Lourdes: San Pio da Pietrelcina, cireneo di dolore, vicino alla sofferenza del mondo!
dal nostro inviato il Direttore Rita Occidente Lupo
Accade che a Lourdes, gl’incontri apparentemente casuali, si rivelino un’ennesima prova che la fede, unisce i cuori e permette d’incontrare chi vive nel quotidiano ogni giorno il messaggio di Lourdes: preghiera e penitenza, nell’accoglienza della solidarietà verso soprattutto gl’infermi.
Elisabetta Tucci, residente a Bologna, pugliese di nascita, vive da lunghi anni a stretto gomito con la pastorale evangelica, frequentando luoghi e persone che ispessiscono il cammino di fede. Tra i suoi ricordi, quello di San Pio da Pietrelcinaa. “Lo conobbi in occasione della Sua celebrazione eucaristica, all’altare di San Francesco, nella vecchia chiesa di San Giovanni Rotondo. Aveva i mezzi guanti, che Gli coprivano le stimmate delle mani ed era profondamente assorto nel mistero eucaristico. Non ebbi modo d’avvicinarLo nè di prarlarGli: non ne avvertii il bisogno insistente, avendo già una direzione spirituale molto incisiva, di matrice dehoniana. Con gli anni il mio pensiero corse a Lui, col desiderio di entrare nel novero dei Suoi figli spirituali. Ignorandone le condizioni, una volta a San Giovann Rotondo, sulla Sua tomba tale desiderio: vidi padre Onorato che scendeva le scale della cripta. Pensai di chiedere a Lui delucidazioni. La sua risposta secca: “Va’ sulla Sua tomba e chiediGlielo!” Ubbidii e mentre stavo in preghiera in cripta, ecco l’illuminzione. Il sacerdote che officiava l’Eucarestia, commentando di non aver conosciuto personalmente il Santo, pronunciò poche parole all’omelia: “Per essere figli spirituali di Padre Pio, occorre mettere in pratica quanto Lui assserì nei Suoi scritti e amare la preghiera!” Avvertii che quelle parole erano la risposta che cercavo. Da quel giorno, la mia vita più che mai drizzata all’apostolato ed alle opere. Padre Pio mi ha sempre assistita. Ricordo quando mio fratello, affetto da tumore, all’età di 33 anni, con un figlioletto di pochi anni di vita, subì l’infermità letale. I medici non diagnosticarono in tempo la patologia, che avanzò rovinosamente. Un pomeriggio, un intenso profumo di fiori, m’avvolse, mentre ero al suo capezzale. Anche i miei familiari e lo stesso scettico mio padre, riferirono d’avvertire un’intensa fragranza di violette, commista ad altri fiori. Vidi Padre Pio, con una cotta bianca ed una stola viola, che mi disse: “Non fare più niente per campà!” Mio fratello purtroppo si spense dopo poco tempo. Da quel momento capii ulteriormente la missione di San Pio, nel voler alleviare le sofferenze anche fisiche, con la costruzione dell’Ospedale Casa Sollievo. Ed io cerco d’esser vicina agl’infermi, non solo a Lourdes. Avendo ricevuto una pezzuola, con la quale il Santo s’asciugava il sangue della ferita del costato, donatami da Carmela Rocchetto, che viveva con Maria Pyle, la prestai ad una signora affetta da tumore polmonare. La reliquia non è mai più tornata in mio possesso, per cui me ne addolorai. Un giorno sentii dentro di me la voce del Santo che mi diceva: “Guarda più in alto!” Così intesi che gli oggetti, le reliquie, sono solo dei segni della Santità. Ho anche altre piccole reliquie, che metto a disposizione di quanti sofferenti nel corpo, me le richiedono. Credo che l’apostolato sia in ogni istante e che l’adorazione a Gesù Sacramentato, che svolgo anche a Loreto, sia soprattutto un vivere la carità, attimo per attimo, per portare anime al Signore e sostenere quanti sono nella prova!”