San Filippo Neri, apostolo di gioia
Padre Giuliano Di Renzo
Oggi la Chiesa fa memoria di San Filippo Neri, fiorentino, trasferitosi a Roma dove divenne sacerdote ed esercitò un intenso ministero tra i giovani e i fanciulli all’insegna della gioia.
Ministero della gioia sempre opportuna quanto mai, purché non si scambi la gioia con la superficialità, il chiasso e l’irresponsabilità.
Opportuna perciò in quell’epoca di pericolosi assalti turco-islamici all’Europa cristiana scompaginata e divisa dalla disgraziata Riforma luterana, la cui espressione più coerente furono gli arcigni tetro calvinismo e il puritanesimo, e la Contro-Riforma che cercava di ricomporre la lacerata anima cristiana e unità spirituale dell’Europa che risulteranno ornai dolorosamente compromesse per sempre a favore del laicismo e di conseguenti intemperanti monarchie assolute e nazionalismi.
Emergeva da quelle rovine uno sconvolto continente delle anime che obbligava la Chiesa, assaltata come una cittadella da tutte le parti, a stringersi in difesa della minacciata fede cattolica e raccogliersi in un blocco e ritrovare le forze per nuove mete e rinnovato cammino.
Il laicismo illuministico, volutosi in questo caso maliziosamente ignorante, ha avuto buon gioco con fare ignorare, fingendo di ignorare esso stesso, questo quadro e lanciare attacchi durissimi alla fede della Chiesa con la sua nuova religione mitologica della dea ragione e successive sue espressioni di rivoluzionarie salvazioni gnostiche e millenaristiche a sfondo materialistico .
Ne è conseguito con le “rivoluzioni” ideologicamente declinate in tutte le maniere continuamente morte e risorgenti lo sradicamento della fede dai cuori dei semplici e dei nostri popoli europei il cui esito è il mondo senza fede e ideali oggi solo apparentemente umani.
In questo nostro oggi in cui l’anima non ritrova il suo proprio senso e si adagia a mode e droghe come in un placido nirvana del non senso.
Alla certezza delle Resurrezione di Cristo si è voluta sostituire l’illusione di una vita da godersi in modo sena freni in una sorta di prometeica dissoluzione del tutto come segno di assoluta autonomia e libertà. Quando invece essa nella grande Menzogna posta sugli altari di tutte le Notre-Dame del continente come illuministica dea Ragione è l’annientamento della società e della persona umana defraudata della naturale speranza dello spirito.
In sostanza, con l’accecamento spirituale dell’anima, che è il peccato contro lo Spirito Santo di Verità, l’eutanasia tanto fisica che spirituale viene proclamata diritto e ora anche come dovere e la morte chiamata affermazione dell’uomo.
Terribile condanna dell’esistenza al perpetuo tormento dell’assurdo che anticipata l’inferno vero e proprio che sarà.
Tutto quadro or ora descritto spiega gli errori di valutazione che si rimproverano abitualmente alla Chiesa confondendo gli errori dell’aspetto umano dell’istituzione e la sua anima che la pone oltre ogni orizzonte di natura temporale.
San Filippo Neri, il “Pippo buono” degli innocenti fanciulli, li raccoglieva con premurosa ilarità “cristiana” custode della speranza assecondando per contenendola e indirizzarla alla loro naturale gioiosa vivacità dicendo ad essi: “State fermi…se potete!”.
Raccoglieva, San Filippo, giovani e meno giovani per ascoltarli e confessarli nell’oratorio di Santa Maria della Vallicella.
Dalla salutare pratica cristiana di raccogliersi nell’oratorio per cantare e pregare si formò l’istituto dei Sacerdoti dell’Oratorio.
Ma anche il genere musicale detto appunto Oratorio, pregevole nella storia della musica, da cui, tra gli altri, nacque Jephte, mirabile capolavoro di Giacomo Carissimi che raggiunge l’acme con lo struggente lamento della figlia del capo carismatico e delle fanciulle compagne di lei che corrono festose incontro al capo vincitore dei nemici e liberatore. Sempre mi ha seguito la prima forte impressione che ne ricevetti da ragazzo quando l’ascoltai per la prima volta.
Jephte fu uno dei Giudici che il Signore mandava ogni
tanto agli israeliti pentiti delle loro colpe per liberali dai nemici che aveva permesso li opprimessero a causa dei loro peccati.Non era uno stinco di santo Jephte, ma il Signore nella sua infinita bontà non sdegna nessuno, vuole di tutti la salvezza e chiama tutti a collaborare con Lui ai suoi misericordiosi progetti e disegni di amore per tutti. E sono essi progetti e disegni di pace.Infatti: “Così dice il Signore degli eserciti (cioè delle moltitudini, di militare non c’è nulla), Dio d’Israele, a tutti gli esuli….ho fatto a vostro riguardo progetti di pace e non di sventura, per concedervi un futuro pieno di speranza” (Ger 29,4 e 11).