Pioggia Covid di Calabria
Dott. Carmine Paternostro
Tanto tuonò che piovve! Lacrime amare in questa terra, da allagarne gran parte.
Un popolo storicamente descritto rozzo, muto, oscuro, di ladroni, briganti, montanaro e pastorale, mafioso, asociale, prepotentemente inviso al Piemonte della cosiddetta Unità d’Italia e Lombroso, ma anche dei Gioacchino da Fiore, Campanella, Telesio, del compaesano Tufarello, studioso dell’antrace ed un certo Francesco Filomena, di Mormanno, ai più sconosciuto, che confidò a Volta i suoi studi sulle rane… e la scoperta fu d’altri! Mi sento gemellato con la Campania e, per Poseidonia, oggi Paestum, colonia trezena della calabra Sybaris e, perché un certo Tiberi, di nome Vincenzo scoprì la penicillina (1865), ma ufficialmente il Nobel fu di Fleming!
Ed attendo, mattutino impaziente, la previsione del tempo, da giorni immutabile: grandine e pioggia e stamane la prima timida neve sui colli. Sono le precipitazioni insistenti di commissari mutevoli in terra di Calabria.
Undici anni di direttori d’orchestra sull’afflitta sanità nostrana dovevano risanare, ma gli ospedali ridotti, i lunghi viaggi della salute crescenti pare che abbiano pesantemente aumentato il dissesto! Ed oggi, mentre nomi noti, esclusivi del mondo politico, ignari della geografia zonale e lontani dalla cultura sanitaria continuano a scorrere sul pallottoliere di scelte a sorpresa, le intelligenze migrano altrove. Chissà forse chiameranno in aiuto Alarico e Gianserico!
Si sono pronunciati in merito anche il nostro grande Pastore zonale ed i medici cattolici, pietosi davanti ad una vetusta ferita inguaribile.
E mi chiedo dov’è finito il nostro sistema sanitario, le nostre strutture, un tempo funzionanti, azzerate da bombe decisionali che mi ricordano, ahimè, Montecassino? Ed oggi, impreparati difronte ad un’epidemia Covid 19, preannunciata dal 2002-2003, si parla di ospedali da campo. Per nostra fortuna i volontari, immuni da influenze esterne nocive sono tanti, con riferimento soprattutto ai colleghi medici, caduti sul campo.
Mentre la terza guerra mondiale imperversa… si è mai pensato di restituire la sanità a gente dell’ambiente sanitario, lontana dalla politica? Sarebbe finalmente un addio salutare ad un vassallaggio imposto ed inutile. In attesa di un vaccino salvifico, sarebbe opportuno ricorrere a plasma iperimmune (plasma di malati guariti a pazienti in gravità, a rischio). Costerebbe solo l’impegno dei donatori: nulla!
Necessita una sinergia tra politica centrale, regionale, zonale, l’unità di intenti, in un momento difficile, non fermentata da polemiche divisionali partitiche. Bisogna porre al centro dell’attenzione il cittadino, la salvaguardia della salute attraverso la coesione ospedale-medicina di base, riattivare i concorsi di merito nel pubblico ed ai vertici sanitari, affidare la guida a gente che “capisce” di sanità e di amministrazione.
Toccato il fondo, ci tocca risalire, ricostruendo quanto frettolosamente azzerato.
In fondo il virus ci sta insegnando qualcosa, ci sta restituendo aria salubre raffinata, il desiderio di incontri, confronti, il tempo e la visione dell’azzurro del mare, del cielo, il verde dei monti.
E’ l’eterno atavico destino porfirogenico, ovvero jure sanguinis della laboriosa e civile gente del Sud.