Castel San Giorgio: arrivo reliquia di San Rocco

Anna Maria Noia

Castel S. Giorgio è in festa. Siamo nel pieno delle celebrazioni in onore del patrono Rocco (nobile di Montpellier), il santo taumaturgo venerato in tutto l’antico Stato di Sanseverino [sic!]. Assieme a un ricco programma di iniziative, religiose e civili, la comunità intera della cittadina dell’Agro – in special modo coloro che orbitano attorno alla parrocchia di S. Maria delle Grazie e S. Croce – avrà la gioia di accogliere una reliquia originale e autentica di S. Rocco. È il nuovo arcivescovo, mons. Andrea Bellandi (insediatosi da un mesetto alla guida della Diocesi di Salerno-Campagna-Acerno), ad affidare l’osso del taumaturgo alla devozione popolare e alla venerazione da parte della collettività. Rispondendo pertanto a una richiesta formale da parte di don Gianluca Cipolletta – parroco delle realtà sangiorgesi – protocollata in data 13 luglio 2019 (numero 111). Don Gianluca aveva espresso il desiderio di aumentare la fede in S. Rocco nei suoi fedeli, proprio avvalendosi di una visita delle sacre spoglie. Ed è stato accontentato, con emozione e trepidazione di tutti. Emozionato e felice dell’iniziativa anche il priore della Confraternita dell’Immacolata di S. Giorgio – il barbiere Gennaro Cibelli – a nome della congrega che rappresenta. La reliquia giungerà a S. Giorgio martedì 13 agosto – tra pochi giorni. Il parroco ha emanato un comunicato stampa, una nota, in cui spiega le ragioni della visita della reliquia stessa. “Le reliquie – spiega – sono parte del corpo di un santo, solennemente esposte e venerate. Già nei primi secoli del Cristianesimo, ma il culto ebbe massima diffusione nel Medioevo; possedere, allora, le spoglie di un santo era considerato un segno di protezione speciale. Contestualmente, sempre nel Medioevo, si scatenò una vera e propria corsa alla reliquia – tra città e città”. “Le reliquie – prosegue don Gianluca – sono un simbolo tangibile della presenza di un santo nelle comunità che lo venerano. Inoltre rafforzano la pietà popolare. Tale pietà popolare nasconde una profonda fede, espressa più in modo simbolico che razionale – ma non per questo senza un contenuto teologale – esprime il sacerdote. “Papa Francesco dice che la pietà popolare è la spiritualità incarnata nella cultura dei semplici. E raccomanda ai presbiteri di avvicinarsi ad essa come il Buon Pastore, che ama e non giudica. Infatti il processo di inculturazione della fede popolare è realtà mai terminata”.

“Le espressioni della pietà popolare – ricorda il prete, citando il santo pontefice – hanno molto da insegnarci; sono un luogo teologico a cui dobbiamo prestare attenzione, particolarmente nel momento in cui pensiamo alla nuova evangelizzazione”. Prosegue, poi, don Cipolletta: “La nostra parrocchia aveva già ricevuto, negli anni scorsi, il dono prezioso di ricevere in affido una reliquia di S. Rocco, ma purtroppo fu rubata”. Il parroco ricorda che l’ufficializzazione del culto sangiorgese verso il santo è avvenuta il 7 luglio 1792, anche se già i cittadini veneravano il taumaturgo molto tempo prima. Infine, sempre nel comunicato, don Gianluca esplica come dal suo arrivo a S. Giorgio (2016): “Ho cercato di far accrescere la pietà popolare sangiorgese verso il patrono”. Ed ora, ecco l’arrivo della reliquia – con autentica in carta pergamena. Il 13 agosto l’osso sarà portato in piazza Martiri d’Ungheria, dove verrà accolto in corteo dalle 19. Alla presenza di autorità civili e militari, di tutte le associazioni e di tutti i gruppi della parrocchia. Lo stesso corteo proseguirà verso la chiesa parrocchiale di S. Maria delle Grazie. Qui – ore 20 – sarà officiata la celebrazione eucaristica solenne. Al termine della S. Messa, la reliquia sarà esposta all’adorazione comunitaria e/o individuale. Un evento – a maggior gloria di Dio e del santo – motivo di chiamata alla santità. Nella chiosa finale della nota, don Cipolletta non manca di ringraziare il nuovo vescovo – grato di aver potuto vedere esaudita la richiesta. Il vescovo stesso ha da poco inoltrato una missiva al parroco di Castel S. Giorgio, in cui spiega il motivo della sua decisione di consentire l’arrivo delle spoglie nella cittadina. Tra le altre parole espresse, ricordiamo le seguenti: “La Chiesa, per favorire la santificazione del popolo di Dio, promuove il vero e autentico culto di santi; perché i fedeli siano edificati dal loro esempio e sostenuti dalla loro intercessione”. Pertanto, afferma Bellandi: “Preso atto della tua richiesta, al fine di promuovere la venerazione dei santi, affido alla parrocchia S. Maria delle Grazie e S. Croce in Castel S. Giorgio una reliquia ex ossibus S. Rochi con autentica in carta pergamena”. Tutto firmato, a cura della Lipsanoteca Diocesana. Un bell’avvenimento, insomma. Al centro dei festeggiamenti che comprendono, per quanto concerne il programma civile, la presenza dell’artista internazionale Enzo Avitabile – col suo gruppo di “Bottari” – martedì 20 agosto alle 22, in piazza Martiri d’Ungheria. Non sarà la sola manifestazione di rilievo, in quanto ci saranno anche il classico concerto bandistico “Città di Castel S. Giorgio” (alle 10 di venerdì 16 agosto, per le vie del paese) e altri spettacoli musicali. Ricordiamo che lo scorso anno Gennaro Cibelli e lo storico locale autodidatta Gaetano Izzo hanno dato alle stampe un opuscoletto sulla figura di S. Rocco, con note storiche che vanno alle radici del culto del nobile francese Rocco (dal Germanico “corvo”, “uccello sacro” – dies natalis 16 agosto) nella cittadina. La pubblicazione è molto interessante, con documenti antichi ed inediti. Assai peculiari i passaggi storici relativi al culto di S. Rocco patrono, come la Supplica della Universitas di S. Giorgio all’arcivescovo di Salerno dell’epoca – don Giulio Pignatelli – per la dichiarazione di S. Rocco appunto quale patrono. Tra gli atti, anche la lettera del Procuratore della “Terra” di S. Giorgio all’arcivescovo di Salerno perché “ordini l’intervento di parroci” della “medesima Terra” in occasione della festività di S. Rocco. Tutto corroborato da solide fonti di archivio e da luminose fotografie ed immagini. Un’ulteriore “chicca”, o curiosità: la cosiddetta “acqua di S. Rocco”. Emerge dal libretto licenziato da Izzo e Cibelli, infatti, che in data 5 giugno 1911 il chimico del Consiglio Sanitario della Provincia Antonio Rescigno dà il placet all’utilizzo dell’acqua sgorgata in una cava di tufo dirimpetto alla chiesa parrocchiale. Una polla di liquido di ottima qualità – come sostiene lo scienziato. E con tale ultima informazione concludiamo questa nostra nota.