Pagani: processione Madonna delle Galline
Termina la lunga attesa. Un’attesa che ogni paganese porta nel cuore e considera parte integrante di una festa che racchiude in sé la storia, la tradizione, il folklore, la venerazione, e che riesce a unificare sacro e profano come poche altre manifestazioni popolari dell’Italia Meridionale. Domani è il giorno della processione che consuma tutto ciò che l’ha preceduta. Un silenzio irreale che dura pochi secondi e che esplode nella venerazione della Vergine del Carmelo con tutta la gioia di cui i paganesi sono capaci.
La leggenda narra di galline raspanti che riportarono alla luce una tavola con il volto della Vergine. Il ritrovamento fu interpretato come manifestazione divina e ne seguì la decisione di creare un luogo di culto, che si sarebbe evoluto successivamente nell’attuale chiesa santuario. La tavola, probabilmente portata da monaci sfuggiti dall’Oriente nell’VIII–IX secolo è venerata oramai da quattro secoli. Ad essa il popolo offre volatili di ogni genere, principalmente galline. La processione passa in rassegna le strade, i vicoli, i cortili di Pagani con al seguito i volatili, che godono dell’ammirazione di tutti standosene appollaiati sul capo, sulle braccia, ai piedi della Vergine, noncuranti del vocìo, della musica e dei botti. Lungo l’itinerario della processione i fedeli creano i toselli, edicole votive impreziosite da coperte di raso, merletti e stampi in terracotta. Nei cortili più grandi si aggiungono talvolta anche tammurriate, mostre e banchetti.
Particolare la cerimonia che si svolge davanti alla basilica pontificia di Sant’Alfonso: la statua della Vergine riceve in dono, dai padri redentoristi, una coppia di galline, secondo la tradizione iniziata dallo stesso sant’Alfonso, che viene ricambiato dalla Madonna con due colombe. Subito dopo il rito dello scambio, la processione riprende
L’altra caratteristica che avvolge l’intera festa è la tammurriata, una forsennata musica popolare che scoppia il venerdì in albis, e che accompagna i fedeli per l’intera giornata della domenica e si conclude all’alba del lunedì successivo, quando il popolo dei devoti va a deporre ai piedi della Madonna le tammorre utilizzate durante la festa. La tammorra è un tamburo a cornice che sprigiona suoni determinati dall’impatto del palmo della mano e dalle dita. Il ritmo della tammurriata è determinato anche da un secondo strumento, strettamente in sintonia con la tammorra. Si tratta delle nacchere (o castagnette) che accompagna quello più cupo, assordante, della tammorra. La tammurriata determina l’inizio delle celebrazioni, accompagna il popolo in festa e raccoglie i danzatori oltre la festa fino a suggellarla definitivamente. Passata la processione della Vergine, si creano i cerchi, dove i tammurriatori e i devoti danno liberamente vita alla tammurriata.
La festa della Madonna delle Galline chiude così il suo sipario, ma lascia aperto l’orgoglio dei fedeli di sentirsi paganesi.