Battipaglia: Potere al Popolo “Lavoro, Campania precipita per lavoro”

Il lavoro è al centro del dibattito dell’Assemblea Nazionale sul Lavoro che Domenica, 24 febbraio dalle ore 10 alle 14, Potere al Popolo terrà a Battipaglia (SA) presso l’Aula Magna della Scuola De Amicis con partecipazioni da tutta Italia.

Il Lavoro autonomo è sul lastrico, la classe operaia quasi non esiste più a meno che non si parli di operai particolarmente specializzati, gli operatori qualificati nell’assistenza sociale sono ormai ridotti a paghe mortificanti a causa degli appalti al ribasso con cui gli enti affidano i progetti alle cooperative o alle associazioni, oltre duemila i posti di lavoro persi nelle costruzioni e centinaia di aziende moribonde. In compensano aumentano di 100mila unità le colf e le badanti (finte Sole 24 Ore), i contadini quasi non esistono più ed essere un bracciante agricolo oggi vuol dire accettare dieci euro al giorno senza contratto. Secondo l’ultimo rapporto Censis nel Sud il tasso di occupazione è pari al 34,3% (2,9 punti percentuali in meno di differenza rispetto al 2007) e la Campania è ancora al di sotto dei livelli pre-crisi (-7,9 punti al di sotto del Pil del 2008). Potremmo andare aventi per tutte le categorie e i settori ma ciò che serve è una visione nuova. Per questo Potere al Popolo ha indetto per domenica 24 febbraio 2019 l’Assemblea Nazionale Lavoro, scegliendo un territorio negli ultimi mesi martoriato dalle crisi occupazionali, ultima quella di Treofan Italy e del quotidiano La Città di Salerno chiuso da un giorno all’altro con il licenziamento di 13 giornalisti. Due vertenze che in comune hanno il nome dell’imprenditore Carlo De Benedetti.

 

Parteciperanno

Tra le forze sindacali spicca il nome di MGA, Sindacato Nazionale Forense. Gli avvocati sono sempre più poveri e i la Campania, seconda regione in Italia dopo la Calabria per densità di iscritti all’Ordine, con 5,9 avvocati ogni mille abitanti, vede anche gli avvocati con redditi prossimi alla soglia di povertà (24 mila 967 euro di media annua). Per i giovani avvocati è quasi inutile intraprender la carriera visti i guadagni ancora più scarsi. Ma il discorso è facilmente estendibile a tutto il territorio nazionale e a tutte le professioni: per gli architetti, la crisi è senza precedenti ma diminuisce il peso dell’occupazione anche nei settori manifatturiero (400mila lavoratori in meno), nelle costruzioni (500mila lavoratori in meno), nella pubblica amministrazione e nella difesa (200mila posti cancellati). “La partita iva in Italia è diventata il nuovo strumento della precarizzazione e dello sfruttamento del lavoro – denuncia Valentina Restaino del Consiglio direttivo del Sindacato Nazionale Forense MGA – La sinistra e il sindacalismo italiano hanno dimenticato l’esistenza di questi lavoratori. Noi crediamo che ad essi Potere al Popolo debba dare una rappresentanza politica. Abbiamo già iniziato con il nostro programma politico delle scorse elezioni che, sul punto, è di assoluta avanguardia. Il tavolo lavoro di PaP dovrà riconvocarsi in una nuova assemblea pubblica sul tema del lavoro autonomo, professionale e a partita iva, al fine di discuterne e stabilire la migliore strategia d’azione per il perseguimento di un obiettivo politico che sarebbe storico: unire, sulla base di un principio di solidarietà e di mutualismo, il lavoro dipendente al lavoro autonomo in una piattaforma in grado di tutelare i diritti di tutti”.

Delegazioni operaie presenti

Hanno aderito delegazioni di lavoratori provenienti da tutta Italia, dai lavoratori Treofan Italy dello stabilimento di Battipaglia agli operai ex Irisbus di Flumeri, Fonderie Pisano di Salerno, Ast Acciai Speciali di Terni, Beckaert di Firenze, Abramo Call Center di Crotone. Durante la giornata è previsto il collegamento in video conferenza con alcuni rappresentanti dell’Ilva di Taranto. Sono state invitate anche rappresentanze del mondo sindacale, associativo, politico regionale e nazionale. Al centro del tavolo non solo le vertenze in atto sul territorio nazionale, ma anche le tematiche inerenti un mercato del lavoro sempre più sbilanciato a sfavore delle classi popolari.

Focus Campania

L’ultimo e impietoso dossier di Eurostat è la fotografia più recente sulla Campania che scala la vetta di una drammatica top ten europea: al settimo posto è la regione con la disoccupazione giovanile con il tasso del 54,7% tra i ragazzi della fascia d’età 15-24 anni. A Napoli e Salerno il tasso, nell’ultimo anno, è passato dal 49,9% al 54,7% entrando in concorrenza non solo con le altre città italiane ma contendendosi la maglia nera persino con le regioni dello stesso Sud. La Calabria, al quinto posto infatti è passata dal 58,7% al 55,6. La Sicilia è migliorata passando dal sesto al decimo posto, e la Sardegna è riuscita finanche a uscire dalle prime dieci regioni in crisi. Rispetto all’andamento del fenomeno in Campania, Eurostat ha registrato un incremento del tasso di disoccupazione, in due anni, dal 20,4 al 20,9%, cioè più del doppio rispetto alla media europea ferma al 7,6%. Questo trend negativo rispetto alla media è condiviso con altre regioni del Sud, quattro in particolare: Calabria, 21,6%; Sicilia e Puglia, 19,1%.

Il Sud sommerso

In Italia sono oltre 3,3 milioni i lavoratori e lavoratrici vessati in tutti i settori produttivi del Paese, 100 mila nelle false cooperative. Maglia nera a Calabria, Campania e Sicilia le regioni del “sommerso”. Sul piano territoriale, e riguardo all’incidenza del lavoro irregolare sul valore aggiunto regionale, Calabria e Campania registrano le percentuali più alte (rispettivamente il 9,9% e l’8,8%), seguite da Sicilia (8,1%), Puglia (7,6%), Sardegna e Molise (entrambe con il 7,0%). Nel sommerso il salario medio orario scende da 16 euro a 8. L’evasione tributaria e contributiva schizza a quota 107,7 miliardi, quattro volte la manovra approvata il mese scorso. È così che in Italia l’economia sommersa ha sfruttato la crisi stringendo nella sua morsa la parte più esposta e meno difesa: i lavoratori che a causa della difficoltà hanno accettato un lavoro a ogni costo. Le false imprese che ricorrono al lavoro irregolare riducono il costo del lavoro di oltre il 50% mettendo spesso fuori mercato le aziende che operano nella legalità. Sono i dati allarmanti che emergono dal focus Censis – Confcooperative.