Storie di paure e mali contemporanei, libro di Luigi Mazzella “In fuga dall’intimità, Tre storie di donne”

Fabio Dainotti

“Ciò che accomuna le protagoniste delle tre storie di questa raccolta è la paura, leggiamo in quarta e nel risvolto di copertina del libro di Luigi Mazzella, In fuga dall’intimità. Tre storie di donne, Avagliano Editore, sentimento che in maniera più o meno marcata, domina ogni loro azione. La paurosa (Norina), l’anaffettiva (Jacqueline) e la vittima (Karla) rappresentano tre figure -sintomo, donne costantemente in fuga dai mariti, dagli amanti, ma forse, prima ancora, dalla vita e da se stesse. Attraverso le loro vicende, l’autore ci introduce nel complesso e oscuro universo dell’intimità umana, dove cinismo, rassegnazione e violenza, come per uno strano gioco di riflessi, finiscono con l’assumere i contorni di una dimensione psicologica universale, che investe l’intero scenario civile, sociale e politico all’interno del quale scorre l’esistenza di ciascuno di noi. ‘Di non essere paurosa hai troppa paura’, dice Claudine all’amica Norina, protagonista della prima storia, rinfacciandole di avere terrore dell’intimità e di non essere affatto coerente con le idee progressiste e libere che la giovane donna ha sempre proclamato. Norina è sensibile alla provocazione dell’amica e coglie le proprie contraddizioni. Sa di avere superato a livello culturale i condizionamenti religiosi e morali acquisiti in famiglia, ma non può negare la sua rigidità caratteriale, da cui consegue la sterilità della sfera emozionale. Esserne consapevole però non la aiuta”. I personaggi che si affollano in questa prima storia sono icasticamente e anche espressionisticamente tratteggiati. Il padre, “l’altero aristocratico di via dei Mille”; la madre, una lettrice ingenua, che dalla letteratura ha appreso mille luoghi comuni. E la letteratura sia detto per inciso non è per niente innocua, va maneggiata con cura per non riceverne deleteri effetti. Paolo Del Pitori, ritratto impietoso di un depravato scialacquatore, che esibisce il tipico aspetto di alcolista e ha una vaga rassomiglianza col dottor Azzeccagarbugli, con quella “voglia marrone e un grosso naso arrossato” e che offre il corpo della sua compagna di letto al figlio (sic!) e a un amico, in preda ai fumi dell’alcool;  e questa novella Venere pandemia non rifugge dalla “utilizzazione promiscua del suo corpo”, compiacendosi di essere appetita, lei dall’aspetto non proprio ricco di illecebre muliebri, da tre persone, tra cui anche un ventenne. Scena potente, una delle tante del libro.

La seconda storia riguarda Jacqueline, l’anaffettiva. “Ma è veramente anaffettiva, leggiamo ancora nel risvolto, Jacqueline? La sua incapacità di amare e di essere amata non è forse la stessa dell’amica psicologa Ginevra (che l’ha diagnosticata come sindrome bipolare, in pratica schizofrenia) e del suo amante Filippo, che ha rotto la relazione per questo? E non è anche il malanno di tutta l’umanità che oggi assiste con indifferenza alla morte di tanti bambini affamati limitandosi a sottoscrivere appelli alla bontà universale? Questa storia tenta di dare una risposta alle domande che riguardano il nostro futuro in un mondo dove l’amore per il prossimo si è definitivamente trasformato nel suo opposto. Nella terza e ultima storia, Karla ha quarant’anni, è la moglie nonché la vittima di Walter, un uomo dispotico che sottomette anche la figlia Samantha e Jodie, un’amica della ragazza. La storia ha un drammatico epilogo per i due protagonisti più adulti ed è raccontata da Samantha ed Andrea, un vecchio amico di Walter”. Certamente il personaggio che spicca, in questo quadrilatero di personaggi adulti, due coppie che si specchiano in virtù delle rispettive crisi, è Walter. Un genio del male che giganteggia, e non solo per la statura fisica, con la sua personalità magnetica, che riesce con uno sguardo a imporre la sua volontà a uomini e animali, infliggendo sofferenze gratuite agli uni e agli altri. Personaggio delineato magistralmente e destinato a rimanere impresso nella memoria dei lettori, anche per i colpi di teatro, che fanno pensare al Trimalchione di Petronio. Gigantesco è anche il luogo in cui esercita il suo indiscusso dominio: “Walter viveva dei prodotti del suo vasto appezzamento di terreno, su cui insistevano mastodontiche stalle per bovini e per ogni altra razza di animali del posto”.  In somma un libro da leggere e rileggere, in questi giorni di forzata reclusione.

Luigi Mazzella, già Avvocato Generale dello Stato, ha pubblicato importanti saggi, tra cui: Cinquanta proposte di Buon governo, Marsilio; Fermo immagine, con prefazione di Gillo Pontecorvo, Minerva; Cinquanta ipotesi d’incerto futuro, Armando Curcio editore; di narrativa: Il chiodo nella sabbia, Avagliano editore; di poesia Canzoniere satirico, Genesi Editrice. Ha conseguiti premi e riconoscimenti tra cui il Grinzane Cavour.