La Voce e la Vita della Chiesa: Salerno tra storia e leggenda

Diacono Francesco Giglio

E’ difficile stabilire l’origine del nome “Salerno” dato alla nostra città. Ignorando tutte le altre numerose ipotesi, mi piace questo significato: ”luogo di sole”. Per lungo tempo la credenza popolare attribuì a Sem, figlio di Noè, la paternità della città, come anche riportato nei canti della Liturgia della Chiesa salernitana. Più realistica è l’ipotesi che il primo insediamento sorgesse in seguito all’incontro tra i Lucani ed i Greci dando origine alla “Magna Grecia”. Sembra abbastanza accettabile l’idea che la fondazione di Salerno risalga all’epoca in cui gli Etruschi crearono la loro confederazione in Campania e diedero a questo insediamento, costituito in località oggi denominata “San Nicola di Fratte”, il nome di “Irnum”. Successivamente con l’estendersi degli insediamenti si formò l’attuale “Centro storico”.

La città prese a distendersi lungo due direttrici: Via Tasso e Via dei Canali. In quel periodo fiorì anche l’arte della ceramica, come si riscontra dai bellissimi vasi istoriati rivenuti nella necropoli di Fratte. Divenuto scalo marittimo all’epoca dei Picentini, crebbe d’importanza dopo la loro sconfitta ad opera dei Romani e la nascita di un loro avamposto militare. La fedeltà a Roma permise alla città di divenire il più importante centro commerciale dell’intera regione. Si abbellì di strade, fontane, templi, di un proprio Anfiteatro e di un Foro, sorto nell’attuale Piazza Abate Conforti e attraversato dal Decumano Massimo (attuale Sedile di Porta Rotese) e dal Cardine Massimo (attuale via delle Botteghelle). Divenuto un rinomato centro turistico, si arricchì di ville e palazzi ed ospitò insigni personaggi romani, tra cui Cicerone ed Orazio Flacco. Numerose sono le vestigia di tale epoca, rinvenute nel centro storico e felicemente valorizzate. Non si può dimenticare l’imponente fortezza eretta in cima alla collina. Sui suoi ruderi fu eretto il “Castello” che divenne una delle più importanti roccaforti dell’epoca.

Carlo Magno stipulò un patto di non belligeranza con il principe Arechi. Dopo la sua morte cominciò per Salerno e per tutta l’Italia Meridionale un periodo di lotte intestine tra le diverse popolazioni italiche con conseguenti invasioni (Longobardi, Franchi e Saraceni). Nel secolo IX venne fondato il “Principato della Opulenta Salernum” che annise Cosenza, Taranto, Napoli, Avellino e la Repubblica di Amalfi. La sua cresciuta potenza militare le permise di resistere all’assalto di oltre 30.000 saraceni, che nello scontro avvenuto poco oltre il fiume Irno,lasciarono sul terreno un numero elevatissimo di morti. Quel luogo per l’occasione venne denominato “La Carnale”. A questa tesi considerata leggendaria va contrapposto il ritrovamento su questa collinetta di un cimitero, dove venivano ammucchiati i corpi dei giustiziati e dei poveri esclusi dalla sepoltura nelle chiese e nei vari sagrati. Dopo questi fatti i salernitani vennero in contatto con un popolo che avrebbe profondamente segnato la vita futura della città.

Questo popolo, i Normanni, dopo aver aiutato i salernitani a sconfiggere i Saraceni, si mise al servizio del Principato di Salerno, partecipando alla conquista di Amalfi e Sorrento. Il loro capo, Roberto il Guiscardo, avendo sposato la principessa Sighelgaita, sorella del Principe di Salerno, si impadronì del Principato ponendo la città sotto il dominio Normanno. Proprio in questo periodo la città raggiunse la massima espansione e ricchezza. Oltre alla conquista della Puglia e della Calabria, la città divenne più bella. Vennero abbattute le due chiese esistenti e i marmi e le colonne provenenti dalla vicina Paestum andarono ad ornare le case ricostruite dopo le tante guerre e il palazzo, sede del principe, situato ad oriente della cattedrale; di quest’ultimo però non  è rimasta alcuna traccia. L’estendersi del domino Normanno impensierì il Papa Leone IX, che inviò una spedizione militare contro Roberto il Guiscardo. Questi sconfisse le armate nemiche e stipulò con il Papa un patto di alleanza. Roberto mantenne fede a questo accordo e quando, Enrico IV imperatore di Germania, per vendicarsi dell’offesa ricevuta a Canossa, assediò Roma costringendo Papa Gregorio VII a rifugiarsi in Castel Sant’Angelo, corse in suo aiuto. Costrinse Enrico IV a ritirarsi e offrì ospitalità al Papa portandolo a Salerno. In questa occasione il Papa consacrò  la cattedrale(1804). In quello stesso periodo Salerno divenne famosa nell’intera Europa per essere sede della prima università medica  “Scuola Medica Salernitana”. Potente e ricca, Salerno, grazie alla presenza araba e la fertilità del terreno, venne paragonata ad Atene e, per oltre un secolo divenne punto d’incontro della cultura meridionale, confrontandosi con quella europea e con il resto d’Italia. Con la morte di Roberto il Guiscardo, l“Hippocratica Civitas” iniziò il suo lento declino. Quello che una volta da Principato era diventato Regno, finì col divenire teatro di guerre, saccheggi e distruzioni. Il lento, ma progressivo decadimento politico, militare e scientifico della città consentì a Re Carlo I d’Angiò di ordinare che le lauree in medicina non dovessero essere più conferite dalla Scuola Medica Salernitana ma dalla Scuola Napoletana. Pur conservando il titolo di Principato, finì con il divenire una semplice città di provincia. Dell’antico splendore restano poche vestigia. L’espandersi della città può essere vista solo guardando gli interventi strutturali ed architettonici del passato più recente, per identificare nella maestosità dei palazzi lungo Via Lungomare l’architettura ottocentesca e nei Palazzi del Comune e della Provincia con la spettacolarità del Lungomare la linearità fascista. Con la stessa oculata osservazione dobbiamo constatare che il passeggiare per il “Centro Storico” a volte fa emergere  quanto poco sia rimasto di quello che un tempo fu la capitale del “Principato citeriore” dell’Italia meridionale.