (e sono) l’azzurro lapislazzulo e il blu-indaco. Non ci soffermiamo, ormai, sulla bellezza di questo manufatto – su cui si è diffusamente parlato – in omaggio alla Vergine celebrata l’otto dicembre – ormai prossimo. Una data in cui sia la congrega che l’intera comunità di S. Giorgio si uniscono in occasione delle celebrazioni per l’Immacolata Concezione di Maria – la cui devozione popolare è molto avvertita, in città. Piuttosto ci inoltriamo lungo l’iter della serata. Oltre a don Cipolletta, a far gli onori di casa per l’iniziativa vi era il sindaco Paola Lanzara. Intervenuta con un plauso ai due validi pigmalioni dell’opera. Insieme all’altro responsabile di manifestazioni similari: il priore Gennaro Cibelli, hair stylist per uomini in un accorsato negozio del centro città. Presente anche il già primo cittadino di Castel S. Giorgio – il medico Franco Longanella. Ha inoltre preso parte alla lodevole manifestazione l’amico dei due artisti: lo scrittore cavese (ma residente a Bergamo) Antonio Donadio. Anch’egli, come Avagliano e Vitale, un personaggio di spessore ed un’autentica eccellenza italiana – particolarmente del Meridione. Particolarmente della provincia di Salerno. Studi classici e laurea in Filosofia in tasca, Donadio ha conosciuto Umberto Eco. Dopo aver preso la parola, Cibelli ha ricordato l’importanza delle confraternite nel tessuto sociale collettivo della storia meridionale e/o non solo; ha parlato del Monte dei Paschi di Siena e dei banchi di mutuo soccorso del passato – gestiti, appunto, da gruppi di persone tra cui alcuni confratelli. È entrato più vivamente nel discorso, poi, lo stesso Donadio. Che ha utilizzato la formula (usata anche dal poeta Montale) del cosiddetto “correlativo oggettivo”. Ossia la concezione dell’arte (della pittura e scultura come della scrittura) come qualcosa di oggettivamente definito e determinato, per l’autore. Che però – hanno poi espresso Vincenzo Avagliano e Alfonso Vitale – deve necessariamente colpire chi scopre un’opera. Così questa diviene soggettiva. Così dev’essere: un dipinto o un romanzo sono patrimonio di chi legge – oltre di chi crea. Una lunga e proficua, interessante discussione si è poi svolta su queste tematiche. Tra il pubblico, tanta gente “semplice” – nel senso non deteriore del termine; il cronista Rai Giuseppe De Caro con la madre. Inoltre, tanti fedeli e gli amici e collaboratori della Confraternita. Molto gentili le donne della congrega, che hanno preparato dolciumi e un piccolo rinfresco al termine della manifestazione. Ricordiamo che il pannello esposto, dove verrà – in questi giorni – posizionata la Madonna dei primi del ‘900 presente nel salone, consta di 2 metri x 2,80 di dimensione (in totale). Le tecniche sono materiche, con colori granulosi, appositamente realizzati dagli autori. Tante le colombe svolazzanti attorno all’immagine e all’effigie di Maria, simboleggianti l’amore e lo Spirito Santo.