Lo scrittore Alberto Moravia ed una rievocazione
Giuffrida Farina
Alberto Moravia nacque a Roma nel 1907, da agiata famiglia borghese; contrasse, a 9 anni, la tubercolosi ossea che lo costrinse al carcere della immobilità per 5 anni; non compì studi regolari a causa della malattia e dei lunghi soggiorni in sanatorio, tuttavia lo stato di inazione forzata gli consentì ampie letture di autori italiani e stranieri. Nel 1925 abbandonò l’indesiderata residenza sanatoriale, si recò a Bressanone per il periodo di convalescenza, scrisse GLI INDIFFERENTI; opera apprezzata dalla critica letteraria, suscitò parecchie critiche palesanti “immoralità e marcato antifascismo”. Il grande successo del libro gli consentì d’intraprendere l’attività di scrittore e giornalista. L’impegno antifascista e le energie profuse, immesse in scena in satire/frecce scagliate contro i dittatori, lo indussero a fuggire da Roma,dove ritornò dopo la liberazione. Iniziò una prolifica collaborazione con vari quotidiani: Il Mondo, L’Europeo, Il Corriere della sera; venivano pubblicate relazioni, riflessioni, recensioni di film. Il successo di LA ROMANA (1947) e la popolarità dei suoi articoli, lo resero figura centrale nella resuscitata cultura italiana degli anni ’50 e ’60. La capacità di raccontare storie, la validità delle argomentazioni e la sua visione del mondo l’assursero a rango di fondamentale interprete della realtà del Paese. L’eccellenza della narrazione e la sua –definiamola “favolosa energia intellettuale”– vennero esibite in articoli, saggi ed in opere poi convertite in film:della cui numerosa consistenza citiamo, con excursus a ritroso nel tempo: IL CONFORMISTA (trasposta in pellicola da Bertolucci nel 1970), LA CIOCIARA (portata sullo schermo cinematografico da De Sica nel 1960), OSSESSIONE (trasferita all’arte cinematografica da Visconti nel 1943).
La scrittura spaziava dal Neorealismo alla Descrizione di ambienti della classe media, tra Documentarismo e Introspezione psicologica, difendeva i modi tradizionali di narrazione. Principale rappresentante del Neorealismo, non era scrittore “sperimentale” ma costruiva efficacissime storie con potenti strumenti intellettuali, evidenziamo il concetto di alienazione ed il Marxismo. Nel 1941 si sposò in chiesa con la scrittrice Elsa Morante, con ella visse per lungo periodo a Capri. Durante la guerra, informato della sua presenza sulle liste di proscrizione (pubblico elenco di antifascisti), si rifugiò con la consorte in un paese della campagna romana. Dopo l’evento bellico divenne figura centrale nella cultura letteraria italiana: collaborò al “Corriere della Sera” e ”l’Espresso”, fondò la rivista NUOVI ARGOMENTI, fu autore di numerosi saggi e libri di viaggi. Si separò dalla Morante nel 1962, andò a vivere con la giovane scrittrice Dacia Maraini. Viaggiò moltissimo, soprattutto nel continente africano, dal 1972 al 1981, ”magnetizzato” dal misterioso mondo, selvaggio ed arcaico, delle etnie africane. Impegnato anche politicamente, venne eletto deputato al Parlamento europeo, restò in carica dal 1983 al 1987. Nel 1990 si concluse la sua avventura terrena, a Roma, era il 1990. Riporto di seguito un mio testo dattiloscritto inviato a Moravia nel gennaio 1982, integrato da “post scriptum”, da una sequenza di miei disegni, liriche, alcuni brani musicali, e da una copertina di NUOVI ARGOMENTI; chiesi allo scrittore se poteva firmarla e reinviarmela, la richiesta venne esaudita, con dedica. Nel 1993 conobbi nel corso d’una manifestazione “Martedì Letterari” sotto l’ègida della Preside Giovanna Scarsi, la scrittrice Dacia Maraini; le riferii dell’incontro epistolare e dell’invio, da parte di Moravia, della copertina con inserita la sua firma. Maraini mi disse che il suo Alberto, in linea generale, non rispondeva alle centinaia di lettere che gli pervenivano;per dar seguito alla richiesta, evidentemente aveva apprezzato le mie elaborazioni grafiche, musicali e liriche. Senza alcuno sfoggio o presunzione, ho sempre creduto nella interazione tra le varie forme d’arte; vi è una elaborazione grafica accompagnante l’articolo,sono inseriti i descritti momenti. La foto di Moravia è tratta da wikipedia.
Ecco il testo. ”Coperchia di Pellezzano, 18/1/1982.
Gentile scrittore Alberto Moravia, sono un oscuro studente universitario – prossimo alla laurea- d’Ingegneria, schiaffeggiato dagli scrosci sonori che s’elevano a teatro, dalle fragorose risate che tempestano una ristretta sala cinematografica, illuminata dalle battute di Celentano o Pozzetto,pugnalato da tutti gli ingranaggi disumanizzanti che incontro, che spezzano l’opaca routine pomeridin-borghese ed il cuore. Mi manca, come del resto manca a lei ed a tutti gli scrittori di questo sciagurato pianeta, l’adattamento passivo ed epidermico verso le cosiddette “norme sociali”, per cui la mia mente è uno stantuffo che corre tra gli estremi di follia e ragionevolezza, e nella quale spicca -fortunatamente- un Super Ego freudiano dalle dimensioni notevoli. E’ questo il motivo precipuo che mi spinge a scrivere ad una leggenda vivente. Tra le concause i complimenti per la personalità che scatta dai miei versi, e la conseguente esortazione a continuare ricevuta dal cantore di “Spaccanapoli” e “Gesù, fate luce”, che m’ha procurato “la gioia letteraria,quella più grande della mia vita”, come diceva in versi il leggiadro Pier Paolo. Vorrei affrontare con lei alcune problematiche letterarie.
In base alle -sia pur brevi- esperienze accumulate sinora, posso ritenere che l’odierna società sia scevra di dinamismo culturale, soffra della schematizzazione rigorosa che si attua nei confronti dell’individuo, per cui lo studioso o lo studente di problematiche scientifiche mostra la propria idiosincrasia verso le bellezze letterarie, ed in analogia il letterato può tranquillamente ignorare la teoria relativistica d’Einstein, quella dei quanti di Planck, quindi la meccanica ondulatoria sviluppata da De Broglie sulle ipotesi di Planck ed Einstein. Le chiedo: Perché non si solleva la “Vergine Musa”, la Poesia, dai bui meandri nei quali è precipitata? Perché non si cerca di diffonderla anche a quei livelli, culturalmente parlando, meno abbienti? (Mi sovvengono le affermazioni: ”La letteratura è l’emanazione della civiltà, l’irradiazione spirituale dei popoli; e “Amate, o concittadini, amate le Lettere”, di carducciana e foscoliana memoria). Al mio paesino (avviluppato da meravigliose cime color d’alga) esiste una associazione parrocchiale, l’ANSPI, a cui appartengo, che vanta una piccola compagnia teatrale.
Nel corso dell’anno organizziamo diverse rappresentazioni, e serate culturali durante le quali invitiamo la cittadinanza ad intervenire, onde fornire un minimo di nozioni sui vari Autori, sulle Opere e sulle Correnti di maggior prestigio della nostra Storia Letteraria. Credo comunque che le iniziative di diffusione debbano essere prese da letterati affermati. Concorda? Pensa che si potrebbero preservare dall’abisso della droga molti giovani, se venisse loro offerta una educazione ed una erudizione più concreta, più seria?
Infine vorrei porle un ultimo quesito: quanto incide una tragedia esistenziale su uno scrittore, ai fini d’una sua formazione e crescita?Esiste veramente uno scrittore nativo, o sono gli eventi e le vicissitudini che lo fanno diventare tale? Resto in attesa d’una sua, e porgo distinti saluti”. Seguivano: la mia firma ed il P.S. proponente una sequenza di mie allegate creazioni, una parte delle quali è nell’immagine integrante il presente scritto, insieme alla dedica di Moravia ed alla copertina di NUOVI ARGOMENTI/n. 67-68, luglio-dicembre 1980.