La Voce e la Vita della Chiesa: Settimana Santa
Diacono Francesco Giglio
“Ave, o croce, unica speranza, in questo tempo di passione accresci ai fedeli la grazia, ottieni alle genti la pace”. Amen.
La Domenica delle Palme segna l’inizio della “Settimana Santa”, in passato dal latino era detta la “Settimana Maggiore” e invece nella lingua greca “Grande e Santa Settimana”. In questa settimana la Chiesa e il cristianesimo celebrano e rivivono gli ultimi giorni della vita di Gesù, commemorando la sua passione, la morte e poi l’evento centrale che è la “Resurrezione”. Questa settimana, che tutto il mondo cristiano definisce “Settimana Santa”, partendo dalla Domenica delle Palme, ci conduce per un cammino di grande spiritualità; ad ogni giorno viene dato un profondo significato sia religioso che di fede.
Il Lunedì santo è il giorno in cui si riflette sul senso dell’amicizia , ricordando il rapporto di profonda familiarità di Gesù con i suoi tre amici: Marta,Maria e Lazzaro.
Il Martedì santo ci ricorda l’indignazione di Gesù nel tempio e il suo sconcerto nel constatare che la casa di suo Padre era stata ridotta ad un luogo di mercato, e quindi il suo sdegno che lo porta a scacciare i venditori dal tempio e a rovesciare i loro banchi.
Il Mercoledì santo, è il giorno del tradimento , perché fa riferimento a quanto compiuto da Giuda Iscariota che per 30 monete d’argento consegna Gesù nelle mani del Sinedrio.
Questa particolare settimana della vita di Gesù ci aiuta a riflettere sulla caducità della vita perché, a partire dal trionfale ingresso a Gerusalemme, proprio la Domenica delle Palme, si arriva al Venerdì santo della dolorosa “Via del calvario” e quindi alla “crocifissione e alla morte”. La morte di Gesù segna il nascondimento degli Apostoli e lo sgomento dei discepoli, che come raccontato nel Vangelo (cfr. Lc 24,13-53) , nella narrazione dell’incontro di Gesù con i discepoli di Emmaus che facevano ritorno sconsolati a casa avendo assistito alla morte del loro Maestro.
Questa eccezionale “Settimana Santa”, vissuta fuori dalle nostre chiese, ci faccia riassaporare il desiderio di rivivere con fede e pietà cristiana quanto in passato forse abbiamo vissuto con superficialità e forse in modo abitudinale. E’ significativo quindi ripensare ai tanti riti previsti dalla liturgia che nel corso dei secoli hanno accompagnato la pietà del popolo cristiano nel rievocare i momenti più significativi della passione umana di Cristo, vero uomo e vero Dio. La Chiesa cattolica approva e consente lo svolgimento di queste celebrazioni, in quanto contribuiscono a rinsaldare e tramandare la fede cristiana. In tutto il mondo cattolico, la tradizione popolare della Settimana santa consta di numerosi canti, poemi, raffigurazioni e rievocazioni sceniche della Passione di Gesù, che spesso affondano le loro radici fin dai primi secoli del cristianesimo.
Dopo il mercoledì Santo entriamo nel cuore della nostra fede e quindi nel “solenne Triduo pasquale” per cui il Giovedì santo è il giorno in cui la Chiesa durante la mattina dello steso giorno o il pomeriggio del mercoledì santo vengono consacrati gli oli santi e i presbiteri rinnovano le promesse sacerdotali fatte all’atto dell’ordinazione. Il solenne triduo pasquale della passione, morte e resurrezione di Cristo inizia nel pomeriggio del giovedì santo. La sera si celebra la messa in “Cena Domini” (Cena del Signore), nella quale si ricorda l’Ultima cena di Gesù, l’istituzione dell’Eucaristia e del sacerdozio ministeriale. Alla fine della messa le croci restano velate, le campane silenziose, e gli altari senza ornamenti.
Il Venerdì santo, giorno di silenzio e di preghiera, ci ricorda il giorno della morte di Gesù sulla croce e ci invita a riflettere sulla passione e morte di Gesù con il tradizionale pio esercizio della “Via Crucis”. Per l’occasione la Chiesa cattolica pratica il digiuno ecclesiastico e si astiene dalle carni come forma di partecipazione alla passione e morte del suo Signore. In questo giorno prima del coronavirus c’era l’usanza di fare visita a più chiese per adorare l’Eucaristia presente negli altari della “reposizione”, erroneamente detti “sepolcri“.
Il Sabato santo è tradizionalmente giorno in cui non si celebra l’eucaristia, e la comunione si porta solamente ai malati in punto di morte. Viene invece celebrata la liturgia delle Ore; caso unico nell’anno liturgico, i vespri di questo sabato non sono considerati primi vespri della domenica seguente (la domenica di Resurrezione). Nella notte si celebra la solenne veglia pasquale, che, nella Chiesa cattolica, è la celebrazione più importante di tutto l’Anno Liturgico.
Predisponiamoci a vivere questa “Santa Settimana” stando tutti a casa e a partecipare ai sacri riti, attraverso i mezzi di comunicazione sociale, con la consapevolezza che dopo i momenti di buio ci saranno ancora giorni di sole illuminati dalla “Domenica di Pasqua: Resurrezione del Signore”, con l’augurio che anche noi possiamo dire, come i discepoli di Emmaus: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?” (cfr. Lc 24,32). Corroborati da dalla Parola di Dio e rincuorati dalla certezza che la fede e la fiducia nell’amore misericordioso del Padre celeste ci consentiranno di riprendere il nostro normale cammino verso la Gerusalemme celeste e come i due discepoli di Emmaus ripartire e senz’indugio ricongiungerci con tutti i fratelli e le sorelle nelle nostre chiese per annunciare, con la vita e le opere che: “Il Signore è veramente risorto e ci ha donato la vita, la pace e la gioia” e testimoniare al mondo intero che noi siamo i novelli discepoli di colui che per amor nostro ha offerto la sua vita.