Salerno: Covid-19, esaurito budget economico Asl per prestazioni esterne, notevoli disagi per utenza

Dott. Corrado Marino*

Puntualmente, come da anni, anche  questa volta la ASL di Salerno ha dichiarato l’esaurimento del budget economico riservato alle prestazioni sanitarie indirizzate all’accreditamento esterno.

Ciò,  che ha sempre arrecato disagio alla assistenza sanitaria soprattutto dei più deboli, quest’anno è ancor più dannoso. Ci  stupisce non poco l’esaurimento del budget pur essendo stato lungo il periodo di lockdown che ha limitato considerevolmente il ricorso alle prestazioni sanitarie persino da parte di quella utenza bisognevole di controlli di follow-up.

Quale  la possibile ragione  di  questo esaurimento, l’esagerato consumo da parte di una utenza che si rivolge alle strutture sanitarie private accreditate, oppure altre motivazioni mai risolte nel tempo?

Sebbene la Regione Campania abbia dovuto far fronte, con successo,  al grave debito sanitario che la ha costretta al commissariamento, e ciò ha naturalmente dirottato fondi che sarebbero potuti essere destinati alla assistenza,  le ragioni sono anche da ricercare altrove.

Da una superficiale analisi macroeconomica appaiono diverse cause :

In primis:  la ripartizione del fondo sanitario nazionale tra le diverse regioni non è identico, ma calcolato secondo vari parametri, tra cui l’età media della popolazione, che  penalizzano la nostra Regione. Tali parametri di ripartizione, infatti,  furono ideati per conservare i finanziamenti secondo la spesa storica di ciascuna regione ante riforma sanitaria. Le Regioni del nord, che da sempre hanno ricevuto un considerevole finanziamento a piè di lista dallo Stato, hanno così seguitato ad averlo pur sotto le mentite spoglie di cervellotici parametri “ugualitari” creati ad hoc.

In pratica la Regione Campania, cui sono attribuiti circa 59 Euro pro capite  in meno della media del finanziamento del  riparto nazionale,  riceve del Fondo Sanitario Nazionale circa 341 milioni di Euro in meno della media. Riceverebbe invece, se le fosse attribuito lo stesso  importo pro capite che incassa la regione Liguria, un finanziamento di circa un miliardo di Euro in più. E immaginate cosa si potrebbe fare con trecento quaranta milioni in più, per non parlare del miliardo. Evidentemente i Campani, come i cittadini delle altre regioni del Sud, ad eccezione della Basilicata, sono cittadini di infimo ordine!

In secundis:  la Regione Campania per stabilire la suddivisione dei budget di spesa tra le sue diverse AASSLL non ha mai adottato le norme che ne indicano le modalità, e che non prevedono la fissazione di budget economici sé stanti, ma prima la valutazione delle prestazioni necessarie al territorio, successivamente monetizzate. Se da sempre si assiste al prematuro esaurimento dei budget assegnati, vuol dire che qualcosa non va, vuol dire che non è stato mai valutato correttamente dall’organo preposto, che dovrebbe comportarsi quale soggetto terzo tra le parti pubblico-privato, la reale necessità, cioè il reale consumo medio di prestazioni necessarie.

Per ultimo, ma non ultimo, la adozione regionale di norme, obbligatorie per le regioni commissariate, sulle aggregazioni di laboratori di analisi. In pratica a causa di una lontana legge finanziaria risalente all’anno 2006, Prodi, allora presidente del Consiglio, obbligò i laboratori di analisi ad aggregarsi in forme consortili, direi pseudo-consortili, in cui una struttura preesistente o creata ex novo, detta hub, è la esecutrice delle prestazioni raccolte dai propri consorziati, detti spoke.

La finalità  ufficiale di tanto, che ha snaturato l’essenza stessa della professione di biologo clinico, o analista che dir si voglia, è stata  la necessità di adottare una notevole riduzione tariffaria, non sostenibile da limitate attività professionali, ma accettabili,  grazie alla economia di scala, da strutture consortili eroganti centinaia di migliaia di prestazioni/anno.

I rapporti economici tra i le strutture aggregate, Consorzi, ATI, et similia e la Regione, tramite le ASL, fanno capo alla sede legale di tali centri aggregati, che dalla ASL del proprio territorio ricevono i proventi delle prestazioni rese.

Poiché la partecipazione a tali strutture è possibile sull’intero territorio regionale, accade che, ad esempio,  la ASL di Salerno si debba far carico della spesa di prestazioni erogate a cittadini di altre ASL i cui laboratori partecipano ad aggregazioni con sede legale a Salerno.

In tal modo saltano gli equilibri economici previsti per ciascuna ASL, la cui correzione, quando viene fatta, non è certo immediata.

Quali le soluzioni, dettate in maniera molto semplicistica:

Non accettare più l’attuale procedura di riparto del fondo sanitario nazionale. Da tempo il Governatore De Luca lo sta dicendo, e ora, almeno in campagna elettorale, sembra assolutamente deciso a non mollare

Seguire la norma che prevede, prima di fissare budget economici, di valutare le necessità prestazionali dei cittadini.

Accentrare a livello regionale i budget di tutte le ASL regionali  per provvedere al pagamento centralizzato delle prestazioni che ridurrebbe i disequilibri tra territori evitando, nel malaugurato esaurimento de limite totale di spesa, le migrazioni di cittadini tra le varie ASL fino alla totale interruzione della erogazione di prestazioni.

Cose in apparenza semplici, suggerite, dette e ridette senza alcun riscontro. Si spera che la recente e nuova compagine Regionale, possa operare al fine di porre termine a questo grave disagio sia per gli assistiti, cui è di fatto negato il diritto all’assistenza, in considerazione delle liste di attesa negli ambulatori pubblici incompatibili con le necessità di salute, sia per gli operatori che non possono sostenere economicamente periodi di inattività.

*v.Presidente ECBA European Countries Biologists Association

 c/o Nederlands Instituut voor Biologie – Utrecht