Danni del mancato adempimento normativa su temi sicurezza su luoghi di lavoro
Ing. Francesco Terrone*
È questo il tempo per porgere all’ attenzione una problematica relativa a questo periodo vissuto dalla nostra cara Italia a causa della diffusione del virus che ha messo a nudo, oltre che il sistema sanitario, la debolezza di mettere in atto e trasformare in pratica le normative sulla sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla valutazione del rischio in genere e, nella fattispecie, del rischio biologico. Il D.p.r. 303/56 relativo all’attuazione delle misure igienico-sanitarie sui luoghi di lavoro è stato uno dei primi decreti a partire dal quale si sono approfondite ed ampliate le normative in materia di sicurezza, in particolare quelle relative all’aspetto igienico-sanitario. Da qui sono nati il Decreto 626/94 e poi il D.Lgs 81/08 testo unico sulla sicurezza. La legislazione in merito alla sicurezza è ottima, ma andando a considerare le norme sul piano pragmatico si evince un vero e proprio gap tra il contenuto teorico della norma e la sua applicazione. Quante aziende, quanti datori di lavoro, applicano veramente la norma?
Oggi il 90% delle aziende italiane è chiuso e l’economia italiana, di conseguenza, è a pezzi. Se si fossero applicate le norme igienico-sanitarie e quelle relative al rischio biologico, già in vigore da anni, le aziende sarebbero state preparate non solo dal punto di vista dell’igienicità del processo produttivo ma gli stessi lavoratori avrebbero avuto una giusta formazione ed informazione individuale, oltre che la possibilità di utilizzare opportuni D.P.I. e mascherine. Sicuramente il numero delle mascherine e dei dispositivi di protezione sarebbe stato elevato perché ci sarebbe stata una corrispondenza tra domanda ed offerta del mercato e, quindi, non saremmo stati costretti a mendicare per accaparrarci le mascherine, anche senza certificazione.
Si potrebbe senz’altro ipotizzare che anche in altri paesi non si osservino tutte le normative. Questo probabilmente perché per ogni imprenditore la sicurezza sui luoghi di lavoro potrebbe rappresentare un costo inutile. Bisognerebbe, invece, pensare che migliorare le condizioni dei lavoratori e degli stessi luoghi di lavoro, fa sviluppare una serie di vantaggi che coinvolgono non solo il lavoratore stesso e la sua incolumità, ma la stessa azienda perché lavorare in sicurezza è un valore aggiunto.
La sicurezza sui luoghi di lavoro deve diventare materia viva, importante, essenziale per uno Stato e, mai come oggi, deve diventare oggetto fondamentale di approfondita riflessione per evitare che ci siano ancora morti, incidenti gravi, un numero sterminato di lavoratori affetti da malattie professionali e la possibilità di contagi di epidemie presenti e future.
Mi viene da aggiungere che il nostro prolungato tempo di permanenza nelle case si potrebbe sfruttare per effettuare una formazione collettiva su delle procedure ad hoc per far fronte alla futura vita sociale quotidiana.
°Il Presidente