Ma che Europa è?

Giuseppe Lembo

Dopo un breve percorso di insieme europeo, un insieme sempre più sfilacciato e disunito, con la Brexit, l’Inghilterra, ha salutato i 27 Paesi stellati ed è uscita dall’UE, un insieme che è attraversato da una grave sofferenza di umanità di insieme unitario con alla base un’anima sola ed una condivisione solidale per un comune cammino dei popoli d’Europa nel tempo nuovo del Terzo Millennio. Di fronte a questa situazione che pone molti ed in sé drammatici interrogativi per il futuro dell’Europa Unita, c’è da chiedersi che “Europa è” con l’Inghilterra che si è tirata fuori, salutando i compagni di cordata che vivono insieme pensando fortemente e sempre più, ad una disunità che è la dominante di un “essere europei”, fortemente incapaci di vivere insieme. Con la Brexit, dell’Inghilterra, l’Europa è più debole; è più debole agli occhi del mondo. Tanto, non volendolo ammettere e facendo finta che tutto è come prima.

Siamo ad un concetto di unità continentale che, purtroppo, è sempre meno parte dei popoli d’Europa, con alla base il suo frazionamento geografico in cinque grandi settori continentali, meglio individuati in orientale ed occidentale; tanto, con sfere di influenza che si richiamano al mondo capitalista da una parte e socialista – comunista dall’altra. L’UE ha in sé il grande significato del superamento dei vecchi nazionalismi non ancora sopiti e tanto meno trasformati, per una comune opportunità d’insieme, in un saggio spirito soprannazionale. Ma che Europa è, senza l’Inghilterra? Agli occhi del mondo globale che deve camminare insieme per trovare le soluzioni giuste funzionalmente utili al bene condiviso, con un pezzo così importante d’Europa in meno, manchiamo di credibilità.

Viene spontanea e diffusa la riflessione sull’incapacità del fare condiviso allargato agli altri. C’è di mezzo il buco nero di una Brexit che ha reso orfana l’UE di una sua parte importante; di una parte che, proprio non se ne può fare a meno; tanto, sia per la buona immagine ed il buon funzionamento dell’UE, forte di un’anima solidale, sia per affrontare e vincere le grandi sfide di un mondo globale con situazioni gravi per i tanti cambiamenti che si affollano, non avendo alternative possibili, per un mondo nuovo; per un’umanità concretamente nuova ed attenta al nuovo universale con alla base una migrazione globale che proprio non sa dove porterà il mondo e quali potranno mai essere gli assetti possibili e saggiamente giusti per l’uomo della Terra, in quanto ESSERE; in quanto saperi e valori dell’ESSERE, i soli che possono salvare il mondo, da una catastrofe umanitaria sempre più minacciosamente vicina. I soli che salveranno il mondo, liberando l’umanità dalla presenza di una catastrofe minacciosa da fine del mondo. Con l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione, l’Europa è orfana di un suo partner importante; è una parte di quell’unione di cui non si può fare assolutamente a meno, in quanto elemento importante ed insostituibile della sua stessa cultura; dei suoi stessi valori e della sua stessa umanità identitaria. L’Inghilterra che è uscita dall’UE, sbattendo la porta, lo ha fatto applicando l’articolo 50 del Trattato di Lisbona, come libera e determinata volontà di un meccanismo di recesso volontario ed unilaterale di un Paese dall’Unione Europea. Uscendosene dall’UE l’Inghilterra ha lasciato agli altri d’Europa, il suo minaccioso “Ci rimpiangerete”.

Per bocca della voce stonata e sempre meno opportuna, del Ministro Poletti, un Ministro, dalle trovate idiotamente inopportune, l’Italia ha valutato positivamente l’uscita inglese dall’UE; avrà, ha detto, un effetto positivo per l’Italia. Tanto, prevedendo con parole fuori posto e senza senso, “più opportunità per l’Italia”. Purtroppo, ponendo la dovuta attenzione all’uscita dell’Inghilterra dall’UE, dico convintamente, per le tante implicazioni di vita d’insieme europeo che, anche per effetto di questa anomala condizione UE, cresceranno i già gravi mali italiani. Altro che ottimismo!  C’è invece da augurarsi, come ha dichiarato il primo Ministro inglese, la Premier Teresa May, che la Gran Bretagna esca dalle istituzioni dell’UE, ma non dall’Europa, dati i valori liberali e democratici di saggia condivisione dell’universalità riconosciuta di tutto l’insieme europeo; si tratta di valori importanti di cui il mondo, tutto il mondo, oggi più che mai, ha un grande bisogno. C’è da augurarsi che le conseguenze del divorzio non diventino  motivo di scontro allargato per tutto e su tutto; tanto, soprattutto, sulle tante questioni aperte con un peggioramento dei rapporti e con gravi ricadute negative per l’insieme europeo che è fatto di saggio insieme e d’insieme vive e deve vivere nel bene e nel male, comprese le gravi minacce di un terrorismo sempre più ferocemente aggressivo per tutti i Paesi dell’Europa, fanaticamente considerati nemici infedeli da abbattere, minacciando per questo triste fine, il vecchio continente UE e non UE. Per questo e non solo per questo, c’è e deve continuare ad esserci una solidarietà europea, assolutamente necessaria al futuro d’Europa; una solidarietà che unisce di fatto anche quello che i trattati, facendosi male, dividono. Altro che compiacimento! L’uscita di un Paese importante quale la gran Bretagna, dall’insieme EU, è un’occasione di sofferta tristezza per tutta l’Europa; per tutta l’UE dal futuro d’insieme sempre più incerto e con i cittadini populisticamente, fortemente convinti del ritorno saggio e giusto entro i propri egoistici confini nazionali. foto businessonline.it