Racconti Africani: l’eredità
Padre Oliviero Ferro
Un uomo, che aveva tre figli, era cacciatore e intrecciava delle reti. Lo si vedeva, nei suoi momenti liberi, maneggiare la sua machette (coltellaccio) per scorticare le fibre delle liane migliori e intrecciare delle meravigliose trappole e delle reti a tutta prova. Il suo figlio maggiore, sempre bighellone, non se ne interessava per niente a quello che faceva su padre. Invece gli altri due più piccoli cercavano di imparare guardando come lavorava il loro padre. Quando lui stava per morire, disse: “Non ho niente da lasciarvi, tranne che questa machette e queste corde”. Il maggiore, poco solleticato da questa modesta eredità, se ne andò a cercare fortuna in altri luoghi. Invece i due fratelli minori, scelsero di abitare nel medesimo posto, fabbricando delle trappole e delle reti, vendendole ai cacciatori dei dintorni e così misero da parte un buon gruzzolo. Il maggiore, caduto in una grande miseria, ritornò a cercare aiuto nella casa paterna. Allora i suoi fratelli lo accolsero gentilmente, lo fecero accomodare e gli misero nelle mani l’eredità del loro padre: “Ecco la machette e queste corde che noi abbiamo ricevute. Fa come noi: impara a servirtene e, come noi, diventerai ricco!”. Come dice il proverbio: “Cura il tuo lavoro, affinchè lui ti curi” (se tu fai male il lavoro che ti è stato affidato o che hai scelto, sarai presto senza lavoro, non avrai più niente da mangiare, e niente da dare ai tuoi figli. Tu desideri una bella vita. Sarà come tu la farai: non verrà tutta cotta(pronta) per incontrarti. Tocca a te costruirla con il tuo lavoro coscienzioso).(sporcati le mani).