1 luglio 2020: stretta all’uso del contante, proposta di FedAPI
Da oggi, 1 luglio 2020, non sarà più possibile effettuare trasferimenti di denaro contante per un valore superiore a 2.000 euro.
L’importo massimo trasferibile in caso di pagamenti, prestiti e donazioni, anche nel caso in cui la transazione coinvolga due familiari, sarà quindi pari a 1.999,99 euro: ciò varrà anche per i pagamenti frazionati, salvo quelli dilazionati per prassi e quelli
rateali. Stando a quanto sancito dall’ultima Legge di Stabilità, per trasferire importi superiori sarà dunque necessario ricorrere ad assegni, bonifici bancari e pagamenti elettronici.
Le sanzioni previste in caso di violazione di tale norma variano in base all’importo: sotto i 250.000 euro, i contraenti saranno multati per una cifra compresa tra i 2.000 e i 5.000 euro, mentre se la violazione riguarderà un importo superiore a 250.000 euro la multa andrà dai 15.000 ai 250.000 euro.
“La stretta al contante ha un duplice obiettivo-dichiara il Dott. Antonio Procida, Responsabile del Centro Studi FedAPI-: incentivare l’uso di moneta elettronica e combattere l’evasione fiscale. Questo, ovviamente, solo in teoria.
Sul primo punto, sebbene favorevoli ad incentivare i pagamenti elettronici, riteniamo che questo sia il momento sbagliato per introdurre tetti al contante: con la peggiore crisi degli ultimi anni da affrontare, tutti gli sforzi andrebbero indirizzati a favorire e stimolare la spesa e non per porre un limite alla capacità di acquisto delle famiglie.
Sul secondo aspetto, abbiamo invece fortissimi dubbi sul fatto che i limiti ai pagamenti in contanti siano efficaci ai fini di contrastare l’evasione fiscale. La storia ci insegna che le frodi fiscali di maggior impatto non sono state perpetrate attraverso l’uso del contante, bensì mediante operazioni e strutture giuridiche complesse che molto spesso hanno coinvolto più di uno Stato. Esistono infatti realtà economiche in Europa dove il numero di frodi fiscali è bassissimo nonostante vi sia un elevato utilizzo di contante.
Se si intende intervenire sul sistema dei pagamenti per combattere concretamente l’evasione fiscale, risulterebbe infatti più efficace incentivare i pagamenti elettronici. Limitarsi a contrastare il contante rischia quindi di non portare alcun beneficio in termini di gettito e di avere come unico effetto quello di deprimere i consumi, di cui il sistema economico italiano sembra non potersi permettere un ulteriore calo”.
Pietro Vivone, Presidente Nazionale FedAPI, rilancia con una proposta: “La lotta all’evasione fiscale è una priorità ma limitare
ulteriormente l’uso del contante non è certo il metodo più appropriato. Da anni proponiamo una soluzione intermedia tra gli
assegni e le cambiali: bisogna garantire la possibilità di emettere titoli a scadenza (e non solo con pagamento a vista, come previsto per gli assegni) che diano la possibilità di procedere alla cosiddetta “girata” e non prevedano il pagamento del bollo. È il momento di trovare nuove soluzioni ai vecchi ed atavici problemi mai affrontati seriamente”.